Il rapporto delle intellettuali con il cinema non è stato estemporaneo, casuale, né tantomeno privo di stimoli per la loro narrativa. Eppure fino al decennio precedente sono state pressoché ignorate le scritture filmiche realizzate dalle scrittrici italiane del Novecento, un disinteresse che ha compreso anche gli interventi critici e la produzione giornalistica relativa alla settima arte. Se si cercano nelle storie del cinema e della letteratura le tracce di testi per il grande schermo composti dalle narratrici italiane si ottiene un esito prevedibile all'insegna di una presenza limitata: molte di loro hanno scritto una sceneggiatura o poco più, talvolta senza apporre la propria firma, per pellicole che spesso non vengono realizzate o che non ottengono il successo sperato. Ma se si allarga lo sguardo all'universo sommerso delle scritture femminili per il cinema e al genere complementare del giornalismo cinematografico nelle sue varie forme, risulta allora evidente come il dialogo con la disciplina cinematografica abbia rappresentato per le intellettuali del Novecento italiano un legame privilegiato e non una saltuaria opera d'ingegno. Per alcune di loro scrivere per/sul cinema ha significato produrre scritture che vanno ben oltre l'idea di testo di occasione. Questi testi, elaborati da posizioni dichiaratamente alternative a quella dello sceneggiatore di mestiere o del critico specializzato e forse per questo atipici e irregolari, dimostrano un'evidente consapevolezza di questioni di natura estetica e narratologica, un'autocoscienza del proprio ruolo all'interno del mondo culturale italiano, nonché la tensione a inserire nei brani istanze sociali, etiche e politiche. Se quindi si guarda a queste «occasioni cinematografiche» nel loro insieme, per quanto possibile, è possibile iniziare a ricostruire una dinamica culturale inedita e valutare il modo in cui le narratrici italiane del secolo scorso abbiano esplorato, oltre ai vari generi letterari già riconosciuti (tra cui il testo teatrale), anche le scritture cinematografiche. Constatare come queste scritture per/sul cinema abbiano fornito al loro laboratorio ulteriori strumenti, per via dell'accurato lavoro su codici diversi. Ma anche, e soprattutto, esaminare la natura dell'operosità in un settore dell'industria culturale come parte di una più ampia partecipazione alla creazione di una "nuova" cultura italiana.
Le intellettuali e il cinema / Ciancamerla, Giulio. - (2020), pp. 139-173.
Le intellettuali e il cinema
Giulio Ciancamerla
2020
Abstract
Il rapporto delle intellettuali con il cinema non è stato estemporaneo, casuale, né tantomeno privo di stimoli per la loro narrativa. Eppure fino al decennio precedente sono state pressoché ignorate le scritture filmiche realizzate dalle scrittrici italiane del Novecento, un disinteresse che ha compreso anche gli interventi critici e la produzione giornalistica relativa alla settima arte. Se si cercano nelle storie del cinema e della letteratura le tracce di testi per il grande schermo composti dalle narratrici italiane si ottiene un esito prevedibile all'insegna di una presenza limitata: molte di loro hanno scritto una sceneggiatura o poco più, talvolta senza apporre la propria firma, per pellicole che spesso non vengono realizzate o che non ottengono il successo sperato. Ma se si allarga lo sguardo all'universo sommerso delle scritture femminili per il cinema e al genere complementare del giornalismo cinematografico nelle sue varie forme, risulta allora evidente come il dialogo con la disciplina cinematografica abbia rappresentato per le intellettuali del Novecento italiano un legame privilegiato e non una saltuaria opera d'ingegno. Per alcune di loro scrivere per/sul cinema ha significato produrre scritture che vanno ben oltre l'idea di testo di occasione. Questi testi, elaborati da posizioni dichiaratamente alternative a quella dello sceneggiatore di mestiere o del critico specializzato e forse per questo atipici e irregolari, dimostrano un'evidente consapevolezza di questioni di natura estetica e narratologica, un'autocoscienza del proprio ruolo all'interno del mondo culturale italiano, nonché la tensione a inserire nei brani istanze sociali, etiche e politiche. Se quindi si guarda a queste «occasioni cinematografiche» nel loro insieme, per quanto possibile, è possibile iniziare a ricostruire una dinamica culturale inedita e valutare il modo in cui le narratrici italiane del secolo scorso abbiano esplorato, oltre ai vari generi letterari già riconosciuti (tra cui il testo teatrale), anche le scritture cinematografiche. Constatare come queste scritture per/sul cinema abbiano fornito al loro laboratorio ulteriori strumenti, per via dell'accurato lavoro su codici diversi. Ma anche, e soprattutto, esaminare la natura dell'operosità in un settore dell'industria culturale come parte di una più ampia partecipazione alla creazione di una "nuova" cultura italiana.File | Dimensione | Formato | |
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