A Massenzio si deve la concezione di un rilevante progetto monumentale che costituisce l’ultimo capitolo della storia urbanistica della Velia in età antica: alla ricostruzione del tempio adrianeo di Venere e Roma fa da contrappunto la realizzazione di un elegante edificio circolare dalle discusse funzioni (cd. Tempio di Romolo), mentre l’intera pendice meridionale del colle, ridotta e obliterata, è occupata dalla grandiosa basilica. Come noto dalla letteratura archeologica questo versante della collina, investito dall’opera di ripianificazione urbanistica a schema regolare già elaborata da Nerone e messa in atto dagli imperatori flavi (che qui realizzano il complesso degli horrea Piperataria), subisce una drastica metamorfosi con la costruzione del tempio adrianeo terminato nel 135 d.C. e restaurato da Massenzio dopo l’incendio del 307 d.C. Il contributo intende ripercorrere, indagandone i significati ideologici in chiave di politica urbana, le vicende di lungo periodo che a partire dall’età di Massenzio si susseguono nella storia urbanistica del versante meridionale della Velia, una delle aree più rappresentative e storicamente qualificate del centro di Roma antica e moderna, oggetto di successive trasformazioni che incidono a fondo sull’immagine e sul valore di questo importante spazio pubblico fino all’età contemporanea. Di ausilio nella riflessione intorno al fenomeno di ripensamento ideologico e rinnovamento politico, oltre che architettonico, dello spazio urbano sono i risultati delle ricerche d’archivio, la raccolta sistematica e l’esame analitico delle fonti disponibili (numismatiche, epigrafiche e iconografiche). Indagando le ragioni alla base dell’imponente intervento massenziano, una vera e propria operazione “politica” che comporta la definitiva e radicale trasformazione urbanistica su scala monumentale della pendice meridionale della Velia, si concentra l’attenzione sui contenuti ideologici, sui significati politici e sui nessi funzionali dell’opera di Massenzio, il quale si autorappresenta come restitutor Urbis. Implicita nella stessa scelta di uno punto nevralgico e gravitante sul centro monumentale di Roma, un luogo simbolico ad alta “densità” ideologica, si direbbe la volontà di instaurare un rapporto diretto con i Fori Imperiali da un lato e con l’antico Foro Romano dall’altro. A seguito delle fasi tardo antiche e medievali, alle intervenute variazioni e alterazioni funzionali (ad esempio l’uso come fienile) si accompagnano la radicale trasformazione del significato e la perdita d’identità della basilica massenziana, riconosciuta come tale soltanto agli inizi del XIX secolo da Antonio Nibby. Come testimoni dell’evoluzione dell’immagine urbana di questo segmento della città, sostituito nel ruolo di centro simbolico dai nuovi punti focali della Roma papale, si analizzano le vedute, le incisioni e i disegni dall’antico noti tra XVII e XIX secolo. Un rinnovato capitolo nella storia della pendice meridionale della Velia si apre prima con i progetti di politica urbana del Governo francese (1809-1814), poi con l’idea della “passeggiata archeologica” che polarizza il vivo dibattito archeologico e urbanistico del periodo post-unitario. L’apertura di via dell’Impero, infine, si configura come l’ultimo atto di semantizzazione di questo settore della Velia, secondo un processo di politica urbana di stampo ideologico e propagandistico da indagare nei risvolti urbanistici e culturali, e che coinvolge direttamente la basilica di Massenzio, reinterpretandola nelle funzioni. Via dei Fori Imperiali costituisce, contemporaneamente, un taglio e una sutura, ricuce questo spazio dentro la forma della città moderna, rinnovandone i valori e recuperandone i legami.
Da Massenzio a Mussolini: la ricostruzione politica di uno spazio urbano alle pendici della Velia / DI FAZIO, Clara; Grazian, Andrea. - (2019). (Intervento presentato al convegno Ricostruire/restaurare Roma. Il rinnovamento degli spazi pubblici e dei monumenti come politica urbana, dall’antichità ai giorni nostr tenutosi a Roma, École française de Rome).
