Il processo di continua trasformazione, elaborazione, innovazione che tocca il cibo e le sua rappresentazioni (si pensi all’evoluzione quantitativa e qualitativa dei cooking show e degli altri spettacoli di intrattenimento e fiction dedicati al food) si applica ugualmente agli universi mediali, sollecitati continuamente ad adattamenti e persino a re-concettualizzazioni a livello teorico. Si pensi alla stessa evoluzione delle denominazioni dei contenuti e delle tecnologie che chiamiamo in causa per parlare della tv, del cinema o della serialità contemporanea. Categorie interpretative, neologismi e rielaborazioni si succedono, si cannibalizzano e si sintetizzano come in un laboratorio di cucina fusion o molecolare in cui ingredienti e innovazione tecnologica contribuiscono a far emergere nuovi prodotti, quasi irriconoscibili nella loro identità originaria, ma dagli effetti altrettanto spettacolari e persino amplificati. Per studiosi come Judith Keilbach and Markus Stauff, quello che sta accadendo obbliga all’adozione di nuovi strumenti di analisi, che possano aiutarci a interpretare compiutamente cambiamenti così radicali dell’universo mediale e audiovisivo in particolare, analizzando i prodotti come fenomeni da sottoporre a percorsi standardizzati di sperimentazione e rinunciando a voler attribuire loro qualificativi come tv, cinema etc. […] Considerati i suoi molti elementi costitutivi e la diversità di pratiche, riteniamo che la televisione possa essere paragonata meglio a un laboratorio o un “sistema sperimentale”, piuttosto che a un singolo strumento/campo scientifico […]. Come tale, essa non è solo lungi dall'essere auto-evidente, ma sta anche subendo una costante riorganizzazione e riconfigurazione50. La produttività di un sistema sperimentale è dovuta a costanti processi di articolazione, dislocazione e re-orientamento, che sono “governati” da un tipo di movimento che può essere descritto come un gioco delle possibilità. Ciò significa che i “sistemi sperimentali” non esistono semplicemente per risolvere i problemi, ma consentono anche la problematizzazione di un oggetto o di un campo di conoscenza. Come direbbe Foucault, questo consentirebbe la “trasformazione di un gruppo di ostacoli e difficoltà in problemi a cui attraverso le diverse soluzioni si tenterà di fornire una risposta ” 52. Non c'è dubbio che l'attuale televisione, definita da Amanda Lotz come “Post-Network”53 (così come il cinema di nuova generazione) è più eterogenea, più difficile da definire e persino soggetta a trasformazioni più dinamiche rispetto ai tradizionali broadcaster. Tuttavia, concettualizzare la televisione come sistema sperimentale porta a un approccio leggermente diverso alle recenti trasformazioni: dal momento che i confini tra audiovisivo online e tradizionale sono più sfumati, le peculiarità della televisione “Post- Network” diventano più ambivalenti se considerate come “problematizzazioni” anziché semplici “caratteristiche” . È in questo contesto interpretativo che va a posizionarsi anche l’immaginario del gusto. Il cibo è sottoposto a sua volta a repentini interventi tecnologici, a processi di rielaborazione e innovazione, la sua centralità comunicativa e sociale genera persino fenomeni estremi come l’ortoressia (ossessione maniacale per i cibi sani) o la della vigoressia (l’ossessione per la perfezione del corpo)55, ma necessitano di problematizzazioni anziché di semplificazioni. E mentre il cibo, come la tavola, non si possono condividere realmente nell’universo digitale, a fare da mediatori per le esperienze facilitate dall’universo materiale sono i prodotti culturali digitalizzati, come i testi televisivi multipiattaforma e il cinema, portatori di sensazioni, emozioni, strategie di identificazione tipiche dell’ecosistema simbolico mediato.

Mediamorfosi digitali tra food e nuovi mercati dell’entertainment / Gavrila, Mihaela. - (2020), pp. 17-50.

