Il presente contributo intende indagare la possibilità di sviluppare, attraverso le ontologie informatiche, una rappresentazione del processo di indagine preliminare all’intervento sui centri storici. Il contesto culturale cui si riferisce lo studio dei centri storici appare oggi particolarmente complesso sia dal punto di vista della molteplicità delle discipline coinvolte sia per l’elevato coinvolgimento di sistemi informativi diversi e altamente specializzati. La possibilità di controllare digitalmente un articolato sistema di informazioni eterogenee e di integrarlo con dati provenienti da ambienti informatici diversi sta progressivamente diventando un requisito essenziale sia per sostenere la ricerca nel settore sia per supportare le attività di tutela e gestione del patrimonio urbano. Di conseguenza, si assiste ad una proliferazione di sistemi informativi e terminologie specializzate, non sviluppate con l’intento di definire un strumento di raccordo tra esperti quanto piuttosto di esprimere un gesto intellettuale finalizzato alla costruzione di ipotesi fondate su fenomeni discriminatori ossia specificità apparentemente incompatibili con le situazioni limitrofe . Il settore è di fatto caratterizzato da un problema complesso di interazione fra informazioni diverse e complementari provenienti da vari sistemi che può essere efficacemente risolto dalle ontologie, schemi di rappresentazione concettuale formalizzati, in grado di descrivere compiutamente diversi ambiti culturali e relazionarsi con diversi sistemi operativi. Le ontologie sono infatti sviluppate attraverso un linguaggio in grado di comunicare sia con gli strumenti più diffusi per la rappresentazione geografica, quali il GIS (sistema impiegato nella maggior parte dei sistemi informativi territoriali SIT), sia con gli ambienti informatici generalmente dedicati alla progettazione architettonica e più in generale al settore dell’AEC (Architecture, Engineering, Construction), come ad esempio il BIM. In particolare, nel presente contributo si presenterà un’ipotesi di formalizzazione del sistema informativo territoriale della Carta del Rischio , intendendo però interpretare appieno l’impostazione integrata del sistema, concepito all’interno di una struttura più ampia che si riferisce al sistema VIR (Vincoli in Rete) . 1. Le ontologie informatiche come strumento di rappresentazione I modelli di rappresentazione sviluppati attraverso le ontologie informatiche mirano a descrivere una parte di realtà attraverso una struttura logica articolata in classi e proprietà. Le prime rappresentano i concetti e costituiscono un insieme che può racchiudere diverse entità, le seconde ne ampliano la descrizione attraverso l’espressione di relazioni tra i concetti. Negli ultimi decenni le ontologie informatiche hanno goduto di un notevole interesse soprattutto indotto dal crescente sviluppo dell’impiego del web e in particolare del web semantico. Quest’ultimo costituisce un’estensione del primo e consente che i contenuti trasmessi siano comprensibili non solo da utenti umani, ma, almeno in parte, anche da altri agenti artificiali. Questa capacità di agire da ‘interpreti’ è resa possibile grazie alle ontologie e rende la loro applicazione ricercata in molteplici contesti, in particolare, dove sia necessario favorire la condivisione e l’integrazione di dati e informazioni, l’interoperabilità (fra software diversi), l’aggregazione di contenuti. L’alto interesse per l’argomento ha portato ad un moltiplicarsi di ricerche nel settore, affiancate da proposte operative e metodologie di indagine, talvolta rivolte a discipline molto eterogenee rendendo difficile la descrizione esaustiva del dibattito contemporaneo. Inoltre, nonostante sia possibile identificare una matrice comune alle diverse ontologie esistenti, che riconosce nel significato attribuito alla branca filosofica il proprio fondamento , l’accezione in informatica non è affatto univoca. L’informatica non attribuisce al termine ‘ontologia’ un significato universale e viene impiegato per rappresentare oggetti anche molto diversi tra loro. La definizione cui si fa generalmente riferimento è quella di T.R. Gruber, il quale considera l’ontologia come “esplicita specificazione di una concettualizzazione” , dove al termine ‘concettualizzazione’ si attribuisce il senso di un insieme di concetti e relazioni che intendono rappresentare e descrivere una porzione di realtà in una determinata prospettiva. In questa ottica le ontologie non intendono costituire una rappresentazione oggettiva della realtà ma piuttosto uno strumento di lettura o di rappresentazione critica di essa ; esse non coincidono con la concettualizzazione ma ne sono una rappresentazione sviluppata attraverso un linguaggio . Un’altra impostazione viene sviluppata a partire dalla definizione di W. N. Borst che attribuisce all’ontologia il significato di ”specificazione formale di una concettualizzazione condivisa” , introducendo la necessità della condivisione ad opera di una comunità di persone o di agenti artificiali e la necessità della formalizzazione, ossia della fruibilità da parte di una macchina. Una terza posizione si riconosce nella proposta di Studer et al. che intendono fondere le due impostazioni precedenti e definiscono l’ontologia come una “specificazione formale, esplicita di una concettualizzazione condivisa” . Infine Timothy Tambassi e Diego Magro propongono una definizione che integra e completa le precedenti: ”un’ontologia informatica è una specificazione esplicita (eventualmente parziale), formalizzata in una teoria logica (possibilmente corredata di una spiegazione in linguaggio naturale), di una concettualizzazione condivisa.” .

Ontologie per i centri storici / Acierno, Marta. - (2019), pp. 179-188.

