Con ‘metafisica del vuoto’ intendiamo una impostazione totalizzante della realtà costruita, all’interno della quale ricondurre i casi particolari di ‘buchi urbani’ e configurarli in virtù di una concezione complessiva di grado superiore. L’espressione - associata dalla storiografia architettonica degli ultimi quarant’anni alla città di Roma - designa le puntuali interruzioni nei brani urbani, le quali ostacola- no una lettura processuale del costruito storico. In riferimento a tali spazi interstiziali utilizzeremo il termine ‘vuoto’ così da far risaltare le valenze legate alla sfera sociale e civile che esso implica; del resto la natura di vuoto è condivisa anche da elementi morfologici quali piazze e strade. La nostra attenzione è quindi rivolta ai ‘vuoti’ nei tessuti consolidati, ovvero ambiti scarsamente vissuti dalla cittadinanza e configurati come lacerazioni all’interno di un ambiente altrimenti organico. Indicare le cicatrici romane di piazza del Parlamento, della Moretta, etc, quali ‘vuoti’ non è scontato, dal momento che equivale a proiettarle in un mondo di concetti e significati spaziali ‘positivi’; d’altronde, nonostante il lemma sottenda qualcosa che dovrebbe/potrebbe esserci, tale mancanza riesce comunque ad assumere l’accezione proficua di spazio libero, suscettibile a trasformarsi in luogo pubblico e vivibile.
Metafisica del vuoto. Ripensare i luoghi urbani di Roma / Falsetti, Marco; Ciotoli, Pina. - (2018), pp. 62-65.
Metafisica del vuoto. Ripensare i luoghi urbani di Roma
Marco Falsetti;Pina Ciotoli
2018
Abstract
Con ‘metafisica del vuoto’ intendiamo una impostazione totalizzante della realtà costruita, all’interno della quale ricondurre i casi particolari di ‘buchi urbani’ e configurarli in virtù di una concezione complessiva di grado superiore. L’espressione - associata dalla storiografia architettonica degli ultimi quarant’anni alla città di Roma - designa le puntuali interruzioni nei brani urbani, le quali ostacola- no una lettura processuale del costruito storico. In riferimento a tali spazi interstiziali utilizzeremo il termine ‘vuoto’ così da far risaltare le valenze legate alla sfera sociale e civile che esso implica; del resto la natura di vuoto è condivisa anche da elementi morfologici quali piazze e strade. La nostra attenzione è quindi rivolta ai ‘vuoti’ nei tessuti consolidati, ovvero ambiti scarsamente vissuti dalla cittadinanza e configurati come lacerazioni all’interno di un ambiente altrimenti organico. Indicare le cicatrici romane di piazza del Parlamento, della Moretta, etc, quali ‘vuoti’ non è scontato, dal momento che equivale a proiettarle in un mondo di concetti e significati spaziali ‘positivi’; d’altronde, nonostante il lemma sottenda qualcosa che dovrebbe/potrebbe esserci, tale mancanza riesce comunque ad assumere l’accezione proficua di spazio libero, suscettibile a trasformarsi in luogo pubblico e vivibile.File | Dimensione | Formato | |
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