Narrazioni transmediali e contromappature urbane transnazionali

Il presente saggio analizza la relazione esistente tra il film culto del regista francese Mathieu Kassovitz, La Haine, e il racconto "Com’è se giù vuol dire ko? " dello scrittore italiano di origini congolesi (e trasferitosi a Londra) Jadelin Mabiala Gangbo, e in particolare come questa narrazione transmediale restituisca una rappresentazione delle città--in Francia e in Italia--come luoghi ad alta tensione sociale. Nel racconto sono presenti numerosi richiami testuali al film, anche se in modo non esplicito. Tanto il testo filmico quanto quello letterario evidenziano la «centralità dello spazio come idea e del territorio come campo concreto di indagine e di studio» per analizzare le metropoli contemporanee, ma anche il controllo che su tale spazio viene esercitato al fine di affermare l’egemonia politica e ideologica in un determinato contesto sociale. Il testo transmediale che film e racconto costituiscono e il contesto transnazionale che rappresentano pongono importanti interrogativi sul modo in cui la costruzione degli spazi urbani in epoca contemporanea in Europa e l’accesso (o il mancato accesso) ad essi riproducono dinamiche egemoniche coloniali che trovano nuove articolazioni nelle politiche securitarie implementate nell’Europa contemporanea. Se, come afferma Bill Ashcroft, le carte geografiche in epoca coloniale (e non solo) non rappresentano solamente lo spazio, ma anche il potere di creare uno spazio universale , tale potere viene contrastato da pratiche che includono forme di contromappature urbane come quelle ridisegnate nei due testi analizzati in questo saggio. Tali testi mettono in discussione le modalità di accesso e di permanenza negli spazi urbani per i corpi percepiti come distanti dalla norma somatica e cromatica dei singoli Stati europei e del continente tutto , corpi che, per molte ragioni, costituiscono una costante fonte di preoccupazione.