La frattura della modernità tra natura e cultura è tema noto e fin troppo abusato. Lo scudo della cultura è stato, di norma, utilizzato per segnare il territorio propriamente umano, per definire l'uomo come un essere a parte rispetto al restante mondo animale e in generale alla natura. Presupposto di questa operazione di perimetrazione dell'umanità è stata la tesi della coincidenza esclusiva tra umanità e cultura. Oggi possiamo affermare a buon diritto che cultura e natura sono entrambe costrutti culturali. Mi spaventa un po’ la tesi di Bruno Latour che indica la via della “disinvenzione della modernità“8, sulla base della quale ricomporre domini divenuti (teoricamente) autonomi, dotati di un'esistenza propria. Temo derive regressiste. Del suo progetto mi sembra più interessante la proposta di sostituire l’idea di natura da assumere in sé e non contestabile, con quella di mondo che invece può essere messa in discussione. Ma attenzione, il pianeta non è in pericolo e non negozia: se vi sono minacce sono tutte da riferirsi alla civiltà umana. Per valutare le possibilità che abbiamo di ristabilire equilibri tra noi e il mondo, proverei ad affrontare l’argomento da un’angolatura differente, prendendo a prestito in maniera imprecisa e strumentale due concetti cari a Gilles Deleuze. I concatenamenti che sono alla base delle relazioni naturali di interdipendenza nel mondo animale e vegetale in relazione alle specie, alla territorialità, al clima, alle stagioni. I comportamenti che rappresentano le modalità di agire e reagire di un soggetto o di un gruppo in relazione con altri oggetti e organismi rispetto al contesto ambientale.
Ecologia ed estetica tra romanticismo e azione / Toppetti, Fabrizio. - (2019), pp. 12-27.
Ecologia ed estetica tra romanticismo e azione
Fabrizio Toppetti
2019
Abstract
La frattura della modernità tra natura e cultura è tema noto e fin troppo abusato. Lo scudo della cultura è stato, di norma, utilizzato per segnare il territorio propriamente umano, per definire l'uomo come un essere a parte rispetto al restante mondo animale e in generale alla natura. Presupposto di questa operazione di perimetrazione dell'umanità è stata la tesi della coincidenza esclusiva tra umanità e cultura. Oggi possiamo affermare a buon diritto che cultura e natura sono entrambe costrutti culturali. Mi spaventa un po’ la tesi di Bruno Latour che indica la via della “disinvenzione della modernità“8, sulla base della quale ricomporre domini divenuti (teoricamente) autonomi, dotati di un'esistenza propria. Temo derive regressiste. Del suo progetto mi sembra più interessante la proposta di sostituire l’idea di natura da assumere in sé e non contestabile, con quella di mondo che invece può essere messa in discussione. Ma attenzione, il pianeta non è in pericolo e non negozia: se vi sono minacce sono tutte da riferirsi alla civiltà umana. Per valutare le possibilità che abbiamo di ristabilire equilibri tra noi e il mondo, proverei ad affrontare l’argomento da un’angolatura differente, prendendo a prestito in maniera imprecisa e strumentale due concetti cari a Gilles Deleuze. I concatenamenti che sono alla base delle relazioni naturali di interdipendenza nel mondo animale e vegetale in relazione alle specie, alla territorialità, al clima, alle stagioni. I comportamenti che rappresentano le modalità di agire e reagire di un soggetto o di un gruppo in relazione con altri oggetti e organismi rispetto al contesto ambientale.File | Dimensione | Formato | |
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