Tor Bella Monaca è una delle più complesse periferie che gravitano attorno al Grande Raccordo Anulare a Roma. Complessa per vari motivi: dall’urbanistica delle torri alle contraddizioni sociali, dallo spaccio di droga al forte rapporto con la campagna romana. Nella gigante scacchiera radiale della capitale, Tor Bella Monaca occupa la parte più ad Est. Insieme a Borghesiana, è l’ultimo quartiere che si incontra percorrendo la Via Casilina dal centro e il primo che si incontra a venire da fuori. Ma tutto sembra tranne che una porta di accesso alla città di Roma. Infatti, la sua fama di quartiere pericoloso e oscuro la precede, tanto da diventare una forma di identificazione per chi ci vive. Gli edifici sono schierati sulle poche strade principali e secondarie, che formano un circuito chiuso, dove le torri sono dei landmarks territoriali visibili fin da lontano. Le piazze e il centro commerciale svolgono il ruolo di ritrovo all’interno delle archittture funzionali e poco ospitali. Ma è anche un quartiere che abbraccia una grande dose di verde al suo interno, in antagonismo con l’insediamento dei palazzi, con cui forma quasi uno ying-yang che la dice molto sulle sue grandi potenzialità in termini di qualità dello spazio pubblico. I lunghi avvallamenti e i campi, a volte sfalciati a volte fioriti, custodiscono una natura semi-antropizzata per certi versi idillica e bucolica. L’articolo vuole evidenziare questo rapporto complesso e interessante per comprenderne la vita del quartiere, la società, l’architettura, la storia e il paesaggio.
Il caso di Tor Bella Monaca a Roma / Stefano, Daniele. - (2019), pp. 154-160.
Il caso di Tor Bella Monaca a Roma
Daniele Stefàno
2019
Abstract
Tor Bella Monaca è una delle più complesse periferie che gravitano attorno al Grande Raccordo Anulare a Roma. Complessa per vari motivi: dall’urbanistica delle torri alle contraddizioni sociali, dallo spaccio di droga al forte rapporto con la campagna romana. Nella gigante scacchiera radiale della capitale, Tor Bella Monaca occupa la parte più ad Est. Insieme a Borghesiana, è l’ultimo quartiere che si incontra percorrendo la Via Casilina dal centro e il primo che si incontra a venire da fuori. Ma tutto sembra tranne che una porta di accesso alla città di Roma. Infatti, la sua fama di quartiere pericoloso e oscuro la precede, tanto da diventare una forma di identificazione per chi ci vive. Gli edifici sono schierati sulle poche strade principali e secondarie, che formano un circuito chiuso, dove le torri sono dei landmarks territoriali visibili fin da lontano. Le piazze e il centro commerciale svolgono il ruolo di ritrovo all’interno delle archittture funzionali e poco ospitali. Ma è anche un quartiere che abbraccia una grande dose di verde al suo interno, in antagonismo con l’insediamento dei palazzi, con cui forma quasi uno ying-yang che la dice molto sulle sue grandi potenzialità in termini di qualità dello spazio pubblico. I lunghi avvallamenti e i campi, a volte sfalciati a volte fioriti, custodiscono una natura semi-antropizzata per certi versi idillica e bucolica. L’articolo vuole evidenziare questo rapporto complesso e interessante per comprenderne la vita del quartiere, la società, l’architettura, la storia e il paesaggio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.