Come rispondere oggi al duplice registro che vuole l’architettura espressione di una condizione globalizzata, riferita ad un orizzonte senza più limiti spaziali, né riferimenti temporali, eppure, al contempo, pur sempre vincolata a condizioni locali e ad un concetto di rispondenza specifica a determinate connotazioni contestuali? Podio/tempio, ovvero un binomio di termini spaziali la cui storia coincide con la storia stessa dell’architettura, possono costituire lo strumento di progetto capace di scardinare questa dicotomia apparentemente inconciliabile, avvicinando l’assolutezza evocata dal termine globale al relativismo, che è anche riduzione e frammento, del termine locale. Il podio, per definizione un apparato spaziale che dialoga con il suolo, è struttura contestuale per eccellenza, che si può caricare di ulteriori connotazioni se lo si intende come elemento di raccordo delle trame urbane e dei diversi materiali che conformano il luogo. Il tempio, di contro, è una struttura che si proietta su un orizzonte più ampio, in cui i dati concreti del reale vengono sopravanzati da quelli astratti dell’ideale, e del mito. Il concetto di stratificazione, insito nella relazione tra i due sistemi spaziali, costituisce un termine di lettura che evoca una temporalità aperta in cui permanenza e modificazione possono conoscere nuove forme di convivenza, raccordando scale dimensionali differenti e stabilendo inedite contiguità tra contesto reale ed orizzonte ideale. L’argomento in questione sarà trattato mediante l’esposizione di alcuni progetti recenti elaborati dall’autore, preceduti da riferimenti tematizzati di alcuni esempi della storia dell’architettura moderna. Tra questi, la Neue Nationalgalerie di Berlino, di Mies Van der Rohe, il Museu Brasileiro da Escultura di São Paulo, di Mendes da Rocha, il Museu de Arte de São Paulo di São Paulo, di Bo Bardi, il progetto del Museo y centro cultural Salvador Allende di Santiago de Chile, di Navarro Baldeweg, il Palacio de Congresos di San Sebastián, di Moneo, la Opera House di Sydney, di Utzon, il Centro di calcolo elettronico Olivetti di Rho ed il Padiglione Svizzero alla Città Universitaria di Parigi, di Le Corbusier. L’obiettivo dell’intervento consiste nel definire i termini operativi di un progetto capace di coniugare gli irrinunciabili rapporti contestuali con una tensione più elevata, proiettata verso quello spazio ideale in cui le architetture riconoscono il loro destino più profondo; quel destino che assegna loro uno spazio primario nel novero dei grandi segni impressi dall’uomo sulla superficie terrestre.

Progetto dunque esisto. Strategie architettoniche per un progetto con/testuale: Podio/Tempio / Monaco, A. - (2011), pp. 421-430.

Progetto dunque esisto. Strategie architettoniche per un progetto con/testuale: Podio/Tempio

MONACO A
2011

Abstract

Come rispondere oggi al duplice registro che vuole l’architettura espressione di una condizione globalizzata, riferita ad un orizzonte senza più limiti spaziali, né riferimenti temporali, eppure, al contempo, pur sempre vincolata a condizioni locali e ad un concetto di rispondenza specifica a determinate connotazioni contestuali? Podio/tempio, ovvero un binomio di termini spaziali la cui storia coincide con la storia stessa dell’architettura, possono costituire lo strumento di progetto capace di scardinare questa dicotomia apparentemente inconciliabile, avvicinando l’assolutezza evocata dal termine globale al relativismo, che è anche riduzione e frammento, del termine locale. Il podio, per definizione un apparato spaziale che dialoga con il suolo, è struttura contestuale per eccellenza, che si può caricare di ulteriori connotazioni se lo si intende come elemento di raccordo delle trame urbane e dei diversi materiali che conformano il luogo. Il tempio, di contro, è una struttura che si proietta su un orizzonte più ampio, in cui i dati concreti del reale vengono sopravanzati da quelli astratti dell’ideale, e del mito. Il concetto di stratificazione, insito nella relazione tra i due sistemi spaziali, costituisce un termine di lettura che evoca una temporalità aperta in cui permanenza e modificazione possono conoscere nuove forme di convivenza, raccordando scale dimensionali differenti e stabilendo inedite contiguità tra contesto reale ed orizzonte ideale. L’argomento in questione sarà trattato mediante l’esposizione di alcuni progetti recenti elaborati dall’autore, preceduti da riferimenti tematizzati di alcuni esempi della storia dell’architettura moderna. Tra questi, la Neue Nationalgalerie di Berlino, di Mies Van der Rohe, il Museu Brasileiro da Escultura di São Paulo, di Mendes da Rocha, il Museu de Arte de São Paulo di São Paulo, di Bo Bardi, il progetto del Museo y centro cultural Salvador Allende di Santiago de Chile, di Navarro Baldeweg, il Palacio de Congresos di San Sebastián, di Moneo, la Opera House di Sydney, di Utzon, il Centro di calcolo elettronico Olivetti di Rho ed il Padiglione Svizzero alla Città Universitaria di Parigi, di Le Corbusier. L’obiettivo dell’intervento consiste nel definire i termini operativi di un progetto capace di coniugare gli irrinunciabili rapporti contestuali con una tensione più elevata, proiettata verso quello spazio ideale in cui le architetture riconoscono il loro destino più profondo; quel destino che assegna loro uno spazio primario nel novero dei grandi segni impressi dall’uomo sulla superficie terrestre.
2011
Il progetto di architettura fra didattica e ricerca
9788895612751
podio; tempio; contesto
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Progetto dunque esisto. Strategie architettoniche per un progetto con/testuale: Podio/Tempio / Monaco, A. - (2011), pp. 421-430.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1352243
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