In un'anonima domenica di metà settembre, Lorenzo muore. Tra la sottile oppressione di una Roma indifferente e le ambigue atmosfere di passaggio tra l’estate e l’autunno, si snoda il dramma di una vittima ingenua ma non innocente, di un ragazzo indifeso di fronte alle brutalità che si celano nei rapporti umani e sprovveduto di fronte all’irrazionale egoismo che conduce a una solitudine senza prospettive. La sua vicenda s’intreccia con quella, altrettanto tragica, di Pippi, un attempato clochard oppresso da innominabili istinti sessuali, e con quella più crepuscolare di Manu, un ventenne affascinante ma tormentato dal desiderio morboso di evadere dalla gabbia del dover essere borghese. Nonostante l’inquietudine dei personaggi, costantemente in bilico tra purezza e dannazione, la scrittura procede rapida senza mai cedere al sentimentalismo e raggiunge, nelle ultime pagine, punte d’intensa liricità. Le scene si susseguono veloci e creano una sensazione di attesa continua. Il materiale narrativo, a volte scabroso, si rivela sempre di facile decifrabilità. L'autore, cosciente della relatività di ogni giudizio, si rifiuta sia di condannare che di compatire e lascia al lettore il compito di valutare personaggi e situazioni. D’altra parte, come afferma verso la fine del romanzo un’anziana salentina, «nui sapimu quiddu ca simu ma nun sapimu quiddu ca putimu essere».

Il giorno in cui Lorenzo morì / Marati, Paolo. - (2018).

Il giorno in cui Lorenzo morì

Paolo Marati
2018

Abstract

In un'anonima domenica di metà settembre, Lorenzo muore. Tra la sottile oppressione di una Roma indifferente e le ambigue atmosfere di passaggio tra l’estate e l’autunno, si snoda il dramma di una vittima ingenua ma non innocente, di un ragazzo indifeso di fronte alle brutalità che si celano nei rapporti umani e sprovveduto di fronte all’irrazionale egoismo che conduce a una solitudine senza prospettive. La sua vicenda s’intreccia con quella, altrettanto tragica, di Pippi, un attempato clochard oppresso da innominabili istinti sessuali, e con quella più crepuscolare di Manu, un ventenne affascinante ma tormentato dal desiderio morboso di evadere dalla gabbia del dover essere borghese. Nonostante l’inquietudine dei personaggi, costantemente in bilico tra purezza e dannazione, la scrittura procede rapida senza mai cedere al sentimentalismo e raggiunge, nelle ultime pagine, punte d’intensa liricità. Le scene si susseguono veloci e creano una sensazione di attesa continua. Il materiale narrativo, a volte scabroso, si rivela sempre di facile decifrabilità. L'autore, cosciente della relatività di ogni giudizio, si rifiuta sia di condannare che di compatire e lascia al lettore il compito di valutare personaggi e situazioni. D’altra parte, come afferma verso la fine del romanzo un’anziana salentina, «nui sapimu quiddu ca simu ma nun sapimu quiddu ca putimu essere».
2018
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1354344
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