Il sistema di welfare italiano, fin dagli anni ‘90, è stato oggetto di profonde trasformazioni che hanno visto la dimensione della governance la principale protagonista. I processi di policy rescaling e i principi di sussidiarietà verticale e orizzontale hanno generato un sistema di welfare non solo “multi-livello” con riferimento alla distribuzione del potere istituzionale tra varie scale d’azione; ma anche “plurale” in cui la programmazione ed erogazione degli interventi e servizi sociali, così come sancito dalla legge quadro n. 328 del 2000, avviene tramite la co-partecipazione tra attori pubblici e privato sociale. L’estensione dell’arena di policy, che si dota di strumenti di coordinamento e partecipazione - come tavoli di discussione, protocolli di intesa e Piani di Zona - è stata interpretata come un processo di democratizzazione in cui la valorizzazione del ruolo,delle conoscenze e dell’esperienza degli attori della società civile organizzata ampliano il repertorio di possibilità d’azione in grado di generare interventi e programmi sociali migliori e più adeguati alle istanze del territorio (Zamagni 2011; Donati 2005). Con la crisi economico-finanziaria del 2008 e l’acuirsi della crisi fiscale dello stato, il sistema di welfare comincia ad arricchirsi di sperimentazioni locali in cui attori economici e privati cominciano a prendere parte tanto al finanziamento dei servizi quanto alla loro progettazione ed erogazione, agendo in rete con gli attori pubblici e del terzo settore su scala locale. Questo processo viene indicato spesso con il termine di “Secondo Welfare” (SW), di cui il welfare aziendale, le assicurazioni private e le erogazioni e i finanziamenti delle Fondazioni di origine bancaria sono solo alcuni esempi. La discussione accademica mette in evidenza l’importanza della governance multi-attore e delle partnership tra attori pubblici, privati e del privato sociale nella realizzazione di interventi sociali non convenzionali finalizzati ad attivare la comunità di riferimento e la loro capacità d’azione e di accesso alle risorse (Maino 2017; Rago e Venturi 2016; Cavaletto 2015; Ferrera 2013a; Gori 2012). L’enfasi di questa lettura è posta nel valore della partecipazione e attivazione di una pluralità di attori e di risorse in grado di favorire «una rilettura e ricodifica condivisa di bisogni, risorse e soluzioni» (Maino 2015:29) che generino processi di cambiamento intrapresi dal basso, flessibili e adeguati alle esigenze specifiche del territorio. Al contempo la finalità ultima del SW è riassumibile nel concetto di “solidarietà produttivista”, con cui si fa riferimento alla necessità di rendere i servizi di welfare generatori di sviluppo economico e competitività territoriale in modo da rendere il sistema economicamente sostenibile e socialmente inclusivo e attivo (Ferrera 2013b; Treu 2013). La letteratura in materia - valorizzando l’expertise, la disponibilità di capitale e la capacità ideazionale di attori economici privati- mette in luce il loro ruolo e funzione nella regolazione del SW. Al contrario, l’ente locale e il terzo settore rimangono attori sostanzialmente sullo sfondo del dibattito accademico. L’esigenza del presente lavoro nasce dunque dalla necessità di indagare le dinamiche di co-partecipazione e partnership locale tra questi due attori che, sebbene siano attori “tradizionali” tipici del welfare mix, agiscono in un rinnovato framework di riferimento che individua nella produttività dei servizi e degli interventi sociali la teoria per l’azione. L’analisi è svolta tramite uno studio di caso afferente al campo del SW in cui convergono Comuni e privato sociale. Il caso è stato individuato nel progetto ambizioso “I piccoli comuni del welcome”, attualmente in fase di realizzazione nella provincia di Benevento. Il progetto intende promuovere lo sviluppo locale attraverso l’empowerment di soggetti a rischio di esclusione sociale. L’obiettivo è la creazione di una molteplicità di cooperative finalizzate alla produzione agricola del territorio e al turismo sostenibile attraverso l’impiego di membri della comunità locale e di migranti accolti nei centri del “Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati” (Sprar). Il progetto nasce dall’ iniziativa del consorzio di cooperative Sale della Terra (SdT), derivato organizzativo della Caritas Benevento. Inoltre, prevede una continua co-partecipazione con le amministrazioni locali per discutere, ideare e progettare piani di sviluppo locale attraverso la coesione sociale del territorio. I dati utilizzati sono stati raccolti sia attraverso l’osservazione non partecipante nel corso degli incontri tra i sindaci locali e SdT, sia tramite interviste semi-strutturate con key informants appartenenti tanto all’amministrazione pubblica quanto alle realtà cooperative coinvolte. La natura esplorativa della ricerca non consente di arrivare a conclusioni robuste. Ciò nonostante i risultati mostrano come nel processo di co-partecipazione il terzo settore assuma un ruolo direttivo nelle scelte di gestione economica e politica del territorio, favorendo una dinamica di isomorfismo dell’azione politica tra differenti Comuni e appartenenze partitiche delle amministrazioni locali.

Enti locali e terzo settore nel secondo welfare. Co-partecipazione e flessione degli scenari possibili / Ficcadenti, Cecilia. - (2019). (Intervento presentato al convegno I Mesa rodonda Valencia - Roma. Forum nazionale analisi qualitativa tenutosi a Valencia; Spagna).

