L’infertilità maschile è legata ad alterazioni più o meno gravi della spermatogenesi e l’esame del liquido seminale rappresenta l’indagine di primo livello nell’iter diagnostico di tale patologia. Gli spermatozoi sono stati identifi cati, per la prima volta nel 1679, per merito del naturalista olandese Antonij Van Leeuwenhoek che insieme a J. Ham, suo allievo, osservò in un uomo aff etto da gonorrea degli “animalcula in semine masculino”, denominati poi spermatozoi. Proposero, quindi, che all’interno della testa degli spermatozoi vi fosse un “homunculus” da cui si svilupperebbe il nuovo individuo, rappresentato nel celebre disegno di Hartsoeker del 1694 (fi gura 18.1). Nonostante ciò, le conoscenze e gli studi sul liquido seminale umano si sono sviluppati a partire dal 1779, anno in cui Lazzaro Spallanzani dimostrò la necessità di tale liquido per la fecondazione degli ovuli mediante gli originali esperimenti di inseminazione artifi ciale negli anfi bi e nei cani. Spallanzani, però, riteneva che l’agente fecondante fosse la parte liquida dell’eiaculato mentre “i vermicelli spermatici” non svolgessero nessuna funzione nella riproduzione. Pur essendo molto vicina la soluzione dell’enigma, solo nell’Ottocento, Jean-Louis Prévost e Jean-Baptiste Dumas, fi ltrando il liquido seminale riuscirono ad identifi care gli spermatozoi quali unici elementi fecondanti. Solo verso la metà dell’800, comparvero le prime valutazioni della fertilità maschile basate sull’osservazione degli spermatozoi. Nel 1929 Macomber e Sanders dimostrarono l’importanza del numero degli spermatozoi per differenziare uomini fertili e infertili, eff ettuando una valutazione della concentrazione nemaspermica mediante l’utilizzo di camere di conta, non identifi cate, e rilevando una mediana pari a 100 milioni di spermatozoi/mL. Lo studio del liquido seminale assunse un valore clinico-scientifi co intorno al 1950, quando gli studi di MacLeod cominciarono a sottolineare l’importanza non solo della concentrazione ma anche della motilità degli spermatozoi. Da allora si realizzarono studi per la valutazione delle caratteristiche seminali di uomini, la cui partner era in gravidanza, al fi ne di stabilire dei valori di riferimento per distinguere i soggetti fertili dagli infertili. Nel 1951 MacLeod e Gold, proposero il valore di 20 milioni di spermatozoi per millilitro di eiaculato come valore di riferimento, mentre nel 1977 Smith e Steinberger proposero un valore di 10 milioni/ mL. Tutti questi studi furono importanti poiché diedero la spinta necessaria per la defi nizione dello spermiogramma, analisi che ancora per molto tempo verrà eseguita in maniera incompleta e approssimativa. Nel corso degli anni, grazie alle innovazioni della microscopia ottica in grado di fornire immagini di elevata qualità e l’acquisizione di competenze scientifi che sempre più dedicate e approfondite, l’analisi del liquido seminale ha raggiunto livelli di metodologia e standardizzazione tali da garantirne una elevata qualità analitica.

Esame del Liquido Seminale / Gandini, Loredana; Paoli, Donatella; Pallotti, Francesco; Lenzi, Andrea; Lombardo, Francesco. - (2019), pp. 491-508.

Esame del Liquido Seminale

Loredana Gandini;Donatella Paoli;Francesco Pallotti;Andrea Lenzi;Francesco Lombardo
2019

Abstract

L’infertilità maschile è legata ad alterazioni più o meno gravi della spermatogenesi e l’esame del liquido seminale rappresenta l’indagine di primo livello nell’iter diagnostico di tale patologia. Gli spermatozoi sono stati identifi cati, per la prima volta nel 1679, per merito del naturalista olandese Antonij Van Leeuwenhoek che insieme a J. Ham, suo allievo, osservò in un uomo aff etto da gonorrea degli “animalcula in semine masculino”, denominati poi spermatozoi. Proposero, quindi, che all’interno della testa degli spermatozoi vi fosse un “homunculus” da cui si svilupperebbe il nuovo individuo, rappresentato nel celebre disegno di Hartsoeker del 1694 (fi gura 18.1). Nonostante ciò, le conoscenze e gli studi sul liquido seminale umano si sono sviluppati a partire dal 1779, anno in cui Lazzaro Spallanzani dimostrò la necessità di tale liquido per la fecondazione degli ovuli mediante gli originali esperimenti di inseminazione artifi ciale negli anfi bi e nei cani. Spallanzani, però, riteneva che l’agente fecondante fosse la parte liquida dell’eiaculato mentre “i vermicelli spermatici” non svolgessero nessuna funzione nella riproduzione. Pur essendo molto vicina la soluzione dell’enigma, solo nell’Ottocento, Jean-Louis Prévost e Jean-Baptiste Dumas, fi ltrando il liquido seminale riuscirono ad identifi care gli spermatozoi quali unici elementi fecondanti. Solo verso la metà dell’800, comparvero le prime valutazioni della fertilità maschile basate sull’osservazione degli spermatozoi. Nel 1929 Macomber e Sanders dimostrarono l’importanza del numero degli spermatozoi per differenziare uomini fertili e infertili, eff ettuando una valutazione della concentrazione nemaspermica mediante l’utilizzo di camere di conta, non identifi cate, e rilevando una mediana pari a 100 milioni di spermatozoi/mL. Lo studio del liquido seminale assunse un valore clinico-scientifi co intorno al 1950, quando gli studi di MacLeod cominciarono a sottolineare l’importanza non solo della concentrazione ma anche della motilità degli spermatozoi. Da allora si realizzarono studi per la valutazione delle caratteristiche seminali di uomini, la cui partner era in gravidanza, al fi ne di stabilire dei valori di riferimento per distinguere i soggetti fertili dagli infertili. Nel 1951 MacLeod e Gold, proposero il valore di 20 milioni di spermatozoi per millilitro di eiaculato come valore di riferimento, mentre nel 1977 Smith e Steinberger proposero un valore di 10 milioni/ mL. Tutti questi studi furono importanti poiché diedero la spinta necessaria per la defi nizione dello spermiogramma, analisi che ancora per molto tempo verrà eseguita in maniera incompleta e approssimativa. Nel corso degli anni, grazie alle innovazioni della microscopia ottica in grado di fornire immagini di elevata qualità e l’acquisizione di competenze scientifi che sempre più dedicate e approfondite, l’analisi del liquido seminale ha raggiunto livelli di metodologia e standardizzazione tali da garantirne una elevata qualità analitica.
2019
Medicina di Laboratorio: logica e patologia clinica
978-88-299-2973-3
Liquido Seminale; infertilità; Controllo di qualità
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Esame del Liquido Seminale / Gandini, Loredana; Paoli, Donatella; Pallotti, Francesco; Lenzi, Andrea; Lombardo, Francesco. - (2019), pp. 491-508.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1329080
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