Il contributo si sofferma sull'ampiezza e la profondità delle direttrici di ricerca di Tullio De Mauro, intellettuale pubblico nel senso più forte della tradizione italiana. Il riconoscimento di questo tratto è stato unanime perché la sua opera, qualunque direttrice si segua, ha segnato in modo profondo la vita dell’Italia repubblicana. Ha influito sulla cultura e sul sapere - nella scienze, nella storia e nella filosofia del linguaggio - innovandoli, condizionandone percorsi e orientamenti. Ma sarebbe un errore fermare qui l’analisi, De Mauro ha influito profondamente nei luoghi della vita pubblica e della vita collettiva. Non solo quelli dove il sapere prende forma e si trasmette, la scuola e l’Università, ma i luoghi propri della vita politica, democratica - dove si discutono e si decidono i progetti di trasformazione e si prova a governarli. La cifra del suo impegno, non sempre adeguatamente riconosciuta, è stata un’ idea netta della lingua, di ciò che rappresenta per i singoli e le comunità umane. Un dispositivo che non è, e non può essere, contenuto esterno da veicolare e trasmettere, ma forma che condiziona l’agire, quel peculiare agire con gli altri che è il nostro parlare. Non è stato un messaggio facile da far passare, il suo. Le culture politiche che hanno segnato il ‘900 si fondavano su paradigmi che faticavano a misurarsi con una prospettiva fondata sulla lingua, l’educazione, la comprensione. Affermare, come ripeteva, che farsi capire è un dovere, soprattutto per chi sa, che la chiarezza non è un dono ma una conquista faticosa, necessaria alla vita della democrazie, ha voluto dire camminare a lungo controcorrente. Ma se è stato pioniere, anticipatario e soprattutto anticonformista – non c’era intervento, specie nei tempi più recenti nel quale non ribadisse come il conformismo fosse il vero vulnus dei tempi – De Mauro non è mai stato solo. Lo testimoniano le schiere di studenti che lo hanno eletto maestro, gli interlocutori italiani ed internazionali, gli insegnati e tutti i cittadini che in queste ore gli rendono omaggio. Figure diverse certo, il suo non è stato mai un mondo chiuso o monocolore. C’è gloria per tutti amava ripetere a noi allievi che sceglievamo di approfondire i temi più disparati, da Benedetto Croce alle neuroscienze. Non c’era alcuna inclinazione relativista nelle sua parole, ma l’attitudine tranquilla di non teme la diversità. Di chi ha appreso a fondo la lezione del linguaggio, che ci rende umani ossia uguali e diversi al contempo. Uguali perché tutti possiamo e sappiamo parlare, diversi perché le lingue attraverso cui ci esprimiamo sono diverse e la diversità può portare conflitto e intolleranza. E la chiave va cercata ancora una volta nell’ ”ammonimento di tolleranza, di rispetto, di sforzo di comprensione dell’alterità delle lingue, componenti costitutive di quel linguaggio che fa di noi esseri degni del nome di umani”.

Il dovere di farsi capire / Giuliani, Fabrizia. - (2018), pp. 281-283.

Il dovere di farsi capire

Fabrizia Giuliani
2018

Abstract

Il contributo si sofferma sull'ampiezza e la profondità delle direttrici di ricerca di Tullio De Mauro, intellettuale pubblico nel senso più forte della tradizione italiana. Il riconoscimento di questo tratto è stato unanime perché la sua opera, qualunque direttrice si segua, ha segnato in modo profondo la vita dell’Italia repubblicana. Ha influito sulla cultura e sul sapere - nella scienze, nella storia e nella filosofia del linguaggio - innovandoli, condizionandone percorsi e orientamenti. Ma sarebbe un errore fermare qui l’analisi, De Mauro ha influito profondamente nei luoghi della vita pubblica e della vita collettiva. Non solo quelli dove il sapere prende forma e si trasmette, la scuola e l’Università, ma i luoghi propri della vita politica, democratica - dove si discutono e si decidono i progetti di trasformazione e si prova a governarli. La cifra del suo impegno, non sempre adeguatamente riconosciuta, è stata un’ idea netta della lingua, di ciò che rappresenta per i singoli e le comunità umane. Un dispositivo che non è, e non può essere, contenuto esterno da veicolare e trasmettere, ma forma che condiziona l’agire, quel peculiare agire con gli altri che è il nostro parlare. Non è stato un messaggio facile da far passare, il suo. Le culture politiche che hanno segnato il ‘900 si fondavano su paradigmi che faticavano a misurarsi con una prospettiva fondata sulla lingua, l’educazione, la comprensione. Affermare, come ripeteva, che farsi capire è un dovere, soprattutto per chi sa, che la chiarezza non è un dono ma una conquista faticosa, necessaria alla vita della democrazie, ha voluto dire camminare a lungo controcorrente. Ma se è stato pioniere, anticipatario e soprattutto anticonformista – non c’era intervento, specie nei tempi più recenti nel quale non ribadisse come il conformismo fosse il vero vulnus dei tempi – De Mauro non è mai stato solo. Lo testimoniano le schiere di studenti che lo hanno eletto maestro, gli interlocutori italiani ed internazionali, gli insegnati e tutti i cittadini che in queste ore gli rendono omaggio. Figure diverse certo, il suo non è stato mai un mondo chiuso o monocolore. C’è gloria per tutti amava ripetere a noi allievi che sceglievamo di approfondire i temi più disparati, da Benedetto Croce alle neuroscienze. Non c’era alcuna inclinazione relativista nelle sua parole, ma l’attitudine tranquilla di non teme la diversità. Di chi ha appreso a fondo la lezione del linguaggio, che ci rende umani ossia uguali e diversi al contempo. Uguali perché tutti possiamo e sappiamo parlare, diversi perché le lingue attraverso cui ci esprimiamo sono diverse e la diversità può portare conflitto e intolleranza. E la chiave va cercata ancora una volta nell’ ”ammonimento di tolleranza, di rispetto, di sforzo di comprensione dell’alterità delle lingue, componenti costitutive di quel linguaggio che fa di noi esseri degni del nome di umani”.
2018
Tullio De Mauro
9788893770484
Linguistica Semantica storia italiana educazione linguistica;Tullio De Mauro
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Il dovere di farsi capire / Giuliani, Fabrizia. - (2018), pp. 281-283.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1320290
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