Negli ultimi due decenni, il moltiplicarsi di attacchi terroristici non solo su scala internazionale ha reso sempre più evidente come pressoché nessun luogo e nessun contesto comunitario possano ormai dirsi al sicuro da forme di terrorismo di varia matrice e natura. A far la differenza rispetto ai decenni passati non è tanto la più ampia incidenza di attacchi terroristici, quanto l'impossibilità di prevedere l'origine della minaccia. A tale salto di qualità delle strategie terroristiche non ha fatto seguito un'adeguata risposta normativa almeno per quanto attiene una definizione chiara e distinta della fattispecie in oggetto. Contrapposto a ogni tentativo di inquadramento generale del fenomeno terroristico, al prospettivismo latente nella massima tante volte ripetuta One man's terrorist is another man's freedom fighter ha fatto seguito il prospettivismo delle diverse prese di posizione, spesso armate, a riguardo dei più diversi scenari di crisi. Partendo da tale constatazione – a ben vedere non così paradossale (al moltiplicarsi degli atti di terrorismo fa seguito una sempre maggiore resistenza, da parte di attori statali e blocchi geopolitici, al convergere su di una definizione condivisa della fattispecie dell'atto terroristico) – si cercherà di rispondere alle seguenti questioni: il relativismo delle prospettive sopra richiamato è realmente l'ultima parola per quanto concerne una definizione di terrorismo che possa, almeno idealmente, trovare il consenso di tutte le parti in causa? L'analisi filosofica può dare un contributo specifico al tentativo di rintracciare una simile definizione, rispetto a quello offerto da altre discipline e approcci al problema? Nel caso, tale contributo è in grado di prendere sul serio le ragioni delle parti in causa e al contempo far valere una prospettiva critica nei riguardi di esse, che sia a sua volta consapevole dei presupposti normativi ed epistemici che la connotano e situano all'interno di un determinato contesto argomentativo? Per rispondere a tali domande, si passeranno in rassegna le principali argomentazioni discusse in letteratura e si cercherà di dar conto della proficuità della seguente definizione del fenomeno terroristico: un atto o un insieme di atti volontari di violenza fisica su persone (e/o cose da cui dipende la loro immediata sussistenza) non costituenti una minaccia fattuale all’incolumità di terzi, allo scopo di imporre la propria volontà all’avversario.

Violenza, terrore, politica: per una definizione del concetto di terrorismo / Salvatore, Andrea. - (2019), pp. 247-256.

Violenza, terrore, politica: per una definizione del concetto di terrorismo

Salvatore Andrea
2019

Abstract

Negli ultimi due decenni, il moltiplicarsi di attacchi terroristici non solo su scala internazionale ha reso sempre più evidente come pressoché nessun luogo e nessun contesto comunitario possano ormai dirsi al sicuro da forme di terrorismo di varia matrice e natura. A far la differenza rispetto ai decenni passati non è tanto la più ampia incidenza di attacchi terroristici, quanto l'impossibilità di prevedere l'origine della minaccia. A tale salto di qualità delle strategie terroristiche non ha fatto seguito un'adeguata risposta normativa almeno per quanto attiene una definizione chiara e distinta della fattispecie in oggetto. Contrapposto a ogni tentativo di inquadramento generale del fenomeno terroristico, al prospettivismo latente nella massima tante volte ripetuta One man's terrorist is another man's freedom fighter ha fatto seguito il prospettivismo delle diverse prese di posizione, spesso armate, a riguardo dei più diversi scenari di crisi. Partendo da tale constatazione – a ben vedere non così paradossale (al moltiplicarsi degli atti di terrorismo fa seguito una sempre maggiore resistenza, da parte di attori statali e blocchi geopolitici, al convergere su di una definizione condivisa della fattispecie dell'atto terroristico) – si cercherà di rispondere alle seguenti questioni: il relativismo delle prospettive sopra richiamato è realmente l'ultima parola per quanto concerne una definizione di terrorismo che possa, almeno idealmente, trovare il consenso di tutte le parti in causa? L'analisi filosofica può dare un contributo specifico al tentativo di rintracciare una simile definizione, rispetto a quello offerto da altre discipline e approcci al problema? Nel caso, tale contributo è in grado di prendere sul serio le ragioni delle parti in causa e al contempo far valere una prospettiva critica nei riguardi di esse, che sia a sua volta consapevole dei presupposti normativi ed epistemici che la connotano e situano all'interno di un determinato contesto argomentativo? Per rispondere a tali domande, si passeranno in rassegna le principali argomentazioni discusse in letteratura e si cercherà di dar conto della proficuità della seguente definizione del fenomeno terroristico: un atto o un insieme di atti volontari di violenza fisica su persone (e/o cose da cui dipende la loro immediata sussistenza) non costituenti una minaccia fattuale all’incolumità di terzi, allo scopo di imporre la propria volontà all’avversario.
2019
Macropolitica. I nodi della politica globale
978-88-5756-082-3
Terrorismo; guerra; violenza; politica; terrore
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Violenza, terrore, politica: per una definizione del concetto di terrorismo / Salvatore, Andrea. - (2019), pp. 247-256.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1304898
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