The European West has developed an aesthetic of the relationship with nature that has led to research oriented mainly towards formal and linguistic aspects, separating the project from the deep environment in which it is immersed. This detachment, from the Renaissance onwards, still weighs on a consistent, though not total, production of landscape architecture in Europe, mainly engaged in the search for turning history into space. The fact that it was conceived in relation to painting weighs heavily on European landscape culture, thus sanctioning the observer's outward appearance; this is an evident consequence of the very powerful subject-object relationship. But the landscape is something more than the background of human actions, it ceases to be the object of contemplation, it becomes a condition of life itself. That's why the landscape can be recognized as immersive qualities that lead away from the modern conflict between nature and culture. The environmental emergency and climate change indicate new themes. In recent years the landscape project has proved more effective than traditional tools in transforming and managing emerging contradictions in the urban habitat and territory. The interest in nature in the form of the wild now registers a certain critical fortune among the public and not only among lovers of vegetation in this case that see the mirage of an authentic nature. The theme of the wild stimulates critical ferments for a structured and expressive research of the landscape project at the time of Anthropocene. The wild in modernity has been conveyed by the myth of wild nature, or the search for another dimension, alternative to that of the city. Today the wild can take on the role of a device in the project, occupying a 'middle ground', a place no longer extreme and located elsewhere but 'intermediate', 'between', a field where the project can activate a new type of interweaving between expressive values and scientific knowledge.

L’Occidente europeo ha sviluppato un’estetica del rapporto con la natura che ha condotto a una ricerca orientata soprattutto verso aspetti formali e linguistici, separando il progetto dall’ambiente profondo in cui è immerso. Tale distacco, dal Rinascimento in poi, pesa ancora su una consistente, anche se non totale, produzione dell’architettura del paesaggio in Europa, impegnata prevalentemente nella ricerca di una spazializzazione della storia. Pesa nella cultura europea del paesaggio il fatto che esso è stato
pensato in relazione alla pittura sancendo così l’esteriorità dell’osservatore, evidente portato del potentissimo rapporto soggetto-oggetto.
 Ma il paesaggio è qualcosa di più che lo sfondo delle azioni
umane, cessa di essere l’oggetto della contemplazione, diventa condi-
zione della stessa vita (Venturi Ferriolo, 2019). Ecco perché al
paesaggio possono essere riconosciute qualità immersive che conducono fuori dal moderno conflitto tra natura e cultura. L’emergenza ambientale e i cambiamenti climatici indicano nuovi temi. Negli ultimi anni il progetto di paesaggio si è rivelato più efficace degli strumenti tradizionali nella trasformazione e nella gestione delle contraddizioni emergenti nell’habitat urbano e nel territorio. L’interesse per la natura nella forma del selvatico registra oggi una certa fortuna critica tra il pubblico e non solo tra i cultori della vegeta- zione che in questa fattispecie vi scorgono il miraggio di una natura autentica. Il tema del selvatico stimola fermenti critici per una ricerca strutturante ed espressiva del progetto di paesaggio al tempo dell’antropocene. Il selvatico nella modernità è stato veicolato dal mito della natura selvaggia, ovvero la ricerca di un’altra dimensione, alternativa a quella della città. Oggi il selvatico può assumere il ruolo di dispositivo nel progetto, occupando una ‘terra di mezzo’, luogo non più estremo e collocato altrove ma ‘intermedio’, ‘tra’, un campo dove il progetto può attivare un intreccio di tipo nuovo tra valori espressivi e conoscenze scientifiche.

Per una comunanza tra progetto e nature. Pensare come una montagna / Celestini, Gianni. - (2019), pp. 78-85. - L&SCAPE.

Per una comunanza tra progetto e nature. Pensare come una montagna

Gianni Celestini
2019

Abstract

The European West has developed an aesthetic of the relationship with nature that has led to research oriented mainly towards formal and linguistic aspects, separating the project from the deep environment in which it is immersed. This detachment, from the Renaissance onwards, still weighs on a consistent, though not total, production of landscape architecture in Europe, mainly engaged in the search for turning history into space. The fact that it was conceived in relation to painting weighs heavily on European landscape culture, thus sanctioning the observer's outward appearance; this is an evident consequence of the very powerful subject-object relationship. But the landscape is something more than the background of human actions, it ceases to be the object of contemplation, it becomes a condition of life itself. That's why the landscape can be recognized as immersive qualities that lead away from the modern conflict between nature and culture. The environmental emergency and climate change indicate new themes. In recent years the landscape project has proved more effective than traditional tools in transforming and managing emerging contradictions in the urban habitat and territory. The interest in nature in the form of the wild now registers a certain critical fortune among the public and not only among lovers of vegetation in this case that see the mirage of an authentic nature. The theme of the wild stimulates critical ferments for a structured and expressive research of the landscape project at the time of Anthropocene. The wild in modernity has been conveyed by the myth of wild nature, or the search for another dimension, alternative to that of the city. Today the wild can take on the role of a device in the project, occupying a 'middle ground', a place no longer extreme and located elsewhere but 'intermediate', 'between', a field where the project can activate a new type of interweaving between expressive values and scientific knowledge.
2019
La città selvatica. Paesaggi urbani contemporanei
978-88-6764-195-6
L’Occidente europeo ha sviluppato un’estetica del rapporto con la natura che ha condotto a una ricerca orientata soprattutto verso aspetti formali e linguistici, separando il progetto dall’ambiente profondo in cui è immerso. Tale distacco, dal Rinascimento in poi, pesa ancora su una consistente, anche se non totale, produzione dell’architettura del paesaggio in Europa, impegnata prevalentemente nella ricerca di una spazializzazione della storia. Pesa nella cultura europea del paesaggio il fatto che esso è stato
pensato in relazione alla pittura sancendo così l’esteriorità dell’osservatore, evidente portato del potentissimo rapporto soggetto-oggetto.
 Ma il paesaggio è qualcosa di più che lo sfondo delle azioni
umane, cessa di essere l’oggetto della contemplazione, diventa condi-
zione della stessa vita (Venturi Ferriolo, 2019). Ecco perché al
paesaggio possono essere riconosciute qualità immersive che conducono fuori dal moderno conflitto tra natura e cultura. L’emergenza ambientale e i cambiamenti climatici indicano nuovi temi. Negli ultimi anni il progetto di paesaggio si è rivelato più efficace degli strumenti tradizionali nella trasformazione e nella gestione delle contraddizioni emergenti nell’habitat urbano e nel territorio. L’interesse per la natura nella forma del selvatico registra oggi una certa fortuna critica tra il pubblico e non solo tra i cultori della vegeta- zione che in questa fattispecie vi scorgono il miraggio di una natura autentica. Il tema del selvatico stimola fermenti critici per una ricerca strutturante ed espressiva del progetto di paesaggio al tempo dell’antropocene. Il selvatico nella modernità è stato veicolato dal mito della natura selvaggia, ovvero la ricerca di un’altra dimensione, alternativa a quella della città. Oggi il selvatico può assumere il ruolo di dispositivo nel progetto, occupando una ‘terra di mezzo’, luogo non più estremo e collocato altrove ma ‘intermedio’, ‘tra’, un campo dove il progetto può attivare un intreccio di tipo nuovo tra valori espressivi e conoscenze scientifiche.
paesaggio; progetto; selvatico
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Per una comunanza tra progetto e nature. Pensare come una montagna / Celestini, Gianni. - (2019), pp. 78-85. - L&SCAPE.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1348343
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