Le indagini archeologiche nei cunei IX e X del Colosseo hanno restituito un elevato numero di resti faunistici, recuperati grazie alla setacciatura totale degli interri rimossi. Il campione è costituito da circa 6249 frammenti di ossi e conchiglie, per un peso totale di 36459 kg, e presenta uno stato di conservazione variabile, fortemente influenzato dal contesto di rinvenimento. La maggior parte dei resti (52%) è stata sottoposta a uno studio faunistico completo mentre i restanti (48%), provenienti da due grandi strati di riporto del cuneo X e caratterizzati da un’alta residualità, sono stati solamente contati e pesati e verranno presentati per un discorso generale sulle dinamiche di formazione dell’interro. Nel complesso le condizioni conservative sono abbastanza buone da aver consentito l’identificazione a livello di specie o di famiglia di 1251 resti (38%), mentre altri 1737 sono stati attribuiti alle categorie generiche (53%) di grande, medio e piccolo mammifero in base alla taglia. Il campione viene presentato suddiviso in tre macrocontesti cronologici: i due più rilevanti, da un punto di vista qualitativo, provengono dagli strati di età imperiale e tardoantica recuperati all’interno dei condotti radiali del cuneo IX; il contesto più abbondante è quello di età medievale che comprende, oltre ai riempimenti superficiali dei condotti radiali del cuneo IX e del relativo ambulacro, anche gli strati riferibili alla frequentazione postantica di entrambi i cunei. La descrizione dei resti è articolata per fasi cronologiche, introdotte da una breve contestualizzazione nel sito. All’interno di ogni fase si è adottata la medesima struttura, segnalando prima le specie eduli (mammiferi, uccelli, pesci e molluschi), quindi le specie estranee al consumo alimentare. Pur provenendo da ambiti cronologici diversi, l’assemblaggio faunistico si presenta piuttosto omogeneo, con una prevalenza assoluta di specie domestiche, mentre i frutti della caccia e della pesca sono sporadici e le specie intrusive del tutto marginali. In tutti i casi si tratta di contesti molto interessanti perché permettono di aggiungere un importante tassello alla ricostruzione delle pratiche alimentari tra l’età romana e il pieno Medioevo.
I resti faunistici dai cunei IX e X / Brancazi, Luca. - (2018), pp. 197-213.
I resti faunistici dai cunei IX e X
Luca Brancazi
2018
Abstract
Le indagini archeologiche nei cunei IX e X del Colosseo hanno restituito un elevato numero di resti faunistici, recuperati grazie alla setacciatura totale degli interri rimossi. Il campione è costituito da circa 6249 frammenti di ossi e conchiglie, per un peso totale di 36459 kg, e presenta uno stato di conservazione variabile, fortemente influenzato dal contesto di rinvenimento. La maggior parte dei resti (52%) è stata sottoposta a uno studio faunistico completo mentre i restanti (48%), provenienti da due grandi strati di riporto del cuneo X e caratterizzati da un’alta residualità, sono stati solamente contati e pesati e verranno presentati per un discorso generale sulle dinamiche di formazione dell’interro. Nel complesso le condizioni conservative sono abbastanza buone da aver consentito l’identificazione a livello di specie o di famiglia di 1251 resti (38%), mentre altri 1737 sono stati attribuiti alle categorie generiche (53%) di grande, medio e piccolo mammifero in base alla taglia. Il campione viene presentato suddiviso in tre macrocontesti cronologici: i due più rilevanti, da un punto di vista qualitativo, provengono dagli strati di età imperiale e tardoantica recuperati all’interno dei condotti radiali del cuneo IX; il contesto più abbondante è quello di età medievale che comprende, oltre ai riempimenti superficiali dei condotti radiali del cuneo IX e del relativo ambulacro, anche gli strati riferibili alla frequentazione postantica di entrambi i cunei. La descrizione dei resti è articolata per fasi cronologiche, introdotte da una breve contestualizzazione nel sito. All’interno di ogni fase si è adottata la medesima struttura, segnalando prima le specie eduli (mammiferi, uccelli, pesci e molluschi), quindi le specie estranee al consumo alimentare. Pur provenendo da ambiti cronologici diversi, l’assemblaggio faunistico si presenta piuttosto omogeneo, con una prevalenza assoluta di specie domestiche, mentre i frutti della caccia e della pesca sono sporadici e le specie intrusive del tutto marginali. In tutti i casi si tratta di contesti molto interessanti perché permettono di aggiungere un importante tassello alla ricostruzione delle pratiche alimentari tra l’età romana e il pieno Medioevo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.