Il saggio esplora l'orizzonte assiologico del romanzo, nelle sue connessioni con l'autobiografia spirituale da un lato, e con le nuove forme del realismo borghese dall'altro, soffermandosi in particolare sul processo di riconfigurazione e rappresentazione secolare del rapporto tra individuo e ambiente esterno. Rapporto di cui il romanzo di Defoe presenta, ancora nettamente distinte, le posizioni originali di un conflitto che andrà sempre più metaforizzandosi e interiorizzandosi: ovvero il conflitto tra i desideri, le inquietudini e le strategie di sopravvivenza dell’individuo nella contingenza della vita che Defoe chiama variety, e l’ordine sovraindividuale della legge morale, che, sebbene registri già a quest’altezza un inesorabile indebolimento, continuava a stigmatizzare ideali di comportamento e rimodellava le soteriologie coeve alla luce di un paradigma ancora morale, benché sempre più pragmatico e meno trascendentale. Ugualmente distante dall’inflessibilità delle eroine dei romanzi ellenistici (che sarà invece ereditata e interiorizzata dalla Pamela richardsoniana), ma anche dalla leggerezza compiaciuta del picaro amorale, Moll Flanders, così come la protagonista del successivo Roxana (1724), vive la peccaminosità delle situazioni riconoscendo nella caduta e nel degrado l’impossibilità di attenersi all’ideale morale – in questo caso soprattutto femminile – che ordina la coscienza del suo tempo, lasciando emergere anche, in modo più o meno consapevole, la possibilità che in quella caduta e in quel degrado si possa annidare un’esperienza di piacere. Questo elemento è ravvisabile in particolare nelle riflessioni che accompagnano la seconda parte del romanzo, quella della discesa all’inferno del crimine, sebbene una certa serietà della colpa, assente nel genere picaresco, sia riconosciuta e ribadita da Moll Flanders narratrice che ne fa il fondamento della sua scrittura autobiografica.
L’immoralità esemplare di Moll Flanders: utilità e piacere del male / Gallo, Carmen. - (2017), pp. 547-564.
L’immoralità esemplare di Moll Flanders: utilità e piacere del male
Gallo Carmen
2017
Abstract
Il saggio esplora l'orizzonte assiologico del romanzo, nelle sue connessioni con l'autobiografia spirituale da un lato, e con le nuove forme del realismo borghese dall'altro, soffermandosi in particolare sul processo di riconfigurazione e rappresentazione secolare del rapporto tra individuo e ambiente esterno. Rapporto di cui il romanzo di Defoe presenta, ancora nettamente distinte, le posizioni originali di un conflitto che andrà sempre più metaforizzandosi e interiorizzandosi: ovvero il conflitto tra i desideri, le inquietudini e le strategie di sopravvivenza dell’individuo nella contingenza della vita che Defoe chiama variety, e l’ordine sovraindividuale della legge morale, che, sebbene registri già a quest’altezza un inesorabile indebolimento, continuava a stigmatizzare ideali di comportamento e rimodellava le soteriologie coeve alla luce di un paradigma ancora morale, benché sempre più pragmatico e meno trascendentale. Ugualmente distante dall’inflessibilità delle eroine dei romanzi ellenistici (che sarà invece ereditata e interiorizzata dalla Pamela richardsoniana), ma anche dalla leggerezza compiaciuta del picaro amorale, Moll Flanders, così come la protagonista del successivo Roxana (1724), vive la peccaminosità delle situazioni riconoscendo nella caduta e nel degrado l’impossibilità di attenersi all’ideale morale – in questo caso soprattutto femminile – che ordina la coscienza del suo tempo, lasciando emergere anche, in modo più o meno consapevole, la possibilità che in quella caduta e in quel degrado si possa annidare un’esperienza di piacere. Questo elemento è ravvisabile in particolare nelle riflessioni che accompagnano la seconda parte del romanzo, quella della discesa all’inferno del crimine, sebbene una certa serietà della colpa, assente nel genere picaresco, sia riconosciuta e ribadita da Moll Flanders narratrice che ne fa il fondamento della sua scrittura autobiografica.File | Dimensione | Formato | |
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