Mediamorfosi digitali tra food e nuovi mercati dell’entertainment

Gavrila, Mihaela
2020

Abstract

Il processo di continua trasformazione, elaborazione, innovazione che tocca il cibo e le sua rappresentazioni (si pensi all’evoluzione quantitativa e qualitativa dei cooking show e degli altri spettacoli di intrattenimento e fiction dedicati al food) si applica ugualmente agli universi mediali, sollecitati continuamente ad adattamenti e persino a re-concettualizzazioni a livello teorico. Si pensi alla stessa evoluzione delle denominazioni dei contenuti e delle tecnologie che chiamiamo in causa per parlare della tv, del cinema o della serialità contemporanea. Categorie interpretative, neologismi e rielaborazioni si succedono, si cannibalizzano e si sintetizzano come in un laboratorio di cucina fusion o molecolare in cui ingredienti e innovazione tecnologica contribuiscono a far emergere nuovi prodotti, quasi irriconoscibili nella loro identità originaria, ma dagli effetti altrettanto spettacolari e persino amplificati. Per studiosi come Judith Keilbach and Markus Stauff, quello che sta accadendo obbliga all’adozione di nuovi strumenti di analisi, che possano aiutarci a interpretare compiutamente cambiamenti così radicali dell’universo mediale e audiovisivo in particolare, analizzando i prodotti come fenomeni da sottoporre a percorsi standardizzati di sperimentazione e rinunciando a voler attribuire loro qualificativi come tv, cinema etc. […] Considerati i suoi molti elementi costitutivi e la diversità di pratiche, riteniamo che la televisione possa essere paragonata meglio a un laboratorio o un “sistema sperimentale”, piuttosto che a un singolo strumento/campo scientifico […]. Come tale, essa non è solo lungi dall'essere auto-evidente, ma sta anche subendo una costante riorganizzazione e riconfigurazione50. La produttività di un sistema sperimentale è dovuta a costanti processi di articolazione, dislocazione e re-orientamento, che sono “governati” da un tipo di movimento che può essere descritto come un gioco delle possibilità. Ciò significa che i “sistemi sperimentali” non esistono semplicemente per risolvere i problemi, ma consentono anche la problematizzazione di un oggetto o di un campo di conoscenza. Come direbbe Foucault, questo consentirebbe la “trasformazione di un gruppo di ostacoli e difficoltà in problemi a cui attraverso le diverse soluzioni si tenterà di fornire una risposta ” 52. Non c'è dubbio che l'attuale televisione, definita da Amanda Lotz come “Post-Network”53 (così come il cinema di nuova generazione) è più eterogenea, più difficile da definire e persino soggetta a trasformazioni più dinamiche rispetto ai tradizionali broadcaster. Tuttavia, concettualizzare la televisione come sistema sperimentale porta a un approccio leggermente diverso alle recenti trasformazioni: dal momento che i confini tra audiovisivo online e tradizionale sono più sfumati, le peculiarità della televisione “Post- Network” diventano più ambivalenti se considerate come “problematizzazioni” anziché semplici “caratteristiche” . È in questo contesto interpretativo che va a posizionarsi anche l’immaginario del gusto. Il cibo è sottoposto a sua volta a repentini interventi tecnologici, a processi di rielaborazione e innovazione, la sua centralità comunicativa e sociale genera persino fenomeni estremi come l’ortoressia (ossessione maniacale per i cibi sani) o la della vigoressia (l’ossessione per la perfezione del corpo)55, ma necessitano di problematizzazioni anziché di semplificazioni. E mentre il cibo, come la tavola, non si possono condividere realmente nell’universo digitale, a fare da mediatori per le esperienze facilitate dall’universo materiale sono i prodotti culturali digitalizzati, come i testi televisivi multipiattaforma e il cinema, portatori di sensazioni, emozioni, strategie di identificazione tipiche dell’ecosistema simbolico mediato.
2020
La Cinegustologia e il Media Entertainment
9788868742829
Mediamorfosi digitali; entertainment media; creatività; professioni; food
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Mediamorfosi digitali tra food e nuovi mercati dell’entertainment / Gavrila, Mihaela. - (2020), pp. 17-50.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1366661
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