Il Capitolo 1 illustra la formulazione di un modello di analisi dell’impresa articolato su tre concetti interagenti: contesto (interno ed esterno), azione e prestazione. A seguire, il capitolo illustra le differenze tra processi di produzione e di consumo e delinea i tratti caratteristici dei processi di scambio e della divisione del lavoro tra individui, fenomeno quest’ultimo che amplifica i fabbisogni di coordinamento delle iniziative individuali. Tali fabbisogni di coordinamento degli individui sono coperti mediante istituzioni diverse. Nell’ordine, vengono approfonditi i mercati, le organizzazioni in generale e, quindi, l’impresa, quale specifica organizzazione finalizzata alla produzione di reddito. Con riferimento all’impresa, lo studio contribuisce a una lettura dell’evoluzione di questa istituzione nel corso del tempo: dall’impresa artigiana a quella mercantile, dall’impresa industriale alla grande impresa organizzata in forma di società di capitali. Con riferimento alla grande corporation il lavoro si sofferma sulla distinzione tra soggetto economico e soggetto giuridico, capitale di comando e controllato, impresa a controllo proprietario forte e debole, sui potenziali conflitti di interessi che possono sorgere tra azionisti e manager e tra azionisti di controllo e azionisti di minoranza. Il capitolo si conclude analizzando la dimensione delle imprese in ottica sia quantitativa che qualitativa, nonché il tema dei gruppi di imprese. Il Capitolo 2 prende le mosse dal concetto di decisioni (come scelta tra soluzioni alternative) e, dunque, di processo selettivo. La scelta tra soluzioni alternative deve salvaguardare la sopravvivenza dell’impresa e, quindi, perseguire obiettivi generali (aventi natura economico-finanziaria) che, a loro volta, dipendono dalla capacità dell’impresa di raggiungere traguardi particolari connessi alla competitività esterna e all’organizzazione interna. A ciò si lega la tradizionale distinzione tra decisioni strategiche, tattiche e operative. Nell’assunzione delle scelte il decisore deve anche considerare criteri decisionali riconducibili all’efficacia, all’efficienza, alla redditività e alla coerenza. Viene, inoltre, illustrata la distinzione tra rischio asimmetrico e simmetrico. Il primo si riferisce all’idea di rischio come pericolo di eventi sfavorevoli, il secondo si basa sul concetto di rischio come volatilità rispetto a un risultato medio atteso. Al riguardo, è stato evidenziato come tra redditività attesa e rischio sussista una relazione positiva: puntare alla crescita della redditività implica realizzare progetti aziendali più rischiosi; al contrario, l’avversione al rischio del decisore comporta un ridimensionamento degli obiettivi di redditività. La ricerca di un giusto trade-off tra crescita della redditività attesa e riduzione del rischio incontra spesso difficoltà dovute alle carenze informative e di conoscenza del decisore, da cui derivano le condizioni di incertezza e ambiguità decisionale. Il capitolo si conclude con un richiamo al ruolo svolto dalla flessibilità e dal committment nelle imprese le cui decisioni si inseriscono in un contesto caratterizzato da incertezza e ambiguità. Il Capitolo 3 affronta il tema del confine dell’impresa, quale insieme delle combinazioni produttive che il manager ha ritenuto di collocare all’interno dell’impresa, e ne illustra il suo carattere dinamico. Vengono, altresì, analizzati i fattori che possono assumere rilievo nelle scelte inerenti il confine dell’impresa, quali la valutazione comparativa dell’efficienza interna e dei costi di transazione, le pressioni istituzionali, le crisi dei mercati serviti, la presenza di nuove opportunità di sviluppo, l’acquisizione di potere di mercato. Il capitolo affronta poi le due dimensioni, verticale e orizzontale, lungo le quali è possibile estendere il confine aziendale. Si introducono, quindi, le scelte di integrazione verticale e di diversificazione come percorsi attraverso i quali l’impresa estende il proprio confine a combinazioni produttive verticalmente collegate e a nuove aree di affare. Il capitolo illustra anche fattispecie ibride, quale la quasi-integrazione, che comprende tutte le forme di accordi e relazioni che creano nella sostanza rapporti di lungo termine, di natura esclusiva tra due o più