Ontologie per i centri storici

Marta Acierno
2019

Abstract

Il presente contributo intende indagare la possibilità di sviluppare, attraverso le ontologie informatiche, una rappresentazione del processo di indagine preliminare all’intervento sui centri storici. Il contesto culturale cui si riferisce lo studio dei centri storici appare oggi particolarmente complesso sia dal punto di vista della molteplicità delle discipline coinvolte sia per l’elevato coinvolgimento di sistemi informativi diversi e altamente specializzati. La possibilità di controllare digitalmente un articolato sistema di informazioni eterogenee e di integrarlo con dati provenienti da ambienti informatici diversi sta progressivamente diventando un requisito essenziale sia per sostenere la ricerca nel settore sia per supportare le attività di tutela e gestione del patrimonio urbano. Di conseguenza, si assiste ad una proliferazione di sistemi informativi e terminologie specializzate, non sviluppate con l’intento di definire un strumento di raccordo tra esperti quanto piuttosto di esprimere un gesto intellettuale finalizzato alla costruzione di ipotesi fondate su fenomeni discriminatori ossia specificità apparentemente incompatibili con le situazioni limitrofe . Il settore è di fatto caratterizzato da un problema complesso di interazione fra informazioni diverse e complementari provenienti da vari sistemi che può essere efficacemente risolto dalle ontologie, schemi di rappresentazione concettuale formalizzati, in grado di descrivere compiutamente diversi ambiti culturali e relazionarsi con diversi sistemi operativi. Le ontologie sono infatti sviluppate attraverso un linguaggio in grado di comunicare sia con gli strumenti più diffusi per la rappresentazione geografica, quali il GIS (sistema impiegato nella maggior parte dei sistemi informativi territoriali SIT), sia con gli ambienti informatici generalmente dedicati alla progettazione architettonica e più in generale al settore dell’AEC (Architecture, Engineering, Construction), come ad esempio il BIM. In particolare, nel presente contributo si presenterà un’ipotesi di formalizzazione del sistema informativo territoriale della Carta del Rischio , intendendo però interpretare appieno l’impostazione integrata del sistema, concepito all’interno di una struttura più ampia che si riferisce al sistema VIR (Vincoli in Rete) . 1. Le ontologie informatiche come strumento di rappresentazione I modelli di rappresentazione sviluppati attraverso le ontologie informatiche mirano a descrivere una parte di realtà attraverso una struttura logica articolata in classi e proprietà. Le prime rappresentano i concetti e costituiscono un insieme che può racchiudere diverse entità, le seconde ne ampliano la descrizione attraverso l’espressione di relazioni tra i concetti. Negli ultimi decenni le ontologie informatiche hanno goduto di un notevole interesse soprattutto indotto dal crescente sviluppo dell’impiego del web e in particolare del web semantico. Quest’ultimo costituisce un’estensione del primo e consente che i contenuti trasmessi siano comprensibili non solo da utenti umani, ma, almeno in parte, anche da altri agenti artificiali. Questa capacità di agire da ‘interpreti’ è resa possibile grazie alle ontologie e rende la loro applicazione ricercata in molteplici contesti, in particolare, dove sia necessario favorire la condivisione e l’integrazione di dati e informazioni, l’interoperabilità (fra software diversi), l’aggregazione di contenuti. L’alto interesse per l’argomento ha portato ad un moltiplicarsi di ricerche nel settore, affiancate da proposte operative e metodologie di indagine, talvolta rivolte a discipline molto eterogenee rendendo difficile la descrizione esaustiva del dibattito contemporaneo. Inoltre, nonostante sia possibile identificare una matrice comune alle diverse ontologie esistenti, che riconosce nel significato attribuito alla branca filosofica il proprio fondamento , l’accezione in informatica non è affatto univoca. L’informatica non attribuisce al termine ‘ontologia’ un significato universale e viene impiegato per rappresentare oggetti anche molto diversi tra loro. La definizione cui si fa generalmente riferimento è quella di T.R. Gruber, il quale considera l’ontologia come “esplicita specificazione di una concettualizzazione” , dove al termine ‘concettualizzazione’ si attribuisce il senso di un insieme di concetti e relazioni che intendono rappresentare e descrivere una porzione di realtà in una determinata prospettiva. In questa ottica le ontologie non intendono costituire una rappresentazione oggettiva della realtà ma piuttosto uno strumento di lettura o di rappresentazione critica di essa ; esse non coincidono con la concettualizzazione ma ne sono una rappresentazione sviluppata attraverso un linguaggio . Un’altra impostazione viene sviluppata a partire dalla definizione di W. N. Borst che attribuisce all’ontologia il significato di ”specificazione formale di una concettualizzazione condivisa” , introducendo la necessità della condivisione ad opera di una comunità di persone o di agenti artificiali e la necessità della formalizzazione, ossia della fruibilità da parte di una macchina. Una terza posizione si riconosce nella proposta di Studer et al. che intendono fondere le due impostazioni precedenti e definiscono l’ontologia come una “specificazione formale, esplicita di una concettualizzazione condivisa” . Infine Timothy Tambassi e Diego Magro propongono una definizione che integra e completa le precedenti: ”un’ontologia informatica è una specificazione esplicita (eventualmente parziale), formalizzata in una teoria logica (possibilmente corredata di una spiegazione in linguaggio naturale), di una concettualizzazione condivisa.” .
2019
Il Futuro dei Centri storici. Digitalizzazione e strategia conservativa
978-88-7140-925-2
ontologie; centri storici; ict per restauro
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Ontologie per i centri storici / Acierno, Marta. - (2019), pp. 179-188.
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