Il dibattito disciplinare che si svolge - non solo in Italia - intorno ai temi del restauro e dell’intervento negli edifici storici, da tempo rivolge crescente attenzione verso quella parte di patrimonio costituito dalla residenza, ed in particolar modo sulla natura delle trasformazioni fisiche alle quali è continuamente sottoposta. Tenendo conto del suo rilevante patrimonio storico ed architettonico, non appare casuale che proprio in Italia si siano svolte numerose esperienze progettuali - principalmente dalla seconda metà del ventesimo secolo - che testimoniano di una serie di risultati validi e criticamente impegnati sull’inserimento di nuovi contenuti residenziali nelle preesistenze storiche. Le risposte che queste opere propongono - nell’impiego e nell’accostamento dei materiali, nelle questioni della scala e dei rapporti dimensionali, o ancora nel valore del dettaglio o nel ruolo svolto dalla luce - non assumono mai lo statuto di formule risolutive ed assolute: esse dunque hanno valore non come elenco di soluzioni, ma come acute sollecitazioni rispetto all’individuazione dei punti critici da affrontare e risolvere, ai nodi concettuali su cui concentrare l’impegno compositivo. La complessità di queste esperienze evidenzia come l’elaborazione di una risposta progettuale adeguata rispetto ai temi in questione, non possa che risultare dal superamento della divaricazione concettuale tra progetto e restauro, che - quando vigente - ha impoverito e ridotto entrambi i termini negandone l’intreccio indispensabile. Quanto svolte dagli autori maggiormente qualificati - da Franco Albini a Carlo Scarpa e, in tempi più recenti, Umberto Riva, Tobia Scarpa, Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, Gabriella e Massimo Carmassi, Guido Canali – mostra come il farsi carico dei rischi e delle potenzialità sottesi dal compito comporti l’inquietudine di non poter fare affidamento su nessuna formula al momento di decidere per alcuni elementi o soluzioni durante il processo di progettazione: non si tratta pertanto dell’apprendere o affidarsi ad una tecnica che possa garantire la qualità del risultato, ma del fatto di perseguire la qualità - attributo per definizione ambiguo - facendo affidamento sulla propria capacità di giudizio. Lo scritto ripercorre analiticamente le questioni teoriche che queste opere propongono, spostando il centro dell’argomentazione dal metodo al giudizio, e definendo il progetto nell’esistente come un processo rischioso all’interno del quale la qualità non è garantita dall’impiego di nessun metodo o formula risolutiva, ma solo dalla costante azione di prefigurazione e di valutazione del progettista.

Tra un muro antico ed un muro nuovo. Note sul progetto della residenza negli edifici storici / Farris, Amanzio. - (2016), pp. 107-114. - DIAP PRINT.

Tra un muro antico ed un muro nuovo. Note sul progetto della residenza negli edifici storici

Amanzio Farris
2016

Abstract

Il dibattito disciplinare che si svolge - non solo in Italia - intorno ai temi del restauro e dell’intervento negli edifici storici, da tempo rivolge crescente attenzione verso quella parte di patrimonio costituito dalla residenza, ed in particolar modo sulla natura delle trasformazioni fisiche alle quali è continuamente sottoposta. Tenendo conto del suo rilevante patrimonio storico ed architettonico, non appare casuale che proprio in Italia si siano svolte numerose esperienze progettuali - principalmente dalla seconda metà del ventesimo secolo - che testimoniano di una serie di risultati validi e criticamente impegnati sull’inserimento di nuovi contenuti residenziali nelle preesistenze storiche. Le risposte che queste opere propongono - nell’impiego e nell’accostamento dei materiali, nelle questioni della scala e dei rapporti dimensionali, o ancora nel valore del dettaglio o nel ruolo svolto dalla luce - non assumono mai lo statuto di formule risolutive ed assolute: esse dunque hanno valore non come elenco di soluzioni, ma come acute sollecitazioni rispetto all’individuazione dei punti critici da affrontare e risolvere, ai nodi concettuali su cui concentrare l’impegno compositivo. La complessità di queste esperienze evidenzia come l’elaborazione di una risposta progettuale adeguata rispetto ai temi in questione, non possa che risultare dal superamento della divaricazione concettuale tra progetto e restauro, che - quando vigente - ha impoverito e ridotto entrambi i termini negandone l’intreccio indispensabile. Quanto svolte dagli autori maggiormente qualificati - da Franco Albini a Carlo Scarpa e, in tempi più recenti, Umberto Riva, Tobia Scarpa, Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, Gabriella e Massimo Carmassi, Guido Canali – mostra come il farsi carico dei rischi e delle potenzialità sottesi dal compito comporti l’inquietudine di non poter fare affidamento su nessuna formula al momento di decidere per alcuni elementi o soluzioni durante il processo di progettazione: non si tratta pertanto dell’apprendere o affidarsi ad una tecnica che possa garantire la qualità del risultato, ma del fatto di perseguire la qualità - attributo per definizione ambiguo - facendo affidamento sulla propria capacità di giudizio. Lo scritto ripercorre analiticamente le questioni teoriche che queste opere propongono, spostando il centro dell’argomentazione dal metodo al giudizio, e definendo il progetto nell’esistente come un processo rischioso all’interno del quale la qualità non è garantita dall’impiego di nessun metodo o formula risolutiva, ma solo dalla costante azione di prefigurazione e di valutazione del progettista.
2016
La seconda vita degli edifici. Riflessioni e progetti
978-88-7462-750-9
intervento nell'esistente; restauro; antico e nuovo
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Tra un muro antico ed un muro nuovo. Note sul progetto della residenza negli edifici storici / Farris, Amanzio. - (2016), pp. 107-114. - DIAP PRINT.
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