La Russia ha consolidato nel tempo un appassionato culto di Dante. Nel Novecento il toscano è stato immesso con profondità e mirabile attenzione critica nella poesia e negli studi di autori del calibro di Anna Achmatova (1889-1966) e Osip Mandel’stam (1891-1938), culminando nell’eccellente traduzione della Commedia di Michail Lozinskij (1939-1945) condotta nel pieno della neomedievale (a dispetto della tecnologia dei carri armati e dell’aviazione) guerra antinazista. Sotto la guida spirituale dell’Achmatova anche il giovane Josif Brodskij (Leningrado 1940-New York 1996) impara a coltivare una duratura passione per Dante, corroborata da certe similitudini quali la persecuzione del regime, la condanna al lavoro obbligatorio, la vita grama in patria e, infine, l’esilio. Amare Dante non significa mettersi nelle sue scarpe e imitarlo; propriamente significa assumerlo come guida e modello, interlocutore costante, cercando di trovare nell’originalità della propria poesia echi e motivazioni ritornanti dal medioevo poetico e storico. Emergono così in Brodskij determinati temi: la scelta di guide spirituali, da Virgilio a John Donne a W.H. Auden; il parallelismo dell’esilio e della risalita dall’inferno al paradiso come tenuta morale e occasione di poesia; la persistenza di motivi medievali come la morte, il battito ossessivo del tempo come il rullio della chamade, sfociata già negli anni giovanili nell’immersione visionaria in un proprio medioevo con il poema La Guerra dei Cent’anni (1963). Questo libro ripercorre la vita poetica e culturale di Brodskij, mettendone in luce la genesi, le ragioni profonde, la simbologia intricata, l’attraversamento della propria ‘selva oscura’ per attestarsi, se non in paradiso, in una radura di pacificata contemplazione.
Il Vate, il Poeta, l’Esule. Brodskij rilegge Dante / Trukhanova, Olga. - (2019), pp. 1-194.
Il Vate, il Poeta, l’Esule. Brodskij rilegge Dante
Trukhanova Olga
2019
Abstract
La Russia ha consolidato nel tempo un appassionato culto di Dante. Nel Novecento il toscano è stato immesso con profondità e mirabile attenzione critica nella poesia e negli studi di autori del calibro di Anna Achmatova (1889-1966) e Osip Mandel’stam (1891-1938), culminando nell’eccellente traduzione della Commedia di Michail Lozinskij (1939-1945) condotta nel pieno della neomedievale (a dispetto della tecnologia dei carri armati e dell’aviazione) guerra antinazista. Sotto la guida spirituale dell’Achmatova anche il giovane Josif Brodskij (Leningrado 1940-New York 1996) impara a coltivare una duratura passione per Dante, corroborata da certe similitudini quali la persecuzione del regime, la condanna al lavoro obbligatorio, la vita grama in patria e, infine, l’esilio. Amare Dante non significa mettersi nelle sue scarpe e imitarlo; propriamente significa assumerlo come guida e modello, interlocutore costante, cercando di trovare nell’originalità della propria poesia echi e motivazioni ritornanti dal medioevo poetico e storico. Emergono così in Brodskij determinati temi: la scelta di guide spirituali, da Virgilio a John Donne a W.H. Auden; il parallelismo dell’esilio e della risalita dall’inferno al paradiso come tenuta morale e occasione di poesia; la persistenza di motivi medievali come la morte, il battito ossessivo del tempo come il rullio della chamade, sfociata già negli anni giovanili nell’immersione visionaria in un proprio medioevo con il poema La Guerra dei Cent’anni (1963). Questo libro ripercorre la vita poetica e culturale di Brodskij, mettendone in luce la genesi, le ragioni profonde, la simbologia intricata, l’attraversamento della propria ‘selva oscura’ per attestarsi, se non in paradiso, in una radura di pacificata contemplazione.File | Dimensione | Formato | |
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