L’Agricola Cornelia s.p.a. è stata una lunga “activity” che Gianfranco Baruchello iniziò nel 1973 e che terminò nel 1981. L’aver aggiunto “s.p.a.” voleva sottolineare l’aspetto di una società fittizia ma per certi versi anche reale, che l’Agricola Cornelia fu, avendo a che fare con coltivazioni, allevamenti e occupazione di terreni. Lo studio di questa azione è possibile grazie ai molti documenti conservati presso gli Archivi della Fondazione Baruchello. L’archivio di Agricola Cornelia, che si è andato formando negli anni stessi del progetto, contiene molti materiali, eterogenei come fu la natura del’operazione, sia cartacei che fotografici ma anche in forma di oggetti o film. La pratica del video ebbe un ruolo non fondamentale ma significativo: da una parte Baruchello, che aveva usato la cinepresa dal 1960 e poi la telecamera dall’inizio degli anni Settanta, tornava alla terra negli anni in cui la videoarte si affermava, dall’altra usava questo strumento all’incrocio tra documentario, sguardo tecnologico sulla natura, registrazione di interviste e brevi azioni pensate in quegli anni. Il saggio cerca di ricostruire tale complessità che costituisce un caso anomalo nell'arte italiana degli anni Settanta.
Agricola Cornelia S.p. A.: altri modelli e metodi dell'arte negli anni Settanta / Subrizi, Carla. - (2017), pp. 213-221.
Agricola Cornelia S.p. A.: altri modelli e metodi dell'arte negli anni Settanta
Carla Subrizi
2017
Abstract
L’Agricola Cornelia s.p.a. è stata una lunga “activity” che Gianfranco Baruchello iniziò nel 1973 e che terminò nel 1981. L’aver aggiunto “s.p.a.” voleva sottolineare l’aspetto di una società fittizia ma per certi versi anche reale, che l’Agricola Cornelia fu, avendo a che fare con coltivazioni, allevamenti e occupazione di terreni. Lo studio di questa azione è possibile grazie ai molti documenti conservati presso gli Archivi della Fondazione Baruchello. L’archivio di Agricola Cornelia, che si è andato formando negli anni stessi del progetto, contiene molti materiali, eterogenei come fu la natura del’operazione, sia cartacei che fotografici ma anche in forma di oggetti o film. La pratica del video ebbe un ruolo non fondamentale ma significativo: da una parte Baruchello, che aveva usato la cinepresa dal 1960 e poi la telecamera dall’inizio degli anni Settanta, tornava alla terra negli anni in cui la videoarte si affermava, dall’altra usava questo strumento all’incrocio tra documentario, sguardo tecnologico sulla natura, registrazione di interviste e brevi azioni pensate in quegli anni. Il saggio cerca di ricostruire tale complessità che costituisce un caso anomalo nell'arte italiana degli anni Settanta.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.