Come ampiamente argomentato nel percorso logico di questo elaborato, gli orientamenti della vigilanza possono incidere in modo rilevante sulla formazione del valore del singolo istituto di credito ed implicitamente sulla capacità del settore di attrarre capitali di rischio, necessari non solo per essere compliant alla normativa emanata dall’autorità, ma per consentire la crescita ed il rafforzamento degli intermediari finanziari deputati a sostenere lo sviluppo del tessuto imprenditoriale. Si assiste oggigiorno ad una non risolta antinomia tra le regole sempre più stringenti che interessano tutte le banche e gli ineludibili necessari obiettivi di creazione di valore per ogni azienda, banche incluse, sempre nel rispetto della indiscussa esigenza di stabilità del sistema finanziario e di crescita economica dei paesi. In ragione di quanto esposto, emerge l’esigenza, rappresentata anche in ambito del G20, di concentrare lo sforzo delle autorità e delle istituzioni preposte verso la ricerca di regole che possano sempre più rendere convergenti le parallele esigenze di rafforzare il capitale di tutte le singole banche, per renderle idonee ad affrontare i rischi a cui sono per loro natura e ruolo sottoposte, e di consentire alle aziende di credito di perseguire l’obiettivo imprescindibile di creazione di valore, sostenendo altresì la ripresa e gli investimenti, in questa fase delicata della ripresa in diversi paesi europei. Andrebbero create le condizioni affinché si realizzi una proficua ed equilibrata interazione tra le regole volte al presidio della stabilità bancaria e sistemica e le condizioni per il perseguimento di un soddisfacente livello di redditività bancaria. Occorre sempre più acquisire la consapevolezza che gli oneri conseguenti alle nuove regole della compliance, in continuo divenire, è mal sopportato dagli istituti di credito, generando criticità sia per il sano proposito degli amministratori di creare valore per gli azionisti sia per il compimento della loro missione primaria: il sostegno creditizio alle imprese ed alle famiglie. Il tema è particolarmente sentito per le banche di più ridotta dimensione, giacché l’adeguamento alle regole, tra l’altro soggette ad un sempre più elevato e complesso processo di revisione, risulta via via più oneroso, generando di fatto una loro crescente difficoltà a competere con le banche più grandi senza la ragionevole certezza che tale politica del regolatore trovi una giustificazione nel perseguimento della stabilità finanziaria. Le banche minori potrebbero di fatto essere escluse dal mercato, molto probabilmente anche per un errore di valutazione, giacché da alcuni studi emerge che le piccole-medie banche, con modello tradizionale di business, non sarebbero soggette ad una probabilità di default maggiore rispetto a quelle di maggiore dimensione, sia in Europa che negli USA mentre la regolamentazione in Europa non ha trovato significative attenuazioni come invece è avvenuto negli ordinamenti di oltreoceano . Le banche di ridotte dimensioni, se ben amministrate, mostrano un vantaggio comparato nel finanziamento delle piccole imprese locali, spesso facenti parte di distretti o di accordi di rete. In Italia, come in diversi paesi in Europa, le PMI sono il tessuto produttivo che più può generare variazione dell’occupazione, con accentuazione della prociclicità. Rimane comunque valido il principio per cui banche di medio-piccole dimensioni dovranno dal canto loro dimostrare di essersi dotate di una struttura organizzativa e di professionalità adeguate ad un mercato più globalizzato e competitivo e di sapersi porre come soggetti in grado di interagire in modo particolarmente efficiente con il sistema delle PMI. Pertanto non creare i presupposti regolamentari per un “habitat” idoneo per il sano ed equilibrato sviluppo di tutto il sistema bancario, soprattutto per paesi come l’Italia, non può che pregiudicare non solo la creazione di valore per le singole banche ma anche per l’intero sistema. Qualora non si addivenga in futuro un modifica dell’orientamento al «one-size-fits-all», i crescenti costi di compliance e la complessità sempre più elevata delle norme comporteranno un acuirsi della criticità.

Le possibili ripercussioni delle indicazioni dell’autorità di vigilanza sul valore del capitale economico delle banche / Cafaro, Arturo. - (2018).