Enti locali e terzo settore nel secondo welfare. Co-partecipazione e flessione degli scenari possibili

FICCADENTI, Cecilia
2019

Abstract

Il sistema di welfare italiano, fin dagli anni ‘90, è stato oggetto di profonde trasformazioni che hanno visto la dimensione della governance la principale protagonista. I processi di policy rescaling e i principi di sussidiarietà verticale e orizzontale hanno generato un sistema di welfare non solo “multi-livello” con riferimento alla distribuzione del potere istituzionale tra varie scale d’azione; ma anche “plurale” in cui la programmazione ed erogazione degli interventi e servizi sociali, così come sancito dalla legge quadro n. 328 del 2000, avviene tramite la co-partecipazione tra attori pubblici e privato sociale. L’estensione dell’arena di policy, che si dota di strumenti di coordinamento e partecipazione - come tavoli di discussione, protocolli di intesa e Piani di Zona - è stata interpretata come un processo di democratizzazione in cui la valorizzazione del ruolo,delle conoscenze e dell’esperienza degli attori della società civile organizzata ampliano il repertorio di possibilità d’azione in grado di generare interventi e programmi sociali migliori e più adeguati alle istanze del territorio (Zamagni 2011; Donati 2005). Con la crisi economico-finanziaria del 2008 e l’acuirsi della crisi fiscale dello stato, il sistema di welfare comincia ad arricchirsi di sperimentazioni locali in cui attori economici e privati cominciano a prendere parte tanto al finanziamento dei servizi quanto alla loro progettazione ed erogazione, agendo in rete con gli attori pubblici e del terzo settore su scala locale. Questo processo viene indicato spesso con il termine di “Secondo Welfare” (SW), di cui il welfare aziendale, le assicurazioni private e le erogazioni e i finanziamenti delle Fondazioni di origine bancaria sono solo alcuni esempi. La discussione accademica mette in evidenza l’importanza della governance multi-attore e delle partnership tra attori pubblici, privati e del privato sociale nella realizzazione di interventi sociali non convenzionali finalizzati ad attivare la comunità di riferimento e la loro capacità d’azione e di accesso alle risorse (Maino 2017; Rago e Venturi 2016; Cavaletto 2015; Ferrera 2013a; Gori 2012). L’enfasi di questa lettura è posta nel valore della partecipazione e attivazione di una pluralità di attori e di risorse in grado di favorire «una rilettura e ricodifica condivisa di bisogni, risorse e soluzioni» (Maino 2015:29) che generino processi di cambiamento intrapresi dal basso, flessibili e adeguati alle esigenze specifiche del territorio. Al contempo la finalità ultima del SW è riassumibile nel concetto di “solidarietà produttivista”, con cui si fa riferimento alla necessità di rendere i servizi di welfare generatori di sviluppo economico e competitività territoriale in modo da rendere il sistema economicamente sostenibile e socialmente inclusivo e attivo (Ferrera 2013b; Treu 2013). La letteratura in materia - valorizzando l’expertise, la disponibilità di capitale e la capacità ideazionale di attori economici privati- mette in luce il loro ruolo e funzione nella regolazione del SW. Al contrario, l’ente locale e il terzo settore rimangono attori sostanzialmente sullo sfondo del dibattito accademico. L’esigenza del presente lavoro nasce dunque dalla necessità di indagare le dinamiche di co-partecipazione e partnership locale tra questi due attori che, sebbene siano attori “tradizionali” tipici del welfare mix, agiscono in un rinnovato framework di riferimento che individua nella produttività dei servizi e degli interventi sociali la teoria per l’azione. L’analisi è svolta tramite uno studio di caso afferente al campo del SW in cui convergono Comuni e privato sociale. Il caso è stato individuato nel progetto ambizioso “I piccoli comuni del welcome”, attualmente in fase di realizzazione nella provincia di Benevento. Il progetto intende promuovere lo sviluppo locale attraverso l’empowerment di soggetti a rischio di esclusione sociale. L’obiettivo è la creazione di una molteplicità di cooperative finalizzate alla produzione agricola del territorio e al turismo sostenibile attraverso l’impiego di membri della comunità locale e di migranti accolti nei centri del “Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati” (Sprar). Il progetto nasce dall’ iniziativa del consorzio di cooperative Sale della Terra (SdT), derivato organizzativo della Caritas Benevento. Inoltre, prevede una continua co-partecipazione con le amministrazioni locali per discutere, ideare e progettare piani di sviluppo locale attraverso la coesione sociale del territorio. I dati utilizzati sono stati raccolti sia attraverso l’osservazione non partecipante nel corso degli incontri tra i sindaci locali e SdT, sia tramite interviste semi-strutturate con key informants appartenenti tanto all’amministrazione pubblica quanto alle realtà cooperative coinvolte. La natura esplorativa della ricerca non consente di arrivare a conclusioni robuste. Ciò nonostante i risultati mostrano come nel processo di co-partecipazione il terzo settore assuma un ruolo direttivo nelle scelte di gestione economica e politica del territorio, favorendo una dinamica di isomorfismo dell’azione politica tra differenti Comuni e appartenenze partitiche delle amministrazioni locali.
2019
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1352518
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