Gli effetti della globalizzazione, dal momento in cui l’operatore ha spostato il suo obiettivo dal come realizzare un prodotto al dove farlo, hanno generato e generano certamente un aumento dei volumi del trasporto marittimo, ma allo stesso tempo producono variazioni sui riferimenti territoriali e quindi sulle rotte. Allo stesso tempo, altri eventi contribuiscono a rendere meno stabili gli assetti del passato quali, ad esempio, la sempre maggiore concentrazione delle flotte in un numero ridotto di armatori, sempre più forti ed in grado di quindi di dettare tempi e modi per l’adeguamento del sistema alle loro esigenze. A ciò si aggiungono le improvvise variazioni della domanda, in un periodo in cui appare difficile formulare attendibili previsioni anche di breve periodo. Questo impone agli operatori marittimi di essere in grado di accompagnare, con pronti adeguamenti dell’offerta, le variazioni della domanda per evitare il rischio di fallimento e l’uscita dai mercati. In tale senso, nell’analisi della domanda, dovrà essere presente, in misura molto maggiore di quanto si faccia ora, una attenta valutazione del rischio. In questo caso lo studio dei trasporti marittimi deve quindi diventare una materia che suggerisca flessibilità nelle scelte e nei comportamenti nel settore delle infrastrutture, con una programmazione dinamica degli investimenti che accompagni le variazioni della domanda, ma anche nella gestione, con programmi di organizzazione interna in grado di minimizzare il costo di adeguamento agli scenari che possono presentarsi. La trattazione dei diversi modi di trasporto marittimo può apparire squilibrata in favore del trasporto containerizzato. Ciò può valere, in particolare, nei confronti del sistema Ro-Ro, che rappresenta per il nostro paese, e in genere in tutto il Mediterraneo, il modo più utilizzato e rientra, con quello feeder dei contenitori, con il cabotaggio volandiero e di linea, all’interno dello Short Sea Shipping, al quale l’Unione Europea rivolge una particolare attenzione. Il coordinamento tra tali modi di trasporto marittimo, unito alla ricerca di nuove tipologie di navi specializzate, allo snellimento delle procedure portuali e alla possibilità di riequilibrio della ripartizione modale, potranno conferire un nuovo particolare interesse all’argomento. I motivi dell’ampia attenzione che viene riservata al settore della containerizzazione deriva dal suo alto grado di suggestione scientifica dovuta, fondamentalmente, al fatto di aver rappresentato negli ultimi decenni la più forte innovazione dei trasporti marittimi con trend di crescita in continua espansione ed una ricerca senza soste nell’individuare nuove tecnologie nell’adeguamento dei mezzi di movimentazione, nei programmi di gestione dei terminali portuali e nella simulazione degli eventi. L’adeguamento dei mezzi, in termini di dimensioni e prestazioni, rappresenta una realtà in continua evoluzione, mentre vanno diffondendosi sistemi avanzati di automazione fino all’utilizzo di forme di vera e propria robotizzazione del terminal. I programmi di gestione diventano sempre più raffinati nel modo di individuare, in tempo reale, l’impiego più efficiente delle strutture disponibili in conseguenza di una improvvisa variazione della situazione al contorno. Peraltro, i programmi di simulazione sono in grado di fornire, al variare degli scenari, le forme più efficienti di organizzazione del terminal dimensionando opportunamente il parco mezzi e l’utilizzo delle infrastrutture. Tale spinta all’innovazione è dettata soprattutto dalle compagnie armatrici che, con navi sempre più grandi e richieste di tempi di carico e scarico sempre più ridotti, impongono ai terminalisti un adeguamento continuo pena l’abbandono del terminal. Il rischio è particolarmente grave nel settore del transhipment per l’agguerrita concorrenza tra i porti e per la facilità di un armatore a cambiare porto di riferimento senza sostanziali variazioni nella sua organizzazione, fino alla decisione dello stesso armatore di realizzare un terminal dedicato alle proprie navi. La concorrenza nel settore del transhipment nel Mediterraneo è andata facendosi sempre più decisa dal momento dell’entrata in esercizio dei porti africani che operano con costi di maestranze largamente inferiori ai nostri ed agevolazioni fiscali difficilmente praticabili nel nostro paese. Rispondere a queste forme di concorrenza basandosi esclusivamente sulla ricerca di una efficienza sempre più spinta appare obbiettivamente difficile ma è questa ipotesi che, sul piano scientifico, dobbiamo preparare i futuri ingegneri.

Ingegneria dei trasporti navali / Ricci, Stefano. - (2019), pp. 1-482.

