Nel 1956 Fernando Maria Castiella, ambasciatore spagnolo presso il Vaticano, incaricò alcuni giovani pensionati presso la Reale Accademia di Spagna al Gianicolo - gli architetti José María García de Paredes e Javier Carvajal Ferrer assieme allo scultore Joaquín Garcia Donaire - di progettare il nuovo Mausoleo degli spagnoli nel cimitero Verano di Roma. Realizzata nel 1957, questa piccola architettura svolge il tema commemorativo ricorrendo ad un numero minimo di elementi: una piattaforma orizzontale e due muri ortogonali che formano una stanza a cielo aperto. L’astratta radicalità del programma compositivo è integrata dall’intensa elaborazione plastica e materiale delle parti, che come macchine d’ombra sfruttano l’azione della luce del sole, mutando la propria apparenza nello scorrere delle ore e delle stagioni. In quanto evento teoricamente prevedibile e matematicamente calcolabile, da sempre l’architettura ha affilato gli strumenti atti a servirsi poeticamente di questa circostanza, ponendo le condizioni materiali e geometriche per un appuntamento luminoso con il sole: lo scritto - nella versione per l’edizione italiana - si sofferma sulla natura specifica di questi accorgimenti progettuali, che portano il disegno delle ombre a farsi eloquente, a diventare l’ultimo e prezioso materiale - immateriale - che interviene nella conformazione dello spazio.
L’ultimo materiale: la danza delle ombre / Farris, Amanzio. - (2017), pp. 19-21.
L’ultimo materiale: la danza delle ombre
Amanzio Farris
2017
Abstract
Nel 1956 Fernando Maria Castiella, ambasciatore spagnolo presso il Vaticano, incaricò alcuni giovani pensionati presso la Reale Accademia di Spagna al Gianicolo - gli architetti José María García de Paredes e Javier Carvajal Ferrer assieme allo scultore Joaquín Garcia Donaire - di progettare il nuovo Mausoleo degli spagnoli nel cimitero Verano di Roma. Realizzata nel 1957, questa piccola architettura svolge il tema commemorativo ricorrendo ad un numero minimo di elementi: una piattaforma orizzontale e due muri ortogonali che formano una stanza a cielo aperto. L’astratta radicalità del programma compositivo è integrata dall’intensa elaborazione plastica e materiale delle parti, che come macchine d’ombra sfruttano l’azione della luce del sole, mutando la propria apparenza nello scorrere delle ore e delle stagioni. In quanto evento teoricamente prevedibile e matematicamente calcolabile, da sempre l’architettura ha affilato gli strumenti atti a servirsi poeticamente di questa circostanza, ponendo le condizioni materiali e geometriche per un appuntamento luminoso con il sole: lo scritto - nella versione per l’edizione italiana - si sofferma sulla natura specifica di questi accorgimenti progettuali, che portano il disegno delle ombre a farsi eloquente, a diventare l’ultimo e prezioso materiale - immateriale - che interviene nella conformazione dello spazio.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Farris_Danza-ombre_2017.pdf
solo gestori archivio
Tipologia:
Versione editoriale (versione pubblicata con il layout dell'editore)
Licenza:
Tutti i diritti riservati (All rights reserved)
Dimensione
3.53 MB
Formato
Adobe PDF
|
3.53 MB | Adobe PDF | Contatta l'autore |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.