L’introduzione della formazione in Disegno Industriale presso la Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” ha inizio dalla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso, nel periodo in cui si afferma il design italiano come fenomeno assoluto. Il contributo napoletano è stato, in questo periodo, determinante per la sua capacità di fornire un diverso punto di vista del sistema produttivo, di quello sociale e un inconsueto modo di intendere l’innovazione rispetto a quanto si andava affermando nel Nord Italia. Questo processo d’interazione del design con il contesto territoriale ha prodotto nel tempo una propria idea di modernità, tuttavia “imperfetta”. Questa sorta di slogan riesce a riassumere al meglio l’insieme delle contraddizioni legate al rapporto tra design e Mezzogiorno d’Italia, generate dal confronto costante, e irrisolto, tra industria e artigianato, tra nuovi stili di vita e tradizione, tra localismo e ambizione alla globalizzazione.All’interno di questo contesto generale, il panorama napoletano è stato ciò nonostante segnato da alcuni dei protagonisti del design italiano, vale a dire Roberto Mango e poi Eduardo Vittoria; Filippo Alison e Riccardo Dalisi. Ma al di là dei singoli personaggi e circostanze, la più importante lezione della scuola napoletana è stata quella di intuire che, anche in una società avanzata, le soluzioni devono essere semplicemente il frutto di un’elaborazione che si costruisce nel contradditorio costante con le istanze che, nel tempo, il sistema territoriale pone.
Per il sociale e lo sviluppo locale. Il design presso la Federico II di Napoli / Cristallo, Vincenzo; Morone, Alfonso. - (2018), pp. 303-319.
Per il sociale e lo sviluppo locale. Il design presso la Federico II di Napoli
Vincenzo Cristallo
;
2018
Abstract
L’introduzione della formazione in Disegno Industriale presso la Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” ha inizio dalla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso, nel periodo in cui si afferma il design italiano come fenomeno assoluto. Il contributo napoletano è stato, in questo periodo, determinante per la sua capacità di fornire un diverso punto di vista del sistema produttivo, di quello sociale e un inconsueto modo di intendere l’innovazione rispetto a quanto si andava affermando nel Nord Italia. Questo processo d’interazione del design con il contesto territoriale ha prodotto nel tempo una propria idea di modernità, tuttavia “imperfetta”. Questa sorta di slogan riesce a riassumere al meglio l’insieme delle contraddizioni legate al rapporto tra design e Mezzogiorno d’Italia, generate dal confronto costante, e irrisolto, tra industria e artigianato, tra nuovi stili di vita e tradizione, tra localismo e ambizione alla globalizzazione.All’interno di questo contesto generale, il panorama napoletano è stato ciò nonostante segnato da alcuni dei protagonisti del design italiano, vale a dire Roberto Mango e poi Eduardo Vittoria; Filippo Alison e Riccardo Dalisi. Ma al di là dei singoli personaggi e circostanze, la più importante lezione della scuola napoletana è stata quella di intuire che, anche in una società avanzata, le soluzioni devono essere semplicemente il frutto di un’elaborazione che si costruisce nel contradditorio costante con le istanze che, nel tempo, il sistema territoriale pone.File | Dimensione | Formato | |
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