La letteratura scientifica in materia ha cercato di interpretare la digitalizzazione della pubblica amministrazione ricorrendo a categorie in parte mutuate dai modelli organizzativi del settore privato (New Public Management), come efficacia, efficienza, economicità; in parte con riferimenti al paradigma della governance (o dello stato a rete) che enfatizza una nuova articolazione delle funzioni pubbliche secondo una logica di azione multilevel e con un più ampio coinvolgimento di attori non istituzionali nell’ambito di reti decisionali miste pubblico/privato. Per questo motivo la complessità degli apparati pubblici oggi si connota anche in conseguenza del ruolo svolto dagli attori non politici nel processo decisionale pubblico. Una riconfigurazione dei poteri necessaria per rispondere alla perdita di fiducia nelle istituzioni e alla conseguente «pressione democratica» da parte dei cittadini (Mény, Wright 1994: 24), al processo di europeizzazione delle politiche e alla globalizzazione dei processi economici (Campbell 2004; Knill 2001; Sassen 2008) e, non ultimo, alla necessità di governare driver fondamentali per la crescita economica del Paese quale, appunto, l’innovazione tecnologica (Franceschetti 2011). Alcune caratteristiche sinora meno studiate delle politiche per l’innovazione digitale della PA sono da un lato lo spostamento di responsabilità decisionali verso arene non politiche in senso stretto (Hay 2007), o verso la sfera privata, dall’altro la tendenza a trasformare alcune questioni in issues puramente tecniche, che necessitano di un sapere esperto e rispetto alle quali poco può la capacità di azione della politica (Flinders, Buller 2006). L’obiettivo del capitolo è leggere queste trasformazioni utilizzando il concetto di depoliticizzazione.
Depoliticizzazione: il caso delle nuove tecnologie nelle amministrazioni pubbliche italiane / Franceschetti, Laura. - (2019), pp. 143-164. [10.13133/9788893771238].
Depoliticizzazione: il caso delle nuove tecnologie nelle amministrazioni pubbliche italiane
Franceschetti Laura
2019
Abstract
La letteratura scientifica in materia ha cercato di interpretare la digitalizzazione della pubblica amministrazione ricorrendo a categorie in parte mutuate dai modelli organizzativi del settore privato (New Public Management), come efficacia, efficienza, economicità; in parte con riferimenti al paradigma della governance (o dello stato a rete) che enfatizza una nuova articolazione delle funzioni pubbliche secondo una logica di azione multilevel e con un più ampio coinvolgimento di attori non istituzionali nell’ambito di reti decisionali miste pubblico/privato. Per questo motivo la complessità degli apparati pubblici oggi si connota anche in conseguenza del ruolo svolto dagli attori non politici nel processo decisionale pubblico. Una riconfigurazione dei poteri necessaria per rispondere alla perdita di fiducia nelle istituzioni e alla conseguente «pressione democratica» da parte dei cittadini (Mény, Wright 1994: 24), al processo di europeizzazione delle politiche e alla globalizzazione dei processi economici (Campbell 2004; Knill 2001; Sassen 2008) e, non ultimo, alla necessità di governare driver fondamentali per la crescita economica del Paese quale, appunto, l’innovazione tecnologica (Franceschetti 2011). Alcune caratteristiche sinora meno studiate delle politiche per l’innovazione digitale della PA sono da un lato lo spostamento di responsabilità decisionali verso arene non politiche in senso stretto (Hay 2007), o verso la sfera privata, dall’altro la tendenza a trasformare alcune questioni in issues puramente tecniche, che necessitano di un sapere esperto e rispetto alle quali poco può la capacità di azione della politica (Flinders, Buller 2006). L’obiettivo del capitolo è leggere queste trasformazioni utilizzando il concetto di depoliticizzazione.File | Dimensione | Formato | |
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