imprese. Queste forme ibride creano le basi per l’affermarsi delle cosiddette “imprese rete”. Il Capitolo 4 tratta dell’istituto attraverso il quale nell’impresa i fattori della produzione sono coordinati e raccordati tra loro: l’organizzazione. L’organizzazione è oggetto di una particolare funzione che viene sovente definita funzione dell’organizzazione. Nello svolgimento della sua attività, questa funzione deve considerare le esigenze connesse alla divisione del lavoro, tenendo presenti però i costi di coordinamento, i costi di agenzia, la specificità delle risorse umane e i costi del cambiamento. Nel considerare gli aspetti richiamati, la funzione di organizzazione può agire sulla struttura, sugli incentivi, sulle persone e sulla cultura, nonché sulle correlazioni e interdipendenze tra i quattro elementi appena richiamati. Nello svolgere il suo ruolo, la funzione dell’organizzazione deve considerare anche le esigenze del cambiamento, valutando al contempo le inerzie che il contesto interno pro-tempore vigente esercita sul cambiamento e le vie per il loro superamento. Il Capitolo 5 descrive il contesto in cui operano le imprese, articolato in macro- e micro-ambiente. Successivamente, viene introdotto il concetto di settore industriale, per poi analizzare il grado di concentrazione dei settori, il potere di mercato (di compratori e venditori) e la competizione infra-settoriale. La seconda parte del capitolo si focalizza sull’ambiente competitivo secondo due prospettive: una prospettiva statica, basata sul paradigma struttura-condotte-risultati e sul connesso modello delle cinque forze competitive; una prospettiva dinamica, che vede l’impresa e gli aggregati d’imprese come fenomeni che possono essere descritti rispetto alle fasi che ne caratterizzano il ciclo vitale. Il Capitolo 6 delinea i risultati dell’impresa nell’ottica reale, di cui il capitale e il reddito sono gli elementi portanti. Di seguito, il capitolo si sofferma sul concetto di stato di operatività dell’impresa, così come descritto dal budget di esercizio e ne individua, attraverso l’analisi del punto di pareggio, le grandezze caratteristiche espresse dal margine di contribuzione, dalla quantità prodotta e venduta e dalla quantità di equilibrio. Le grandezze caratteristiche sono soggette a vincoli di carattere mercatistico e produttivo che, nel loro insieme, definiscono il reddito massimo. La differenza tra il reddito di esercizio e il reddito massimo esprime una riserva potenziale che può essere sapientemente mantenuta nel corso del tempo oppure distribuita ai diversi portatori di interesse dell’impresa. Ai risultati dell’impresa, letti nella dimensione reale, contribuiscono le variazioni dei prezzi attraverso le quali, data l’elasticità della domanda, il manager può incrementare i ricavi. Allo stesso modo, mediante la leva operativa il manager valuta e regola la sensibilità del reddito qualificante lo stato di operatività dell’impresa rispetto alle variazioni dei ricavi. Gli scostamenti tra le grandezze caratteristiche, così come qualificate nello stato di operatività dell’impresa, e i risultati via via conseguiti sono letti attraverso XIV Prefazione l’analisi della varianza del reddito. Il capitolo si conclude, infine, con una disamina della dinamica evolutiva dell’impresa attraverso l’azione di governo che può agire, da un lato, sulla distribuzione del reddito massimo ai suoi diversi interlocutori e, dall’altro lato, sull’entità del reddito massimo, ovvero sulla sua produzione attraverso azioni sia di innovazione sia di replicazione. Il Capitolo 7 ricalca i risultati dell’impresa in ottica finanziaria, di cui le attività e le passività patrimoniali, da un lato, e le entrate e le uscite, dall’altro, sono elementi portanti. Il capitolo introduce due logiche di analisi: quella statica, basata sul concetto di fondo, e quella dinamica, incentrata sul concetto di flusso. Nella logica statica assume rilievo lo stato patrimoniale definito sulla base del complesso di attività e di passività che rientrano nella disponibilità dell’impresa, e la sua composizione, espressa mediante due grandezze caratteristiche quali il capitale circolante netto e la posizione finanziaria netta. Successivamente, il capitolo approfondisce l’analisi dei risultati dell’impresa nell’ottica dinamica, con