Negli ultimi decenni, la ricerca sui nuovi materiali ha rivestito sempre più il ruolo di “motore dell’innovazione” - modificando il modo di pensare gli oggetti ancora più che il modo di produrli e ne ha ampliato il ruolo soprattutto nel design, secondo cui il materiale si è trasformato da entità data a monte del progetto, ad elemento da progettare. L’abilità di esprimere le qualità immateriali e sensoriali dei materiali, è infatti divenuto un aspetto fondamentale all’interno del processo progettuale, attraverso il quale poter trasformare l’esperienza dell’utente in una significativa e profonda interazione sensoriale del prodotto anche attraverso il materiale. Da questa riflessione emerge il bisogno di superare l’attuale organizzazione della conoscenza, ancora suddivisa in discipline distinte, e “ri-arrangiarla” in una forma multiversa, che possa tener conto delle qualità tecniche, ma anche di quelle semantiche e percettive dei materiali. Il project-based-learning (PBL) method, adottato dall’autore in numerose esperienze di ricerca e qui raccontato, propone come una metodologia progettuale basata sul rigore della scienza e sulla capacità intuitiva e di sintesi offerta dal design process. L’obiettivo è quello di mettere in atto una transizione dalla semplice selezione dei materiali per il progetto al progetto con i materiali, integrando le caratteristiche tecnico-produttive con la sperimentazione estetica e sensoriale e ribaltando il tradizionale processo progettuale basato sul problem solving. Tale approccio, che coglie la sfida di costruire talvolta la stessa identità del nuovo materiale, è input primario nel processo progettuale. Nei design experiments illustrati in questo capitolo possiamo individuare due principali modalità di procedere nel design process: dal materiale al prodotto - partendo quindi dall’esplorazione percettivo-sensoriale del materiale per individuare un’applicazione che ne valorizzi identità e qualità; dal prodotto al materiale – partendo da un problema o ipotesi progettuale per individuare e selezionare il materiale adatto che la soddisfi efficacemente. In ognuno dei casi il processo seguito non è però di tipo univoco e lineare ma bensì circolare, con una continua rielaborazione delle diverse fasi in base a risultati e/o osservazioni emerse dalle fasi successive, tracciando così un percorso irregolare e diverso per ogni esperimento, con salti in avanti, passi indietro e cambi di direzione, determinato dalle variabili in gioco.
Il project-based-learning (PBL) method / Lucibello, Sabrina; Trebbi, Lorena. - (2018), pp. 23-28. - DESIGN EXPERIENCES.
Il project-based-learning (PBL) method
Sabrina LucibelloPrimo
;Lorena TrebbiSecondo
2018
Abstract
Negli ultimi decenni, la ricerca sui nuovi materiali ha rivestito sempre più il ruolo di “motore dell’innovazione” - modificando il modo di pensare gli oggetti ancora più che il modo di produrli e ne ha ampliato il ruolo soprattutto nel design, secondo cui il materiale si è trasformato da entità data a monte del progetto, ad elemento da progettare. L’abilità di esprimere le qualità immateriali e sensoriali dei materiali, è infatti divenuto un aspetto fondamentale all’interno del processo progettuale, attraverso il quale poter trasformare l’esperienza dell’utente in una significativa e profonda interazione sensoriale del prodotto anche attraverso il materiale. Da questa riflessione emerge il bisogno di superare l’attuale organizzazione della conoscenza, ancora suddivisa in discipline distinte, e “ri-arrangiarla” in una forma multiversa, che possa tener conto delle qualità tecniche, ma anche di quelle semantiche e percettive dei materiali. Il project-based-learning (PBL) method, adottato dall’autore in numerose esperienze di ricerca e qui raccontato, propone come una metodologia progettuale basata sul rigore della scienza e sulla capacità intuitiva e di sintesi offerta dal design process. L’obiettivo è quello di mettere in atto una transizione dalla semplice selezione dei materiali per il progetto al progetto con i materiali, integrando le caratteristiche tecnico-produttive con la sperimentazione estetica e sensoriale e ribaltando il tradizionale processo progettuale basato sul problem solving. Tale approccio, che coglie la sfida di costruire talvolta la stessa identità del nuovo materiale, è input primario nel processo progettuale. Nei design experiments illustrati in questo capitolo possiamo individuare due principali modalità di procedere nel design process: dal materiale al prodotto - partendo quindi dall’esplorazione percettivo-sensoriale del materiale per individuare un’applicazione che ne valorizzi identità e qualità; dal prodotto al materiale – partendo da un problema o ipotesi progettuale per individuare e selezionare il materiale adatto che la soddisfi efficacemente. In ognuno dei casi il processo seguito non è però di tipo univoco e lineare ma bensì circolare, con una continua rielaborazione delle diverse fasi in base a risultati e/o osservazioni emerse dalle fasi successive, tracciando così un percorso irregolare e diverso per ogni esperimento, con salti in avanti, passi indietro e cambi di direzione, determinato dalle variabili in gioco.File | Dimensione | Formato | |
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