Ingegneria dei trasporti navali

Stefano Ricci
Primo
2019

Abstract

Gli effetti della globalizzazione, dal momento in cui l’operatore ha spostato il suo obiettivo dal come realizzare un prodotto al dove farlo, hanno generato e generano certamente un aumento dei volumi del trasporto marittimo, ma allo stesso tempo producono variazioni sui riferimenti territoriali e quindi sulle rotte. Allo stesso tempo, altri eventi contribuiscono a rendere meno stabili gli assetti del passato quali, ad esempio, la sempre maggiore concentrazione delle flotte in un numero ridotto di armatori, sempre più forti ed in grado di quindi di dettare tempi e modi per l’adeguamento del sistema alle loro esigenze. A ciò si aggiungono le improvvise variazioni della domanda, in un periodo in cui appare difficile formulare attendibili previsioni anche di breve periodo. Questo impone agli operatori marittimi di essere in grado di accompagnare, con pronti adeguamenti dell’offerta, le variazioni della domanda per evitare il rischio di fallimento e l’uscita dai mercati. In tale senso, nell’analisi della domanda, dovrà essere presente, in misura molto maggiore di quanto si faccia ora, una attenta valutazione del rischio. In questo caso lo studio dei trasporti marittimi deve quindi diventare una materia che suggerisca flessibilità nelle scelte e nei comportamenti nel settore delle infrastrutture, con una programmazione dinamica degli investimenti che accompagni le variazioni della domanda, ma anche nella gestione, con programmi di organizzazione interna in grado di minimizzare il costo di adeguamento agli scenari che possono presentarsi. La trattazione dei diversi modi di trasporto marittimo può apparire squilibrata in favore del trasporto containerizzato. Ciò può valere, in particolare, nei confronti del sistema Ro-Ro, che rappresenta per il nostro paese, e in genere in tutto il Mediterraneo, il modo più utilizzato e rientra, con quello feeder dei contenitori, con il cabotaggio volandiero e di linea, all’interno dello Short Sea Shipping, al quale l’Unione Europea rivolge una particolare attenzione. Il coordinamento tra tali modi di trasporto marittimo, unito alla ricerca di nuove tipologie di navi specializzate, allo snellimento delle procedure portuali e alla possibilità di riequilibrio della ripartizione modale, potranno conferire un nuovo particolare interesse all’argomento. I motivi dell’ampia attenzione che viene riservata al settore della containerizzazione deriva dal suo alto grado di suggestione scientifica dovuta, fondamentalmente, al fatto di aver rappresentato negli ultimi decenni la più forte innovazione dei trasporti marittimi con trend di crescita in continua espansione ed una ricerca senza soste nell’individuare nuove tecnologie nell’adeguamento dei mezzi di movimentazione, nei programmi di gestione dei terminali portuali e nella simulazione degli eventi. L’adeguamento dei mezzi, in termini di dimensioni e prestazioni, rappresenta una realtà in continua evoluzione, mentre vanno diffondendosi sistemi avanzati di automazione fino all’utilizzo di forme di vera e propria robotizzazione del terminal. I programmi di gestione diventano sempre più raffinati nel modo di individuare, in tempo reale, l’impiego più efficiente delle strutture disponibili in conseguenza di una improvvisa variazione della situazione al contorno. Peraltro, i programmi di simulazione sono in grado di fornire, al variare degli scenari, le forme più efficienti di organizzazione del terminal dimensionando opportunamente il parco mezzi e l’utilizzo delle infrastrutture. Tale spinta all’innovazione è dettata soprattutto dalle compagnie armatrici che, con navi sempre più grandi e richieste di tempi di carico e scarico sempre più ridotti, impongono ai terminalisti un adeguamento continuo pena l’abbandono del terminal. Il rischio è particolarmente grave nel settore del transhipment per l’agguerrita concorrenza tra i porti e per la facilità di un armatore a cambiare porto di riferimento senza sostanziali variazioni nella sua organizzazione, fino alla decisione dello stesso armatore di realizzare un terminal dedicato alle proprie navi. La concorrenza nel settore del transhipment nel Mediterraneo è andata facendosi sempre più decisa dal momento dell’entrata in esercizio dei porti africani che operano con costi di maestranze largamente inferiori ai nostri ed agevolazioni fiscali difficilmente praticabili nel nostro paese. Rispondere a queste forme di concorrenza basandosi esclusivamente sulla ricerca di una efficienza sempre più spinta appare obbiettivamente difficile ma è questa ipotesi che, sul piano scientifico, dobbiamo preparare i futuri ingegneri.
2019
Trasporti; Navigazione; Didattica
Ricci, Stefano
06 Curatela::06a Curatela
Ingegneria dei trasporti navali / Ricci, Stefano. - (2019), pp. 1-482.
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