Da Massenzio a Mussolini: la ricostruzione politica di uno spazio urbano alle pendici della Velia
Clara di Fazio
;
2019
Abstract
A Massenzio si deve la concezione di un rilevante progetto monumentale che costituisce l’ultimo capitolo della storia urbanistica della Velia in età antica: alla ricostruzione del tempio adrianeo di Venere e Roma fa da contrappunto la realizzazione di un elegante edificio circolare dalle discusse funzioni (cd. Tempio di Romolo), mentre l’intera pendice meridionale del colle, ridotta e obliterata, è occupata dalla grandiosa basilica. Come noto dalla letteratura archeologica questo versante della collina, investito dall’opera di ripianificazione urbanistica a schema regolare già elaborata da Nerone e messa in atto dagli imperatori flavi (che qui realizzano il complesso degli horrea Piperataria), subisce una drastica metamorfosi con la costruzione del tempio adrianeo terminato nel 135 d.C. e restaurato da Massenzio dopo l’incendio del 307 d.C. Il contributo intende ripercorrere, indagandone i significati ideologici in chiave di politica urbana, le vicende di lungo periodo che a partire dall’età di Massenzio si susseguono nella storia urbanistica del versante meridionale della Velia, una delle aree più rappresentative e storicamente qualificate del centro di Roma antica e moderna, oggetto di successive trasformazioni che incidono a fondo sull’immagine e sul valore di questo importante spazio pubblico fino all’età contemporanea. Di ausilio nella riflessione intorno al fenomeno di ripensamento ideologico e rinnovamento politico, oltre che architettonico, dello spazio urbano sono i risultati delle ricerche d’archivio, la raccolta sistematica e l’esame analitico delle fonti disponibili (numismatiche, epigrafiche e iconografiche). Indagando le ragioni alla base dell’imponente intervento massenziano, una vera e propria operazione “politica” che comporta la definitiva e radicale trasformazione urbanistica su scala monumentale della pendice meridionale della Velia, si concentra l’attenzione sui contenuti ideologici, sui significati politici e sui nessi funzionali dell’opera di Massenzio, il quale si autorappresenta come restitutor Urbis. Implicita nella stessa scelta di uno punto nevralgico e gravitante sul centro monumentale di Roma, un luogo simbolico ad alta “densità” ideologica, si direbbe la volontà di instaurare un rapporto diretto con i Fori Imperiali da un lato e con l’antico Foro Romano dall’altro. A seguito delle fasi tardo antiche e medievali, alle intervenute variazioni e alterazioni funzionali (ad esempio l’uso come fienile) si accompagnano la radicale trasformazione del significato e la perdita d’identità della basilica massenziana, riconosciuta come tale soltanto agli inizi del XIX secolo da Antonio Nibby. Come testimoni dell’evoluzione dell’immagine urbana di questo segmento della città, sostituito nel ruolo di centro simbolico dai nuovi punti focali della Roma papale, si analizzano le vedute, le incisioni e i disegni dall’antico noti tra XVII e XIX secolo. Un rinnovato capitolo nella storia della pendice meridionale della Velia si apre prima con i progetti di politica urbana del Governo francese (1809-1814), poi con l’idea della “passeggiata archeologica” che polarizza il vivo dibattito archeologico e urbanistico del periodo post-unitario. L’apertura di via dell’Impero, infine, si configura come l’ultimo atto di semantizzazione di questo settore della Velia, secondo un processo di politica urbana di stampo ideologico e propagandistico da indagare nei risvolti urbanistici e culturali, e che coinvolge direttamente la basilica di Massenzio, reinterpretandola nelle funzioni. Via dei Fori Imperiali costituisce, contemporaneamente, un taglio e una sutura, ricuce questo spazio dentro la forma della città moderna, rinnovandone i valori e recuperandone i legami.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.