A quasi 60 anni dalla scoperta di Grotta delle Veneri, l’edizione integrale dei suoi materiali è una di quel-le buone notizie che fanno ancora sperare nella ripresa dell’interesse per la preistoria del Salento. Al di là delle molte ragioni che finora ne hanno impedito la pubblicazione, il volume in questione vuole essere una sorta di ammenda ispirato com’è a un approccio multidisciplinare che ha potuto giovarsi delle più moderne tecniche archeometriche applicate in archeologia e che sarebbero state impensabili fino a pochi anni fa. Il ritardo, da questo punto di vista, potrebbe addirittura essersi rivelato un’opportunità.Sono stati acquisiti, infatti, nuovi dati relativi, perfare qualche esempio, alle datazioni, alla provenienzadelle materie prime, alla frequentazione della grotta nel corso dei millenni.Grotta delle Veneri ha visto avvicendarsi al suo in-terno intere generazioni dal Paleolitico medio all’età del Bronzo, custodendo un patrimonio che, per quanto violato da scavi clandestini, getta luce sulla preistoria meridionale quasi compendio di tutte le sue articolazioni.Ricco di informazioni e di testimonianze è il periodoche vide la grotta ospitare le genti del Paleolitico, prima il Neanderthal poi il Sapiens con modalità diverse: il Neanderthal avendola scelta come abitazione, il Sapiens con una frequentazione dovuta a occasioni particolari probabilmente legate a esigenze di carattere cultuale.A rendere famosa la grotta nella letteratura paletnologica furono, infatti, le due statuine dette Veneri e la sepoltura bisoma di un uomo e una donna: le une e l’altra abbastanza rare, per quei tempi, nella preistoria italiana.Allo stesso modo singolare risulta la quantità di ossa e pietre incise che il Sapiens lasciò alla fine del Paleolitico superiore con un repertorio di motivi geometrico-lineariche sopravanza quello di molti siti coevi. Non meno importante il contributo arrecato alla preistoria salentina dalle epoche successive: il Neolitico si dispiega in tutte le sue fasi con manifestazioni collegatealla sfera del sacro e la deposizione di ceramiche e og-getti che rinviano a culti che vedono al centro la Terra eil suo potere sulla sorte degli esseri viventi. Nel corso delle età dei Metalli la grotta continua aessere un richiamo importante, accogliendo gli apporti dell’Eneolitico e dell’età del Bronzo in un continuum che ne sottolinea il protagonismo all’interno del territorio.Per concludere, si spera con questo volume di aversaldato il debito che alcuni di noi avevano contratto conla grotta, esponendo i risultati di una ricerca aggiornatacon un linguaggio comprensibile a tutti che però non rinuncia al suo rigore scientifico.Comunque lo si giudichi, resta il fatto che è stato aggiunto un ulteriore tassello alla conoscenza della preisto-ria meridionale ed è un merito che va riconosciuto a tutti coloro che hanno collaborato e si sono impegnati per lariuscita dell’opera. Si ringrazia, infine, la Soprintendenza per la disponibilità nel favorire lo studio dei materiali e la sua divulgazione
Ricostruzione del gesto artistico preistorico attraverso un approccio integrato di archeologiasperimentale, analisi delle tracce tecnologiche e foto-modellazione 3D: il caso studio delle Veneri di Parabita / Basile, Martina; Lemorini, Cristina; Repola, Leopoldo; Zampetti, Daniela. - (2020), pp. 47-50. [10.4475/937].
Ricostruzione del gesto artistico preistorico attraverso un approccio integrato di archeologiasperimentale, analisi delle tracce tecnologiche e foto-modellazione 3D: il caso studio delle Veneri di Parabita
Martina Basile;Cristina Lemorini;Daniela Zampetti
2020
Abstract
A quasi 60 anni dalla scoperta di Grotta delle Veneri, l’edizione integrale dei suoi materiali è una di quel-le buone notizie che fanno ancora sperare nella ripresa dell’interesse per la preistoria del Salento. Al di là delle molte ragioni che finora ne hanno impedito la pubblicazione, il volume in questione vuole essere una sorta di ammenda ispirato com’è a un approccio multidisciplinare che ha potuto giovarsi delle più moderne tecniche archeometriche applicate in archeologia e che sarebbero state impensabili fino a pochi anni fa. Il ritardo, da questo punto di vista, potrebbe addirittura essersi rivelato un’opportunità.Sono stati acquisiti, infatti, nuovi dati relativi, perfare qualche esempio, alle datazioni, alla provenienzadelle materie prime, alla frequentazione della grotta nel corso dei millenni.Grotta delle Veneri ha visto avvicendarsi al suo in-terno intere generazioni dal Paleolitico medio all’età del Bronzo, custodendo un patrimonio che, per quanto violato da scavi clandestini, getta luce sulla preistoria meridionale quasi compendio di tutte le sue articolazioni.Ricco di informazioni e di testimonianze è il periodoche vide la grotta ospitare le genti del Paleolitico, prima il Neanderthal poi il Sapiens con modalità diverse: il Neanderthal avendola scelta come abitazione, il Sapiens con una frequentazione dovuta a occasioni particolari probabilmente legate a esigenze di carattere cultuale.A rendere famosa la grotta nella letteratura paletnologica furono, infatti, le due statuine dette Veneri e la sepoltura bisoma di un uomo e una donna: le une e l’altra abbastanza rare, per quei tempi, nella preistoria italiana.Allo stesso modo singolare risulta la quantità di ossa e pietre incise che il Sapiens lasciò alla fine del Paleolitico superiore con un repertorio di motivi geometrico-lineariche sopravanza quello di molti siti coevi. Non meno importante il contributo arrecato alla preistoria salentina dalle epoche successive: il Neolitico si dispiega in tutte le sue fasi con manifestazioni collegatealla sfera del sacro e la deposizione di ceramiche e og-getti che rinviano a culti che vedono al centro la Terra eil suo potere sulla sorte degli esseri viventi. Nel corso delle età dei Metalli la grotta continua aessere un richiamo importante, accogliendo gli apporti dell’Eneolitico e dell’età del Bronzo in un continuum che ne sottolinea il protagonismo all’interno del territorio.Per concludere, si spera con questo volume di aversaldato il debito che alcuni di noi avevano contratto conla grotta, esponendo i risultati di una ricerca aggiornatacon un linguaggio comprensibile a tutti che però non rinuncia al suo rigore scientifico.Comunque lo si giudichi, resta il fatto che è stato aggiunto un ulteriore tassello alla conoscenza della preisto-ria meridionale ed è un merito che va riconosciuto a tutti coloro che hanno collaborato e si sono impegnati per lariuscita dell’opera. Si ringrazia, infine, la Soprintendenza per la disponibilità nel favorire lo studio dei materiali e la sua divulgazioneI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.