Parlano di cura i saggi raccolti nella seconda sezione del volume “Costruiamo il nostro giardino” pubblicato da Derive&Approdi. Ne parlano come abitanti di luoghi in trasformazione, come progettisti consapevoli, come attivisti in un mondo che cambia e che richiede un più diretto e amorevole coinvolgimento. Ne parlano come dialogo fertile e attento da ristabilire con i paesaggi del nostro presente, delicati, fragili, disordinati, troppo spesso in dissesto. Si riferiscono ad un approccio che sottende una sorta di giustizia ecologica e mette in campo la dimensione della responsabilità, rimanda a saperi antichi che stanno riaffiorando. Implicano un cambiamento di prospettiva e una risemantizzazione di concetti, come quello della cura, da tempo intrapresi dai movimenti delle donne e ora più specificamente approfonditi dall’eco-femminismo. Richiedono un’attenzione vigile a riscoprire sopite capacità di ascolto e la dimensione della lentezza, a rimettere in discussione priorità apparentemente imprescindibili come quella della crescita, a ritrovare equilibri tra natura e artificio. Invitano a riflettere sul ruolo che deve e può rappresentare l’infrastruttura ambientale del suolo: un insieme di relazioni e dialoghi, di narrazioni e vissuti che possano prendersi cura della fragilità del nostro presente e della grana fine del territorio che abitiamo.
Prendersi cura / Mattogno, Claudia. - (2019), pp. 64-71.
Prendersi cura
Mattogno, Claudia
2019
Abstract
Parlano di cura i saggi raccolti nella seconda sezione del volume “Costruiamo il nostro giardino” pubblicato da Derive&Approdi. Ne parlano come abitanti di luoghi in trasformazione, come progettisti consapevoli, come attivisti in un mondo che cambia e che richiede un più diretto e amorevole coinvolgimento. Ne parlano come dialogo fertile e attento da ristabilire con i paesaggi del nostro presente, delicati, fragili, disordinati, troppo spesso in dissesto. Si riferiscono ad un approccio che sottende una sorta di giustizia ecologica e mette in campo la dimensione della responsabilità, rimanda a saperi antichi che stanno riaffiorando. Implicano un cambiamento di prospettiva e una risemantizzazione di concetti, come quello della cura, da tempo intrapresi dai movimenti delle donne e ora più specificamente approfonditi dall’eco-femminismo. Richiedono un’attenzione vigile a riscoprire sopite capacità di ascolto e la dimensione della lentezza, a rimettere in discussione priorità apparentemente imprescindibili come quella della crescita, a ritrovare equilibri tra natura e artificio. Invitano a riflettere sul ruolo che deve e può rappresentare l’infrastruttura ambientale del suolo: un insieme di relazioni e dialoghi, di narrazioni e vissuti che possano prendersi cura della fragilità del nostro presente e della grana fine del territorio che abitiamo.File | Dimensione | Formato | |
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