L’architettura del palazzo Comunale di Anagni Il palazzo comunale di Anagni, sebbene molto conosciuto ed emergente nel tessuto della città, non è mai stato oggetto di studi specifici . La letteratura storica si è interessata ad esso nell’ambito di contributi più ampi su Anagni e mai con approfondimenti di tipo architettonico che ne abbiano messo in rilievo la peculiare importanza( ). Le trasformazioni avvenute nell’edificio ( ), motivate perlopiù da contingenti esigenze funzionali manifestatesi nel tempo, non hanno annullato la possibilità di rileggerne i caratteri essenziali. Pertanto il monumento offre tuttora un fertile e inesplorato terreno d’indagine, ricco d’informazioni e di significati da mettere in luce pienamente. L’edificio (fig. 1) sorge sull’attuale corso Vittorio Emanuele ( ), in un angolo dell’isolato delimitato dalla piazza delle Carceri ( ) e da via dell’Orologio (fig. 2). La sua posizione, interna al fitto tessuto urbano medievale, ne segnala il radicamento nel cuore della vita cittadina e ne esalta il ruolo svolto durante secoli. Ma proprio il continuo uso ha determinato una densa stratificazione d’interventi, i quali hanno finito col produrre un’architettura apparentemente disarticolata ed eterogenea. Parte dell’edificio è costruita a cavallo della strada che mette in comunicazione il corso con la piazza, definendo così una conformazione ‘a ponte’. L’impianto è sostanzialmente rettangolare (fig. 3) e riconducibile alla successione di tre campate attestate sul lato lungo, con un’ampiezza relativa prossima al rapporto di 1:2:1. La loro profondità supera di poco la metà dell’estensione dei fronti su strada. Il corpo di fabbrica si articola, nelle campate laterali, su quattro livelli mentre il tratto centrale presenta due piani a doppia altezza. Il corpo centrale, occupato dalla galleria-strada al piano terra e da un’ampia sala al primo piano, dà accesso agli ambienti laterali minori, caratterizzati da muri con giacitura e spessore disomogenei. La configurazione attuale dei fronti esterni principali, piuttosto frammentata, è definita dalla compresenza di più linguaggi architettonici, frutto delle frequenti riconfigurazioni tese ad aggiornare periodicamente le facciate al gusto corrente. Il prospetto settentrionale (fig. 1) mostra nel contempo ricchezza espressiva e, a tratti, incoerenza compositiva. Esso è infatti caratterizzato nella parte centrale dalla presenza di bifore, nel tratto ad est da trifore ad archi intrecciati e da una loggetta realizzata con elementi di reimpiego, nella parte occidentale da un sistema disarticolato di aperture rettangolari con una monofora. La composizione della facciata sud (fig. 4) è affidata ad una sequenza di aperture rettangolari, con cornici ad intonaco e timpani mistilinei, disposti simmetricamente rispetto ad un asse centrale. Il registro e il ritmo del disegno sono tuttavia interrotti dalla distribuzione di vani aventi forma diversa, bifore e monofore disallineate e in parte sovrapposte. Un carattere linguistico omogeneo e piuttosto semplice può osservarsi, infine, sul lato ovest ( ) (fig. 5), dove le aperture sono tutte di forma rettangolare e prive di cornici ma con disposizione molto irregolare. I prospetti interni della galleria (fig. 6) e della sala maggiore sono ancora fortemente eterogenei, caratterizzandosi i primi per la sovrapposizione di elementi architettonici diversi (aperture tamponate o archi interrotti da vani di altra forma e, generalmente, sovrascritti dai setti di sostegno del solaio soprastante), i secondi per la fitta stratificazione d’interventi che segue una muratura sostanzialmente omogenea, con linguaggio formale dei dettagli molto diversificato e aperture spesso tamponate. Fra queste ultime emergono il vano d’accesso alla cappella del palazzo - ora non più esistente - con l’iscrizione Sacellum Magni ( ) e le aperture con cornici dedicate al cardinale Lomellino ( ).