Le possibili ripercussioni delle indicazioni dell’autorità di vigilanza sul valore del capitale economico delle banche

arturo cafaro
2018

Abstract

Come ampiamente argomentato nel percorso logico di questo elaborato, gli orientamenti della vigilanza possono incidere in modo rilevante sulla formazione del valore del singolo istituto di credito ed implicitamente sulla capacità del settore di attrarre capitali di rischio, necessari non solo per essere compliant alla normativa emanata dall’autorità, ma per consentire la crescita ed il rafforzamento degli intermediari finanziari deputati a sostenere lo sviluppo del tessuto imprenditoriale. Si assiste oggigiorno ad una non risolta antinomia tra le regole sempre più stringenti che interessano tutte le banche e gli ineludibili necessari obiettivi di creazione di valore per ogni azienda, banche incluse, sempre nel rispetto della indiscussa esigenza di stabilità del sistema finanziario e di crescita economica dei paesi. In ragione di quanto esposto, emerge l’esigenza, rappresentata anche in ambito del G20, di concentrare lo sforzo delle autorità e delle istituzioni preposte verso la ricerca di regole che possano sempre più rendere convergenti le parallele esigenze di rafforzare il capitale di tutte le singole banche, per renderle idonee ad affrontare i rischi a cui sono per loro natura e ruolo sottoposte, e di consentire alle aziende di credito di perseguire l’obiettivo imprescindibile di creazione di valore, sostenendo altresì la ripresa e gli investimenti, in questa fase delicata della ripresa in diversi paesi europei. Andrebbero create le condizioni affinché si realizzi una proficua ed equilibrata interazione tra le regole volte al presidio della stabilità bancaria e sistemica e le condizioni per il perseguimento di un soddisfacente livello di redditività bancaria. Occorre sempre più acquisire la consapevolezza che gli oneri conseguenti alle nuove regole della compliance, in continuo divenire, è mal sopportato dagli istituti di credito, generando criticità sia per il sano proposito degli amministratori di creare valore per gli azionisti sia per il compimento della loro missione primaria: il sostegno creditizio alle imprese ed alle famiglie. Il tema è particolarmente sentito per le banche di più ridotta dimensione, giacché l’adeguamento alle regole, tra l’altro soggette ad un sempre più elevato e complesso processo di revisione, risulta via via più oneroso, generando di fatto una loro crescente difficoltà a competere con le banche più grandi senza la ragionevole certezza che tale politica del regolatore trovi una giustificazione nel perseguimento della stabilità finanziaria. Le banche minori potrebbero di fatto essere escluse dal mercato, molto probabilmente anche per un errore di valutazione, giacché da alcuni studi emerge che le piccole-medie banche, con modello tradizionale di business, non sarebbero soggette ad una probabilità di default maggiore rispetto a quelle di maggiore dimensione, sia in Europa che negli USA mentre la regolamentazione in Europa non ha trovato significative attenuazioni come invece è avvenuto negli ordinamenti di oltreoceano . Le banche di ridotte dimensioni, se ben amministrate, mostrano un vantaggio comparato nel finanziamento delle piccole imprese locali, spesso facenti parte di distretti o di accordi di rete. In Italia, come in diversi paesi in Europa, le PMI sono il tessuto produttivo che più può generare variazione dell’occupazione, con accentuazione della prociclicità. Rimane comunque valido il principio per cui banche di medio-piccole dimensioni dovranno dal canto loro dimostrare di essersi dotate di una struttura organizzativa e di professionalità adeguate ad un mercato più globalizzato e competitivo e di sapersi porre come soggetti in grado di interagire in modo particolarmente efficiente con il sistema delle PMI. Pertanto non creare i presupposti regolamentari per un “habitat” idoneo per il sano ed equilibrato sviluppo di tutto il sistema bancario, soprattutto per paesi come l’Italia, non può che pregiudicare non solo la creazione di valore per le singole banche ma anche per l’intero sistema. Qualora non si addivenga in futuro un modifica dell’orientamento al «one-size-fits-all», i crescenti costi di compliance e la complessità sempre più elevata delle norme comporteranno un acuirsi della criticità.
2018
978-88-3369-041-4
valore banche; vigilanza e valore; compliance e valore;
03 Monografia::03a Saggio, Trattato Scientifico
Le possibili ripercussioni delle indicazioni dell’autorità di vigilanza sul valore del capitale economico delle banche / Cafaro, Arturo. - (2018).
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