L’eredità architettonica lasciata dall’alto medioevo ai costruttori delle chiese dell’XI e XII secolo della Terra di Lavoro non sempre ha goduto di un’adeguata considerazione da parte della letteratura critica. La complessità socio-politica che, come noto, caratterizza il periodo, avvia un processo di complesse contaminazioni culturali il quale si sviluppa sul terreno comune della romanità, a tratti stemperata dall’influenza bizantina . Tale scenario rimane uno sfondo mai scalfito la cui rilevanza, forse sopravvalutata, ha talora oscurato l’influenza di altri fattori e l’intrinseca pluralità culturale. Come nell’ architettura carolingia, anche in quella longobarda si osserva la ripresa dei modelli paleocristiani. Cionondimeno, mentre nelle costruzioni nordiche si configura un linguaggio peculiare e nuovo rispetto a quello romano, probabilmente anche a causa della sostanziale estraneità dell’ambiente locale rispetto alla cultura latina, nella Langobardia Minor si opera in un contesto profondamente romanizzato. Qui le nuove costruzioni mantengono un carattere prevalentemente ‘latino’ il cui intento evocativo viene troppo semplicisticamente identificato come stanca perpetuazione e reimpiego più o meno consapevole di forme e materiali dell’antichità. I numerosi riferimenti che sin dall’VIII secolo orientano il gusto e permeano la pratica costruttiva, plasmano una fisionomia ben precisa tale da caratterizzare la produzione architettonica e non esaurirsi nella semplice ripresa dei modelli romani.
Architettura religiosa e tecniche costruttive dell’ XI sec. in Terra di Lavoro, tesi di dottorato svolta nell’ambito del Dottorato in Storia e Restauro dell’Architettura XIX ciclo sezione B / Acierno, Marta. - (2009).
Architettura religiosa e tecniche costruttive dell’ XI sec. in Terra di Lavoro, tesi di dottorato svolta nell’ambito del Dottorato in Storia e Restauro dell’Architettura XIX ciclo sezione B
Marta Acierno
2009
Abstract
L’eredità architettonica lasciata dall’alto medioevo ai costruttori delle chiese dell’XI e XII secolo della Terra di Lavoro non sempre ha goduto di un’adeguata considerazione da parte della letteratura critica. La complessità socio-politica che, come noto, caratterizza il periodo, avvia un processo di complesse contaminazioni culturali il quale si sviluppa sul terreno comune della romanità, a tratti stemperata dall’influenza bizantina . Tale scenario rimane uno sfondo mai scalfito la cui rilevanza, forse sopravvalutata, ha talora oscurato l’influenza di altri fattori e l’intrinseca pluralità culturale. Come nell’ architettura carolingia, anche in quella longobarda si osserva la ripresa dei modelli paleocristiani. Cionondimeno, mentre nelle costruzioni nordiche si configura un linguaggio peculiare e nuovo rispetto a quello romano, probabilmente anche a causa della sostanziale estraneità dell’ambiente locale rispetto alla cultura latina, nella Langobardia Minor si opera in un contesto profondamente romanizzato. Qui le nuove costruzioni mantengono un carattere prevalentemente ‘latino’ il cui intento evocativo viene troppo semplicisticamente identificato come stanca perpetuazione e reimpiego più o meno consapevole di forme e materiali dell’antichità. I numerosi riferimenti che sin dall’VIII secolo orientano il gusto e permeano la pratica costruttiva, plasmano una fisionomia ben precisa tale da caratterizzare la produzione architettonica e non esaurirsi nella semplice ripresa dei modelli romani.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.