Il rubinetto del lavello che si rompe e la casa si allaga. Nella casa allagata i piedi sperimentano la condizione fino a un minuto prima pensata impossibile: essere immersi in un liquido mentre si cammina nelle stanze. Ogni oggetto fissato a terra viene inondato da un’acqua che prima di essere cosa è sensazione, è rovesciamento di senso, sovversione dell’ordine delle cose. Solo i bambini, o gli artisti, trovano divertente una casa allagata, perché forte è ancora in loro la confidenza con l’immaginazione. Il ’68 è l’acqua che ha allagato l’ordine del mondo. E così viene ricordato dai conservatori che tremano per l’inconveniente senza saperne scorgere la portata gloriosa in termini di liberazione dall’oppressione del non scelto, del non voluto, l’oppressione del ‘si fa così perché sì’. Noi, che viviamo nell’infanzia del cuore, continuiamo a pensarlo come “il primo anno del mondo”, per dirla alla maniera di Annie Ernaux che a questo passaggio ha dedicato un libro, Gli anni. Noi, che viviamo nell’infanzia del mondo, continuiamo a vedere il ’68 in ogni gesto antiautoritario. A farlo vivere e rivivere nella tessitura dei nostri giorni che cerchiamo di strappare al flusso cinico di un mondo impegnato in una guerra continua e totale, la guerra agli ultimi, ai poveri, ai soli, ai fragili
Un inizio senza fine: difendere il 68 / Ferrara, Giovanna. - (2018), pp. 115-118.
Un inizio senza fine: difendere il 68
Giovanna Ferrara
2018
Abstract
Il rubinetto del lavello che si rompe e la casa si allaga. Nella casa allagata i piedi sperimentano la condizione fino a un minuto prima pensata impossibile: essere immersi in un liquido mentre si cammina nelle stanze. Ogni oggetto fissato a terra viene inondato da un’acqua che prima di essere cosa è sensazione, è rovesciamento di senso, sovversione dell’ordine delle cose. Solo i bambini, o gli artisti, trovano divertente una casa allagata, perché forte è ancora in loro la confidenza con l’immaginazione. Il ’68 è l’acqua che ha allagato l’ordine del mondo. E così viene ricordato dai conservatori che tremano per l’inconveniente senza saperne scorgere la portata gloriosa in termini di liberazione dall’oppressione del non scelto, del non voluto, l’oppressione del ‘si fa così perché sì’. Noi, che viviamo nell’infanzia del cuore, continuiamo a pensarlo come “il primo anno del mondo”, per dirla alla maniera di Annie Ernaux che a questo passaggio ha dedicato un libro, Gli anni. Noi, che viviamo nell’infanzia del mondo, continuiamo a vedere il ’68 in ogni gesto antiautoritario. A farlo vivere e rivivere nella tessitura dei nostri giorni che cerchiamo di strappare al flusso cinico di un mondo impegnato in una guerra continua e totale, la guerra agli ultimi, ai poveri, ai soli, ai fragiliFile | Dimensione | Formato | |
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