particolare riferimento ai flussi di capitale circolante netto, di cassa e del free cash flow rappresentati attraverso il rendiconto finanziario. Il capitolo tocca poi l’analisi degli scostamenti dei valori assunti dalle grandezze finanziarie registrate a consuntivo rispetto a quelle definite a preventivo. Il capitolo si conclude approfondendo la leva finanziaria e l’effetto leva finanziaria e le condizioni nelle quali un incremento del rapporto di indebitamento permette all’impresa non solo di rendere più probabile la fattibilità finanziaria di un investimento, ma anche di accrescerne gli effetti sulla redditività netta dell’impresa. Il Capitolo 8, infine, delimita un modello di misurazione dei risultati dell’impresa basato su tre dimensioni: due di esse esprimono la performance corrente, mentre la terza è volta a determinare una componente potenziale e residuale della performance d’impresa, denominata performance potenziale o prospettica. Delle due dimensioni maggiormente segnaletiche della performance corrente, una è stata sintetizzata nell’indicatore di scostamento delle vendite (SV), mentre l’altra si traduce nel complementare indicatore di scostamento dei costi (CV). La terza dimensione è stata, invece, sintetizzata in un indicatore delle capacità di sviluppo sostenibile (SD). A queste dimensioni si accompagnano dei vincoli che l’impresa deve tenere presente nel corso della propria dinamica evolutiva. Vincoli che riguardano il rispetto dell’equilibrio monetario, la creazione di valore per gli azionisti e il rispetto delle attese e delle pressioni degli altri portatori di interessi. Si aggiunga, in ultimo, che le richiamate dimensioni di risultato possono essere declinate in indicatori e misure di livello via via più dettagliato, passando dalla prospettiva corporate a quella delle aree di affari, sino ad arrivare al singolo individuo.

L'impresa. Fondamenti e profili economico-finanziari / Gatti, Corrado; Renzi, Antonio; Vagnani, Gianluca. - (2019), pp. 1-400.

L'impresa. Fondamenti e profili economico-finanziari

Corrado Gatti;Antonio Renzi;Gianluca Vagnani
2019

Abstract

Il Capitolo 1 illustra la formulazione di un modello di analisi dell’impresa articolato su tre concetti interagenti: contesto (interno ed esterno), azione e prestazione. A seguire, il capitolo illustra le differenze tra processi di produzione e di consumo e delinea i tratti caratteristici dei processi di scambio e della divisione del lavoro tra individui, fenomeno quest’ultimo che amplifica i fabbisogni di coordinamento delle iniziative individuali. Tali fabbisogni di coordinamento degli individui sono coperti mediante istituzioni diverse. Nell’ordine, vengono approfonditi i mercati, le organizzazioni in generale e, quindi, l’impresa, quale specifica organizzazione finalizzata alla produzione di reddito. Con riferimento all’impresa, lo studio contribuisce a una lettura dell’evoluzione di questa istituzione nel corso del tempo: dall’impresa artigiana a quella mercantile, dall’impresa industriale alla grande impresa organizzata in forma di società di capitali. Con riferimento alla grande corporation il lavoro si sofferma sulla distinzione tra soggetto economico e soggetto giuridico, capitale di comando e controllato, impresa a controllo proprietario forte e debole, sui potenziali conflitti di interessi che possono sorgere tra azionisti e manager e tra azionisti di controllo e azionisti di minoranza. Il capitolo si conclude analizzando la dimensione delle imprese in ottica sia quantitativa che qualitativa, nonché il tema dei gruppi di imprese. Il Capitolo 2 prende le mosse dal concetto di decisioni (come scelta tra soluzioni alternative) e, dunque, di processo selettivo. La scelta tra soluzioni alternative deve salvaguardare la sopravvivenza dell’impresa e, quindi, perseguire obiettivi generali (aventi natura economico-finanziaria) che, a loro volta, dipendono dalla capacità dell’impresa di raggiungere traguardi particolari connessi alla competitività esterna e all’organizzazione interna. A ciò si lega la tradizionale distinzione tra decisioni strategiche, tattiche e operative. Nell’assunzione delle scelte il decisore deve anche considerare criteri decisionali riconducibili all’efficacia, all’efficienza, alla redditività e alla coerenza. Viene, inoltre, illustrata