Il contributo presenta i risultati di un’indagine sui significati culturali ed architettonici della voliera costruita in occasione della X edizione della Triennale di Milano, nel 1954. In quell’opera i due autori - gli architetti Vittoriano Viganò e Pietro Porcinai - trassero profitto dal carattere temporaneo della manifestazione, ed esplorarono assetti spaziali e concettuali inediti proprio perché svincolati dalle necessità che una lunga durata avrebbe richiesto. La voliera per uccelli era posizionata nel mezzo del grande prato antistante il fronte interno del Palazzo dell’Arte, e si presentava come un cono rovesciato di metallo e nylon dalle dimensioni di dodici metri di altezza, la cui struttura non toccava il suolo essendo sospesa nello spazio attraverso cavi di acciaio ancorati ad alcuni pali preesistenti. Al suo interno, le aeree traiettorie del volo degli uccelli - piccioni bianchi colorati artificialmente in numerosi colori - risultavano intensificate dal fatto di trovarsi all’interno di un oggetto a sua volta levitante, e formavano un contrappunto all’astratto paesaggio geometrico di tubi e lamiere piegate verniciate di bianco: un’orizzontale per il soggiorno degli uccelli protetti dalla pioggia, un’altra orizzontale per abbeveratoi e mangiatoie, e una verticale con i locali per i nidi. Oltre a descriverne ed analizzarne gli aspetti formali e compositivi, di quell’opera vengono evidenziati i debiti culturali contratti verso una parte della cultura progettuale italiana - in particolare Franco Albini e la sua Stanza di soggiorno in una villa allestita nella Triennale del 1940, in cui significativamente compariva una voliera - che fece della leggerezza uno dei temi centrali di invenzione e di interesse. La voliera è quindi analizzata come struttura e dispositivo, valutando il grado di congruenza tra gli obiettivi compositivi ed i criteri costruttivi e conformativi impiegati, ed infine come sistema simbolico, decifrando il potenziale dichiaratorio dell’opera in cui si metteva in scena la tensione di una modernità architettonica che prometteva la trasformazione di ogni aspetto dell’ambiente umano.

Il volo moltiplicato. La voliera di Vittoriano Viganò e Pietro Porcinai alla X Triennale di Milano del 1954 / Farris, Amanzio. - (2020). (Intervento presentato al convegno Encanger le ciel: approches artistiques, historiques et anthropologiques des volières tenutosi a Roma, Italia).

Il volo moltiplicato. La voliera di Vittoriano Viganò e Pietro Porcinai alla X Triennale di Milano del 1954

Amanzio Farris
2020

Abstract

Il contributo presenta i risultati di un’indagine sui significati culturali ed architettonici della voliera costruita in occasione della X edizione della Triennale di Milano, nel 1954. In quell’opera i due autori - gli architetti Vittoriano Viganò e Pietro Porcinai - trassero profitto dal carattere temporaneo della manifestazione, ed esplorarono assetti spaziali e concettuali inediti proprio perché svincolati dalle necessità che una lunga durata avrebbe richiesto. La voliera per uccelli era posizionata nel mezzo del grande prato antistante il fronte interno del Palazzo dell’Arte, e si presentava come un cono rovesciato di metallo e nylon dalle dimensioni di dodici metri di altezza, la cui struttura non toccava il suolo essendo sospesa nello spazio attraverso cavi di acciaio ancorati ad alcuni pali preesistenti. Al suo interno, le aeree traiettorie del volo degli uccelli - piccioni bianchi colorati artificialmente in numerosi colori - risultavano intensificate dal fatto di trovarsi all’interno di un oggetto a sua volta levitante, e formavano un contrappunto all’astratto paesaggio geometrico di tubi e lamiere piegate verniciate di bianco: un’orizzontale per il soggiorno degli uccelli protetti dalla pioggia, un’altra orizzontale per abbeveratoi e mangiatoie, e una verticale con i locali per i nidi. Oltre a descriverne ed analizzarne gli aspetti formali e compositivi, di quell’opera vengono evidenziati i debiti culturali contratti verso una parte della cultura progettuale italiana - in particolare Franco Albini e la sua Stanza di soggiorno in una villa allestita nella Triennale del 1940, in cui significativamente compariva una voliera - che fece della leggerezza uno dei temi centrali di invenzione e di interesse. La voliera è quindi analizzata come struttura e dispositivo, valutando il grado di congruenza tra gli obiettivi compositivi ed i criteri costruttivi e conformativi impiegati, ed infine come sistema simbolico, decifrando il potenziale dichiaratorio dell’opera in cui si metteva in scena la tensione di una modernità architettonica che prometteva la trasformazione di ogni aspetto dell’ambiente umano.
2020
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1453283
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