La storiografia sulla guerra giusta, sulla precettistica per i soldati, sulle cappellanie militari europee per tutta l'età moderna è ormai vasta. Spazia dalla Chiesa cattolica a quelle protestanti. Tuttavia ci si è sostanzialmente fermati alla trattatistica, al livello normativo, al ruolo del clero. Rimane sostanzialmente inesplorata la risposta dei soldati dell'età moderna a tutte queste istanze disciplinanti. Manca cioè un'esplorazione del vissuto religioso in quella declinazione particolare rappresentata dalle esperienze degli eserciti di età moderna, sia che fossero in guerra, sia che fossero acquartierati fra i civili in tempo di pace. La stessa bibliografia suggerisce di non giungere ad affrettate conclusioni di una confessionalizzazione procecemente già raggiunta. Controesempi si possono produrre facilmente (basti pensare a chi cambia parte, a chi si fa ingaggiare dal nemico - la cavalleria vallona passata agli stipendi dei Turchi in Ungheria, per esempio). La stessa categoria di confessionalizzazione entra in crisi. Se si guarda agli approcci della storia sociale, dell'antropologia storica del mondo militare della prima età moderna si deve rilevare anzi un'impermeabilità a quelle istanze. Persino il New Model Army di Cromwell appare oggi meno caratterizzato dal punto di vista religioso. Non parliamo dei cattolici, dei soldati del papa in particolare. Si pone dunque allo studioso un'alternativa di percorsi: 1) riconsiderare le tappe, la cronologia del condizionamento confessionale della vita militare non dal punto di vista dei cappellani e degli scrittori religiosi, ma dal punto di vista di quella particolare categoria di "fedeli" che furono i soldati, cercando di misurare il livello di interiorizzazione di quelle proposte. Potrebbe scoprirsi che sia fra i cattolici, sia fra i protestanti la cesura si situi non prima del XVIII secolo avanzato e forse del XIX; e che prima di queste date il militare - alla prova dei fatti, cioè al momento della cosiddetta "disillusione della guerra" - sia rimasto impermeabile alle nuove istanze. 2) Se si scopre che la religione nel 500 e 600 appare ancora poco matrice di istanze identitarie fra i soldati, ci si deve chiedere "perché". Con quali universi mentali entrava in interazione, con quali pulsioni confliggeva? E quando iniziò ad avere successo (cioè nel Settecento maturo) a quali dinamiche istituzionali laiche si affiancò? Problemi vasti, che pongono innanzi tutto un problema di fonti. L'impressione è che sia necessario rivolgersi alle fonti della storia sociale, iniziando a battere per la storia religiosa in questo particolare campo fonti e fondi normalmente poco usati.
I soldati di fronte alla proposta cattolica e protestante di “miles christianus” (secoli XVI-XVIII) / Brunelli, Giampiero. - (2019), pp. 365-380. - QUADERNI DI SMSR.
I soldati di fronte alla proposta cattolica e protestante di “miles christianus” (secoli XVI-XVIII)
Brunelli, Giampiero
2019
Abstract
La storiografia sulla guerra giusta, sulla precettistica per i soldati, sulle cappellanie militari europee per tutta l'età moderna è ormai vasta. Spazia dalla Chiesa cattolica a quelle protestanti. Tuttavia ci si è sostanzialmente fermati alla trattatistica, al livello normativo, al ruolo del clero. Rimane sostanzialmente inesplorata la risposta dei soldati dell'età moderna a tutte queste istanze disciplinanti. Manca cioè un'esplorazione del vissuto religioso in quella declinazione particolare rappresentata dalle esperienze degli eserciti di età moderna, sia che fossero in guerra, sia che fossero acquartierati fra i civili in tempo di pace. La stessa bibliografia suggerisce di non giungere ad affrettate conclusioni di una confessionalizzazione procecemente già raggiunta. Controesempi si possono produrre facilmente (basti pensare a chi cambia parte, a chi si fa ingaggiare dal nemico - la cavalleria vallona passata agli stipendi dei Turchi in Ungheria, per esempio). La stessa categoria di confessionalizzazione entra in crisi. Se si guarda agli approcci della storia sociale, dell'antropologia storica del mondo militare della prima età moderna si deve rilevare anzi un'impermeabilità a quelle istanze. Persino il New Model Army di Cromwell appare oggi meno caratterizzato dal punto di vista religioso. Non parliamo dei cattolici, dei soldati del papa in particolare. Si pone dunque allo studioso un'alternativa di percorsi: 1) riconsiderare le tappe, la cronologia del condizionamento confessionale della vita militare non dal punto di vista dei cappellani e degli scrittori religiosi, ma dal punto di vista di quella particolare categoria di "fedeli" che furono i soldati, cercando di misurare il livello di interiorizzazione di quelle proposte. Potrebbe scoprirsi che sia fra i cattolici, sia fra i protestanti la cesura si situi non prima del XVIII secolo avanzato e forse del XIX; e che prima di queste date il militare - alla prova dei fatti, cioè al momento della cosiddetta "disillusione della guerra" - sia rimasto impermeabile alle nuove istanze. 2) Se si scopre che la religione nel 500 e 600 appare ancora poco matrice di istanze identitarie fra i soldati, ci si deve chiedere "perché". Con quali universi mentali entrava in interazione, con quali pulsioni confliggeva? E quando iniziò ad avere successo (cioè nel Settecento maturo) a quali dinamiche istituzionali laiche si affiancò? Problemi vasti, che pongono innanzi tutto un problema di fonti. L'impressione è che sia necessario rivolgersi alle fonti della storia sociale, iniziando a battere per la storia religiosa in questo particolare campo fonti e fondi normalmente poco usati.File | Dimensione | Formato | |
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