La grande attenzione dedicata alle tematiche culturali e ai nuovi fenomeni di diffusione dell’abbigliamento al di fuori delle corti e dei palazzi ha insieme prodotto forme di repressione dell’ostentazione di abiti di lusso. Snodo fondamentale è stato il Seicento, preludio della modernità, che ha contrassegnato un’epoca di profonde trasformazioni culturali, ideologiche e scientifiche. Uscendo dal Rinascimento, dominato da forme armoniche e controllate, il Seicento ha invece evidenziato un generale desiderio di evasione, di novità e anche di stravaganza che sfociò poi nel Barocco che caratterizzò non soltanto le produzioni artistiche, ma permeò l'intero tessuto sociale: ostentazione, lusso ed eccessi finirono per dominare ogni aspetto della vita quotidiana, con il solo scopo di meravigliare e stupire. L'Italia è il principale centro di diffusione dello stile Barocco: nonostante la situazione di difficoltà in cui le città italiane si erano trovate sul finire del cinquecento, nel secolo successivo riescono ad emergere e riconquistare il proprio primato artistico e culturale. Sono questi i secoli in cui emerge il concetto stesso di moda: sul finire del Cinquecento, infatti, la sartoria finisce di essere una necessità ed inizia a strutturarsi come emergente realtà artistica, portando con sè la specificità della figura del sarto professionista che interpreta le volontà dei clienti, coniugandole con le mode del momento. Proprio in questo periodo inizia la pubblicazione di libelli dedicati alla professione sartoriale, il cui più significativo esempio è Il libro del Sarto attribuito a Gian Giacomo del Conte (Milano, 1548). In risposta all'austerità dell'ultimo cinquantennio del Cinquecento, influenzato dallo spirito controriformista, con un abbigliamento castigato, composto e controllato, in cui il corpo femminile viene costretto all'interno di angusti corpetti che spostano il punto vita sotto i fianchi e le stoffe, sempre più scure e pesanti, lasciano trasparire il clima di austerità e costrizione, nel Seicento, gli abiti riflettono, nelle forme e nei tessuti, l'influenza orientale. La gorgera viene sostituita dal meno castigato rebato, un colletto meno ampio, cucito sul retro dell’abito che permetteva scollature più generose. Anche l’accessorio serve ad esaltare la magnificenza del vestire: parrucche, piume sui feltri e ampi mantelli drappeggiati diventano ordinari per gli uomini, conchiglie, tortiglioni, ventagli di struzzo e acconciature suntuose per le donne. Verso la metà del secolo si assiste invece a un ritorno a più morigerate fogge, richiamando la castità del Cinquecento: si fa più forte l’influenza spagnola, di cui la poco sofisticata imperatrice Maria Teresa d’Asburgo diviene caso esemplare, rispetto alla più ricercata e preziosa moda francese. L’Italia ormai è tagliata fuori dalla sfera decisionale sia a livello politico che culturale e per molto tempo, la moda italiana è un misto di quelle francese e spagnola. Nello spazio lasciato aperto tra le sempre più massicce importazioni straniere e le conseguenti leggi a sostegno della produzione italiana, tra l’imitazione dei modelli stranieri e la volontà di manifestare la propria creatività, si dispiegano le pagine di questo lavoro. La delimitazione cronologica - dal Rinascimento all’età moderna - vuole cogliere il segmento temporale nel quale la ‘moda’, il lusso e le leggi suntuarie sussumono un ruolo più specifico in un confronto non solo fra i sempre più autonomi stati nazionali, ma anche con mondi lontani solo da poco scoperti e entrati in contatto. È evidente che l’abbigliamento sia sempre esistito, rispondendo a un istinto primario, come anche il lusso e le leggi suntuarie che indicavano i limiti soprattutto etici del vestirsi, ma è l’entrata « mode», nella sezione arts dell’ Encyclopédie che ne delinea il nuovo ruolo e l’ormai già avvenuto processo storico: l’autore della voce, Louis de Jaucourt, medico, accademico ed enciclopedista francese, interessato soprattutto agli aspetti economici, sottolinea il risvolto della frivolité de l’esprit, sul piano del commercio e del potere di acquisire una posizione preminente sulle altre nazioni e conclude con la lode di un’industria che cerca di far pagare agli altri i propri costumi e i propri desideri. È sembrato opportuno quindi, nell’approfondire il rapporto tra moda, lusso e leggi suntuarie, pubblicare documenti inediti o strumenti di studio sul termine moda, emblematici del dispiegarsi di questo segmento temporale. Il primo capitolo «La moda prima della Moda» consiste in una ricognizione bibliografia degli strumenti, fra i quali almanacchi, riviste, «Poupées de Mode», per costruire una storia della Moda in età moderna; il secondo capitolo dedicato a «Padre Agostino Lampugnani e la Carrozza da Nolo», il volume in cui compare in modo sistematico la prima attestazione in Italia del termine moda (sulle problematiche di pubblicazione del volume, in Appendice, si trovano alcune lettere inedite all’amico Aprosio); infine, il terzo capitolo sulle «Leggi suntuarie: ‘come le tele de’ ragni atte a fermare sole le mosche’», dove assume particolare rilevanza la trascrizione dell’inedito «Sentimento del Cardinal Tolomei sopra il rimedio da prendersi contro l’inverecondo vestir delle donne. Scritto per ordine del Papa».
Come le tele de’ ragni atte a fermare sole le mosche. La moda tra controllo e mercato (secoli XVII-XVIII) / Maruzzella, Samantha. - (2020), pp. 1-166.