la distinzione tra rischio asimmetrico e simmetrico. Il primo si riferisce all’idea di rischio come pericolo di eventi sfavorevoli, il secondo si basa sul concetto di rischio come volatilità rispetto a un risultato medio atteso. Al riguardo, è stato evidenziato come tra redditività attesa e rischio sussista una relazione positiva: puntare alla crescita della redditività implica realizzare progetti aziendali più rischiosi; al contrario, l’avversione al rischio del decisore comporta un ridimensionamento degli obiettivi di redditività. La ricerca di un giusto trade-off tra crescita della redditività attesa e riduzione del rischio incontra spesso difficoltà dovute alle carenze informative e di conoscenza del decisore, da cui derivano le condizioni di incertezza e ambiguità decisionale. Il capitolo si conclude con un richiamo al ruolo svolto dalla flessibilità e dal committment nelle imprese le cui decisioni si inseriscono in un contesto caratterizzato da incertezza e ambiguità. Il Capitolo 3 affronta il tema del confine dell’impresa, quale insieme delle combinazioni produttive che il manager ha ritenuto di collocare all’interno dell’impresa, e ne illustra il suo carattere dinamico. Vengono, altresì, analizzati i fattori che possono assumere rilievo nelle scelte inerenti il confine dell’impresa, quali la valutazione comparativa dell’efficienza interna e dei costi di transazione, le pressioni istituzionali, le crisi dei mercati serviti, la presenza di nuove opportunità di sviluppo, l’acquisizione di potere di mercato. Il capitolo affronta poi le due dimensioni, verticale e orizzontale, lungo le quali è possibile estendere il confine aziendale. Si introducono, quindi, le scelte di integrazione verticale e di diversificazione come percorsi attraverso i quali l’impresa estende il proprio confine a combinazioni produttive verticalmente collegate e a nuove aree di affare. Il capitolo illustra anche fattispecie ibride, quale la quasi-integrazione, che comprende tutte le forme di accordi e relazioni che creano nella sostanza rapporti di lungo termine, di natura esclusiva tra due o più imprese. Queste forme ibride creano le basi per l’affermarsi delle cosiddette “imprese rete”. Il Capitolo 4 tratta dell’istituto attraverso il quale nell’impresa i fattori della produzione sono coordinati e raccordati tra loro: l’organizzazione. L’organizzazione è oggetto di una particolare funzione che viene sovente definita funzione dell’organizzazione. Nello svolgimento della sua attività, questa funzione deve considerare le esigenze connesse alla divisione del lavoro, tenendo presenti però i costi di coordinamento, i costi di agenzia, la specificità delle risorse umane e i costi del cambiamento. Nel considerare gli aspetti richiamati, la funzione di organizzazione può agire sulla struttura, sugli incentivi, sulle persone e sulla cultura, nonché sulle correlazioni e interdipendenze tra i quattro elementi appena richiamati. Nello svolgere il suo ruolo, la funzione dell’organizzazione deve considerare anche le esigenze del cambiamento, valutando al contempo le inerzie che il contesto interno pro-tempore vigente esercita sul cambiamento e le vie per il loro superamento. Il Capitolo 5 descrive il contesto in cui operano le imprese, articolato in macro- e micro-ambiente. Successivamente, viene introdotto il concetto di settore industriale, per poi analizzare il grado di concentrazione dei settori, il potere di mercato (di compratori e venditori) e la competizione infra-settoriale. La seconda parte del capitolo si focalizza sull’ambiente competitivo secondo due prospettive: una prospettiva statica, basata sul paradigma struttura-condotte-risultati e sul connesso modello delle cinque forze competitive; una prospettiva dinamica, che vede l’impresa e gli aggregati d’imprese come fenomeni che possono essere descritti rispetto alle fasi che ne caratterizzano il ciclo vitale. Il Capitolo 6 delinea i risultati dell’impresa nell’ottica reale, di cui il capitale e il reddito sono gli elementi portanti. Di seguito, il capitolo si sofferma sul concetto di stato di operatività dell’impresa, così come descritto dal budget di esercizio e ne individua, attraverso l’analisi del punto di pareggio, le grandezze caratteristiche espresse dal margine di contribuzione, dalla quantità