Per statuto culturale l’archeologia è condannata alla separatezza. Il riconoscimento del bene in quanto tale, in ciascun momento della storia ne ri-determina il valore ponendolo automaticamente in uno spazio altro ad esso dedicato. D’altra parte il culto delle antichità non poteva evolvere in altra direzione. Dal momento in cui, nel 1589 Paolo Lancellotti, vince la battaglia contro la demolizione del Mausoleo di Cecilia Metella, autorizzata dal Senato di Roma per consentire a Ippolito d’Este (come era in uso dall’antichità), di reimpiegare i blocchi di travertino per completare la propria villa presso Tivoli, si avvia un processo che alla difesa assocerà la protezione, ottenendo sul lungo periodo, come effetto collaterale, più o meno desiderato, l’interruzione di ogni relazione operante con il presente. Gradualmente l’attenzione si sposta su valenze diverse rispetto all’uso, in primo luogo sul valore di anzianità che a sua volta tiene insieme significati simbolici ai quali, in taluni momenti della storia, è tornato utile assegnare, più o meno strumentalmente, funzioni sociali e politiche, com’è stato ad esempio durante il fascismo con le antichità romane. Ogni volta che l’archeologia ha assunto un ruolo che l’ha sottratta alla pratica parassitaria della contemplazione e dell’ascolto è accaduto mediante proiezioni progettuali, dirette o indirette, che sono andate oltre il limite degli obiettivi strettamente connessi alla conservazione. Così è stato nel cinquecento con la meravigliosa metamorfosi delle terme di Diocleziano che nelle mani di Michelangelo si fanno spazio sacro; così nel settecento con le vedute di Giovan Battista Piranesi artefice massimo di quel culto delle rovine oramai connaturato alla nostra cultura che ridisegna Roma trasfigurandone gli spazi; così con Luigi Canina che reinventa con una buona dose di fantasia la sua Appia Antica conferendo sostanza di figura a un immaginario collettivo, altrimenti negato, divenuto oramai inossidabile.

Presentazione / Toppetti, Fabrizio. - (2019), pp. VII-X.

Presentazione

Fabrizio Toppetti
2019

Abstract

Per statuto culturale l’archeologia è condannata alla separatezza. Il riconoscimento del bene in quanto tale, in ciascun momento della storia ne ri-determina il valore ponendolo automaticamente in uno spazio altro ad esso dedicato. D’altra parte il culto delle antichità non poteva evolvere in altra direzione. Dal momento in cui, nel 1589 Paolo Lancellotti, vince la battaglia contro la demolizione del Mausoleo di Cecilia Metella, autorizzata dal Senato di Roma per consentire a Ippolito d’Este (come era in uso dall’antichità), di reimpiegare i blocchi di travertino per completare la propria villa presso Tivoli, si avvia un processo che alla difesa assocerà la protezione, ottenendo sul lungo periodo, come effetto collaterale, più o meno desiderato, l’interruzione di ogni relazione operante con il presente. Gradualmente l’attenzione si sposta su valenze diverse rispetto all’uso, in primo luogo sul valore di anzianità che a sua volta tiene insieme significati simbolici ai quali, in taluni momenti della storia, è tornato utile assegnare, più o meno strumentalmente, funzioni sociali e politiche, com’è stato ad esempio durante il fascismo con le antichità romane. Ogni volta che l’archeologia ha assunto un ruolo che l’ha sottratta alla pratica parassitaria della contemplazione e dell’ascolto è accaduto mediante proiezioni progettuali, dirette o indirette, che sono andate oltre il limite degli obiettivi strettamente connessi alla conservazione. Così è stato nel cinquecento con la meravigliosa metamorfosi delle terme di Diocleziano che nelle mani di Michelangelo si fanno spazio sacro; così nel settecento con le vedute di Giovan Battista Piranesi artefice massimo di quel culto delle rovine oramai connaturato alla nostra cultura che ridisegna Roma trasfigurandone gli spazi; così con Luigi Canina che reinventa con una buona dose di fantasia la sua Appia Antica conferendo sostanza di figura a un immaginario collettivo, altrimenti negato, divenuto oramai inossidabile.
2019
L'intermittenza dell'architettura. Teoria e progetti sui luoghi dell'archeologia
9788894108064
progetto; archeologia; architettura
02 Pubblicazione su volume::02c Prefazione/Postfazione
Presentazione / Toppetti, Fabrizio. - (2019), pp. VII-X.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1345381
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