Come le tele de’ ragni atte a fermare sole le mosche. La moda tra controllo e mercato (secoli XVII-XVIII)
Samantha Maruzzella
2020
Abstract
La grande attenzione dedicata alle tematiche culturali e ai nuovi fenomeni di diffusione dell’abbigliamento al di fuori delle corti e dei palazzi ha insieme prodotto forme di repressione dell’ostentazione di abiti di lusso. Snodo fondamentale è stato il Seicento, preludio della modernità, che ha contrassegnato un’epoca di profonde trasformazioni culturali, ideologiche e scientifiche. Uscendo dal Rinascimento, dominato da forme armoniche e controllate, il Seicento ha invece evidenziato un generale desiderio di evasione, di novità e anche di stravaganza che sfociò poi nel Barocco che caratterizzò non soltanto le produzioni artistiche, ma permeò l'intero tessuto sociale: ostentazione, lusso ed eccessi finirono per dominare ogni aspetto della vita quotidiana, con il solo scopo di meravigliare e stupire. L'Italia è il principale centro di diffusione dello stile Barocco: nonostante la situazione di difficoltà in cui le città italiane si erano trovate sul finire del cinquecento, nel secolo successivo riescono ad emergere e riconquistare il proprio primato artistico e culturale. Sono questi i secoli in cui emerge il concetto stesso di moda: sul finire del Cinquecento, infatti, la sartoria finisce di essere una necessità ed inizia a strutturarsi come emergente realtà artistica, portando con sè la specificità della figura del sarto professionista che interpreta le volontà dei clienti, coniugandole con le mode del momento. Proprio in questo periodo inizia la pubblicazione di libelli dedicati alla professione sartoriale, il cui più significativo esempio è Il libro del Sarto attribuito a Gian Giacomo del Conte (Milano, 1548). In risposta all'austerità dell'ultimo cinquantennio del Cinquecento, influenzato dallo spirito controriformista, con un abbigliamento castigato, composto e controllato, in cui il corpo femminile viene costretto all'interno di angusti corpetti che spostano il punto vita sotto i fianchi e le stoffe, sempre più scure e pesanti, lasciano trasparire il clima di austerità e costrizione, nel Seicento, gli abiti riflettono, nelle forme e nei tessuti, l'influenza orientale. La gorgera viene sostituita dal meno castigato rebato, un colletto meno ampio, cucito sul retro dell’abito che permetteva scollature più generose. Anche l’accessorio serve ad esaltare la magnificenza del vestire: parrucche, piume sui feltri e ampi mantelli drappeggiati diventano ordinari per gli uomini, conchiglie, tortiglioni, ventagli di struzzo e acconciature suntuose per le donne. Verso la metà del secolo si assiste invece a un ritorno a più morigerate fogge, richiamando la castità del Cinquecento: si fa più forte l’influenza spagnola, di cui la poco sofisticata imperatrice Maria Teresa d’Asburgo diviene caso esemplare, rispetto alla più ricercata e preziosa moda francese. L’Italia ormai è tagliata fuori dalla sfera decisionale sia a livello politico che culturale e per molto tempo, la moda italiana è un misto di quelle francese e spagnola. Nello spazio lasciato aperto tra le sempre più massicce importazioni straniere e le conseguenti leggi a sostegno della produzione italiana, tra l’imitazione dei modelli stranieri e la volontà di manifestare la propria creatività, si dispiegano le pagine di questo lavoro. La delimitazione cronologica - dal Rinascimento all’età moderna - vuole cogliere il segmento temporale nel quale la ‘moda’, il lusso e le leggi suntuarie sussumono un ruolo più specifico in un confronto non solo fra i sempre più autonomi stati nazionali, ma anche con mondi lontani solo da poco scoperti e entrati in contatto. È evidente che l’abbigliamento sia sempre esistito, rispondendo a un istinto primario, come anche il lusso e le leggi suntuarie che indicavano i limiti soprattutto etici del vestirsi, ma è l’entrata « mode», nella sezione arts dell’ Encyclopédie che ne delinea il nuovo ruolo e l’ormai già avvenuto processo storico: l’autore della voce, Louis de Jaucourt, medico, accademico ed enciclopedista francese, interessato soprattutto agli aspetti economici, sottolinea il risvolto della frivolité de l’esprit, sul piano del commercio e del potere di acquisire una posizione preminente sulle altre nazioni e conclude con la lode di un’industria che cerca di far pagare agli altri i propri costumi e i propri desideri. È sembrato opportuno quindi, nell’approfondire il rapporto tra moda, lusso e leggi suntuarie, pubblicare documenti inediti o strumenti di studio sul termine moda, emblematici del dispiegarsi di questo segmento temporale. Il primo capitolo «La moda prima della Moda» consiste in una ricognizione bibliografia degli strumenti, fra i quali almanacchi, riviste, «Poupées de Mode», per costruire una storia della Moda in età moderna; il secondo capitolo dedicato a «Padre Agostino Lampugnani e la Carrozza da Nolo», il volume in cui compare in modo sistematico la prima attestazione in Italia del termine moda (sulle problematiche di pubblicazione del volume, in Appendice, si trovano alcune lettere inedite all’amico Aprosio); infine, il terzo capitolo sulle «Leggi suntuarie: ‘come le tele de’ ragni atte a fermare sole le mosche’», dove assume particolare rilevanza la trascrizione dell’inedito «Sentimento del Cardinal Tolomei sopra il rimedio da prendersi contro l’inverecondo vestir delle donne. Scritto per ordine del Papa».File | Dimensione | Formato | |
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