prodotta e venduta e dalla quantità di equilibrio. Le grandezze caratteristiche sono soggette a vincoli di carattere mercatistico e produttivo che, nel loro insieme, definiscono il reddito massimo. La differenza tra il reddito di esercizio e il reddito massimo esprime una riserva potenziale che può essere sapientemente mantenuta nel corso del tempo oppure distribuita ai diversi portatori di interesse dell’impresa. Ai risultati dell’impresa, letti nella dimensione reale, contribuiscono le variazioni dei prezzi attraverso le quali, data l’elasticità della domanda, il manager può incrementare i ricavi. Allo stesso modo, mediante la leva operativa il manager valuta e regola la sensibilità del reddito qualificante lo stato di operatività dell’impresa rispetto alle variazioni dei ricavi. Gli scostamenti tra le grandezze caratteristiche, così come qualificate nello stato di operatività dell’impresa, e i risultati via via conseguiti sono letti attraverso XIV Prefazione l’analisi della varianza del reddito. Il capitolo si conclude, infine, con una disamina della dinamica evolutiva dell’impresa attraverso l’azione di governo che può agire, da un lato, sulla distribuzione del reddito massimo ai suoi diversi interlocutori e, dall’altro lato, sull’entità del reddito massimo, ovvero sulla sua produzione attraverso azioni sia di innovazione sia di replicazione. Il Capitolo 7 ricalca i risultati dell’impresa in ottica finanziaria, di cui le attività e le passività patrimoniali, da un lato, e le entrate e le uscite, dall’altro, sono elementi portanti. Il capitolo introduce due logiche di analisi: quella statica, basata sul concetto di fondo, e quella dinamica, incentrata sul concetto di flusso. Nella logica statica assume rilievo lo stato patrimoniale definito sulla base del complesso di attività e di passività che rientrano nella disponibilità dell’impresa, e la sua composizione, espressa mediante due grandezze caratteristiche quali il capitale circolante netto e la posizione finanziaria netta. Successivamente, il capitolo approfondisce l’analisi dei risultati dell’impresa nell’ottica dinamica, con particolare riferimento ai flussi di capitale circolante netto, di cassa e del free cash flow rappresentati attraverso il rendiconto finanziario. Il capitolo tocca poi l’analisi degli scostamenti dei valori assunti dalle grandezze finanziarie registrate a consuntivo rispetto a quelle definite a preventivo. Il capitolo si conclude approfondendo la leva finanziaria e l’effetto leva finanziaria e le condizioni nelle quali un incremento del rapporto di indebitamento permette all’impresa non solo di rendere più probabile la fattibilità finanziaria di un investimento, ma anche di accrescerne gli effetti sulla redditività netta dell’impresa. Il Capitolo 8, infine, delimita un modello di misurazione dei risultati dell’impresa basato su tre dimensioni: due di esse esprimono la performance corrente, mentre la terza è volta a determinare una componente potenziale e residuale della performance d’impresa, denominata performance potenziale o prospettica. Delle due dimensioni maggiormente segnaletiche della performance corrente, una è stata sintetizzata nell’indicatore di scostamento delle vendite (SV), mentre l’altra si traduce nel complementare indicatore di scostamento dei costi (CV). La terza dimensione è stata, invece, sintetizzata in un indicatore delle capacità di sviluppo sostenibile (SD). A queste dimensioni si accompagnano dei vincoli che l’impresa deve tenere presente nel corso della propria dinamica evolutiva. Vincoli che riguardano il rispetto dell’equilibrio monetario, la creazione di valore per gli azionisti e il rispetto delle attese e delle pressioni degli altri portatori di interessi. Si aggiunga, in ultimo, che le richiamate dimensioni di risultato possono essere declinate in indicatori e misure di livello via via più dettagliato, passando dalla prospettiva corporate a quella delle aree di affari, sino ad arrivare al singolo individuo.
2019
9788838695568
impresa; ambiente interno; ambiente esterno; performance economico-finanziarie
03 Monografia::03a Saggio, Trattato Scientifico
L'impresa. Fondamenti e profili economico-finanziari / Gatti, Corrado; Renzi, Antonio; Vagnani, Gianluca. - (2019), pp. 1-400.
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