Guardare la scena contemporanea significa mettersi in ascolto dei suoi respiri, annidarsi tra le sue pieghe, lasciarsi attraversare dai suoi tumulti, sciogliere le aspettative, situarsi, prendere posizione. Il lavoro del critico, oggi come ieri, è un lavoro mai dato, la sua borsa degli attrezzi è sempre un po' desueta, il suo sguardo necessita un continuo smarcamento, le sue parole devono nutrirsi di una costante negoziazione con una realtà intenzionata a sfuggirgli. Prendere parola per l'altro/a significa assumersi delle responsabilità ed esporsi al rischio, ma anche contribuire a sradicare gli stereotipi e aggredire i propri. Questo acquista un senso tanto più complesso quanto più distante è il nostro vissuto da quello dell'altro/a. Ecco l'urgenza allora, di lasciare in questa sede che siano gli artisti, i coreografi, gli operatori a prendere parola in prima persona, non tanto per il timore di correre dei rischi, disturbare le terminologie, arrestarsi di fronte al non conosciuto, quanto piuttosto per la necessità, oggi più che mai indispensabile, di ascolto, di incontro, di alleanza.
Parole incarnate / D'Amico, FLAVIA DALILA. - (2019), pp. 85-106.
Parole incarnate
FLAVIA DALILA d'amico
2019
Abstract
Guardare la scena contemporanea significa mettersi in ascolto dei suoi respiri, annidarsi tra le sue pieghe, lasciarsi attraversare dai suoi tumulti, sciogliere le aspettative, situarsi, prendere posizione. Il lavoro del critico, oggi come ieri, è un lavoro mai dato, la sua borsa degli attrezzi è sempre un po' desueta, il suo sguardo necessita un continuo smarcamento, le sue parole devono nutrirsi di una costante negoziazione con una realtà intenzionata a sfuggirgli. Prendere parola per l'altro/a significa assumersi delle responsabilità ed esporsi al rischio, ma anche contribuire a sradicare gli stereotipi e aggredire i propri. Questo acquista un senso tanto più complesso quanto più distante è il nostro vissuto da quello dell'altro/a. Ecco l'urgenza allora, di lasciare in questa sede che siano gli artisti, i coreografi, gli operatori a prendere parola in prima persona, non tanto per il timore di correre dei rischi, disturbare le terminologie, arrestarsi di fronte al non conosciuto, quanto piuttosto per la necessità, oggi più che mai indispensabile, di ascolto, di incontro, di alleanza.| File | Dimensione | Formato | |
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