Nell’epica indiana l’arte oratoria è tenuta in grande considerazione ed è propria di figure maschili di rilievo, che disquisicono di varie questioni in materia politico-sociale e soprattutto religiosa. Al centro del presente articolo sono invece due personaggi femminili, Draupadī e Mandodarī, mogli di due protagonisti, rispettivamente del Mahābhārata e del Rāmāyaṇa. Accomunate dall’essere votate alla fedeltà e devozione al loro sposo (pativratā), ma distinte dall’essere legate l’una a un eroe vincitore e l’altra a un antieroe, ucciso per la sua malefica caparbietà, entrambe sono attrici principali di un episodio d’intenso πάθος narrativo, quando esortano e/o rimproverano i rispettivi coniugi sull’agire (o non agire) in un determinato modo. In MBh (P) 3.28-33, Draupadī dà prova della sua eloquenza nei confronti del marito Yudhiṣṭhira, considerato il Dharma personificato, incitandolo all’azione contro la fazione nemica. In R (B) 5.56.66-95 = R (G) 6.33.13-51, Mandodarī esorta Rāvaṇa a riconsegnare Sītā, evitando lo scontro con Rāma, ma senza esito, tanto che la sua seconda prova di eloquenza sarà il lamento funebre per il marito in R (B) 6.99.3-29 = R (G) 6.95.2-41. Nel tempo, tali passi sono stati interpretati dalla comunità scientifica in maniera omogenea. Hiltebeitel a più riprese (2001; 2011), Shah (2012) ma soprattutto Malinar (2007) hanno condotto analisi letterarie e culturali, per inquadrare Draupadī al di fuori della sua convenzionale connotazione di moglie devota, osservando in MBh 3.28-33 il punto di vista critico di una regina sui diritti e doveri degli kṣatriya. Per quanto concerne i discorsi di Mandodarī, la maggior parte dei lavori critici (e.g. Upadhyay e Jitatmananda, 2001) non si discosta dall’enfatizzare i tratti tradizionali della pativratā. Poiché non è noto nessun tentativo di condurre un’analisi contrastiva della dialettica dei due passi, l’oggetto della presente ricerca sarà quello di analizzare le strategie retorico-stilistiche adottate nella rappresentazione letteraria di Mandodarī e Draupadī.

Τόποι retorici nei discorsi di due pativratā: Mandodarī e Draupadī a confronto / Falqui, Diletta. - (2019). (Intervento presentato al convegno Manipolazione e Percezione. Forme e modi di comunicazione persuasiva nel mondo antico tenutosi a Cagliari; Italy).

Τόποι retorici nei discorsi di due pativratā: Mandodarī e Draupadī a confronto

DILETTA FALQUI
2019

Abstract

Nell’epica indiana l’arte oratoria è tenuta in grande considerazione ed è propria di figure maschili di rilievo, che disquisicono di varie questioni in materia politico-sociale e soprattutto religiosa. Al centro del presente articolo sono invece due personaggi femminili, Draupadī e Mandodarī, mogli di due protagonisti, rispettivamente del Mahābhārata e del Rāmāyaṇa. Accomunate dall’essere votate alla fedeltà e devozione al loro sposo (pativratā), ma distinte dall’essere legate l’una a un eroe vincitore e l’altra a un antieroe, ucciso per la sua malefica caparbietà, entrambe sono attrici principali di un episodio d’intenso πάθος narrativo, quando esortano e/o rimproverano i rispettivi coniugi sull’agire (o non agire) in un determinato modo. In MBh (P) 3.28-33, Draupadī dà prova della sua eloquenza nei confronti del marito Yudhiṣṭhira, considerato il Dharma personificato, incitandolo all’azione contro la fazione nemica. In R (B) 5.56.66-95 = R (G) 6.33.13-51, Mandodarī esorta Rāvaṇa a riconsegnare Sītā, evitando lo scontro con Rāma, ma senza esito, tanto che la sua seconda prova di eloquenza sarà il lamento funebre per il marito in R (B) 6.99.3-29 = R (G) 6.95.2-41. Nel tempo, tali passi sono stati interpretati dalla comunità scientifica in maniera omogenea. Hiltebeitel a più riprese (2001; 2011), Shah (2012) ma soprattutto Malinar (2007) hanno condotto analisi letterarie e culturali, per inquadrare Draupadī al di fuori della sua convenzionale connotazione di moglie devota, osservando in MBh 3.28-33 il punto di vista critico di una regina sui diritti e doveri degli kṣatriya. Per quanto concerne i discorsi di Mandodarī, la maggior parte dei lavori critici (e.g. Upadhyay e Jitatmananda, 2001) non si discosta dall’enfatizzare i tratti tradizionali della pativratā. Poiché non è noto nessun tentativo di condurre un’analisi contrastiva della dialettica dei due passi, l’oggetto della presente ricerca sarà quello di analizzare le strategie retorico-stilistiche adottate nella rappresentazione letteraria di Mandodarī e Draupadī.
2019
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1440505
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