L’esame di tre momenti decisivi della politica estera italiana restituisce la serie di dilemmi strategici a cui l’Italia, in qualità di media potenza, ha dovuto rispondere per tutelare il proprio interesse nazionale di fronte alla crisi libica. A causa dell’acuirsi delle violenze e dell’instabilità che minacciavano gli interessi economici italiani nel paese nord-africano e di un dibattito politico in Italia che aveva fatto del tema dell’immigrazione un tema caldo per la competizione politica, Roma ha dovuto, nel limite delle proprie risorse e possibilità, perseguire obiettivi politici spesso in contraddizione tra loro. La priorità di garantire autorità e legittimità all’esecutivo centrale si è scontrata frequentemente con la necessità italiana di assicurarsi l’appoggio di milizie e tribù che costituiscono un vero e proprio para-Stato in alcune aree della ex Jamāhīriyya a cui sono stati corrisposti denaro e infrastrutture e che si sono così affermate in misura crescente come garanti della sicurezza e del sostentamento nella propria regione. La necessità di ridurre i flussi migratori in entrata e un’opinione pubblica profondamente avversa agli interventi militari hanno spinto Palazzo Chigi a rifuggire, a costo anche di perdere il sostegno di alleati cruciali come gli Stati Uniti o alcuni paesi europei, nuove operazioni militari in Libia che avrebbero potuto provocare un esodo di massa verso le coste italiane. A livello internazionale, l’impegno diplomatico italiano è stato coerente tra i tre esecutivi presi in esame che hanno mirato tutti a costruire un consenso per una soluzione politica più che militare della crisi libica. Tuttavia, l’orientamento strategico di Washington per un disimpegno dal Medio Oriente-Nord Africa e per un ribilanciamento verso l’area Indo-Pacifica e l’attivismo di altri paesi non europei quali Russia, Egitto ed Emirati Arabi o europei come la Francia a favore di attori politici e militari libici diversi da quelli italiani hanno remato contro il proposito italiano.
«Un mondo diverso». La politica estera italiana verso la Libia dopo il 2011 / Termine, Lorenzo. - (2020), pp. 86-96. - NODI.
«Un mondo diverso». La politica estera italiana verso la Libia dopo il 2011
Termine Lorenzo
2020
Abstract
L’esame di tre momenti decisivi della politica estera italiana restituisce la serie di dilemmi strategici a cui l’Italia, in qualità di media potenza, ha dovuto rispondere per tutelare il proprio interesse nazionale di fronte alla crisi libica. A causa dell’acuirsi delle violenze e dell’instabilità che minacciavano gli interessi economici italiani nel paese nord-africano e di un dibattito politico in Italia che aveva fatto del tema dell’immigrazione un tema caldo per la competizione politica, Roma ha dovuto, nel limite delle proprie risorse e possibilità, perseguire obiettivi politici spesso in contraddizione tra loro. La priorità di garantire autorità e legittimità all’esecutivo centrale si è scontrata frequentemente con la necessità italiana di assicurarsi l’appoggio di milizie e tribù che costituiscono un vero e proprio para-Stato in alcune aree della ex Jamāhīriyya a cui sono stati corrisposti denaro e infrastrutture e che si sono così affermate in misura crescente come garanti della sicurezza e del sostentamento nella propria regione. La necessità di ridurre i flussi migratori in entrata e un’opinione pubblica profondamente avversa agli interventi militari hanno spinto Palazzo Chigi a rifuggire, a costo anche di perdere il sostegno di alleati cruciali come gli Stati Uniti o alcuni paesi europei, nuove operazioni militari in Libia che avrebbero potuto provocare un esodo di massa verso le coste italiane. A livello internazionale, l’impegno diplomatico italiano è stato coerente tra i tre esecutivi presi in esame che hanno mirato tutti a costruire un consenso per una soluzione politica più che militare della crisi libica. Tuttavia, l’orientamento strategico di Washington per un disimpegno dal Medio Oriente-Nord Africa e per un ribilanciamento verso l’area Indo-Pacifica e l’attivismo di altri paesi non europei quali Russia, Egitto ed Emirati Arabi o europei come la Francia a favore di attori politici e militari libici diversi da quelli italiani hanno remato contro il proposito italiano.File | Dimensione | Formato | |
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