Il palazzo comunale di Anagni / Acierno, Marta; Giammaria, Gioacchino; Cecilia, Tommaso. - (2016), pp. 11-76.

Il palazzo comunale di Anagni

Marta Acierno;
2016

Abstract

L’architettura del palazzo Comunale di Anagni Il palazzo comunale di Anagni, sebbene molto conosciuto ed emergente nel tessuto della città, non è mai stato oggetto di studi specifici . La letteratura storica si è interessata ad esso nell’ambito di contributi più ampi su Anagni e mai con approfondimenti di tipo architettonico che ne abbiano messo in rilievo la peculiare importanza( ). Le trasformazioni avvenute nell’edificio ( ), motivate perlopiù da contingenti esigenze funzionali manifestatesi nel tempo, non hanno annullato la possibilità di rileggerne i caratteri essenziali. Pertanto il monumento offre tuttora un fertile e inesplorato terreno d’indagine, ricco d’informazioni e di significati da mettere in luce pienamente. L’edificio (fig. 1) sorge sull’attuale corso Vittorio Emanuele ( ), in un angolo dell’isolato delimitato dalla piazza delle Carceri ( ) e da via dell’Orologio (fig. 2). La sua posizione, interna al fitto tessuto urbano medievale, ne segnala il radicamento nel cuore della vita cittadina e ne esalta il ruolo svolto durante secoli. Ma proprio il continuo uso ha determinato una densa stratificazione d’interventi, i quali hanno finito col produrre un’architettura apparentemente disarticolata ed eterogenea. Parte dell’edificio è costruita a cavallo della strada che mette in comunicazione il corso con la piazza, definendo così una conformazione ‘a ponte’. L’impianto è sostanzialmente rettangolare (fig. 3) e riconducibile alla successione di tre campate attestate sul lato lungo, con un’ampiezza relativa prossima al rapporto di 1:2:1. La loro profondità supera di poco la metà dell’estensione dei fronti su strada. Il corpo di fabbrica si articola, nelle campate laterali, su quattro livelli mentre il tratto centrale presenta due piani a doppia altezza. Il corpo centrale, occupato dalla galleria-strada al piano terra e da un’ampia sala al primo piano, dà accesso agli ambienti laterali minori, caratterizzati da muri con giacitura e spessore disomogenei. La configurazione attuale dei fronti esterni principali, piuttosto frammentata, è definita dalla compresenza di più linguaggi architettonici, frutto delle frequenti riconfigurazioni tese ad aggiornare periodicamente le facciate al gusto corrente. Il prospetto settentrionale (fig. 1) mostra nel contempo ricchezza espressiva e, a tratti, incoerenza compositiva. Esso è infatti caratterizzato nella parte centrale dalla presenza di bifore, nel tratto ad est da trifore ad archi intrecciati e da una loggetta realizzata con elementi di reimpiego, nella parte occidentale da un sistema disarticolato di aperture rettangolari con una monofora. La composizione della facciata sud (fig. 4) è affidata ad una sequenza di aperture rettangolari, con cornici ad intonaco e timpani mistilinei, disposti simmetricamente rispetto ad un asse centrale. Il registro e il ritmo del disegno sono tuttavia interrotti dalla distribuzione di vani aventi forma diversa, bifore e monofore disallineate e in parte sovrapposte. Un carattere linguistico omogeneo e piuttosto semplice può osservarsi, infine, sul lato ovest ( ) (fig. 5), dove le aperture sono tutte di forma rettangolare e prive di cornici ma con disposizione molto irregolare. I prospetti interni della galleria (fig. 6) e della sala maggiore sono ancora fortemente eterogenei, caratterizzandosi i primi per la sovrapposizione di elementi architettonici diversi (aperture tamponate o archi interrotti da vani di altra forma e, generalmente, sovrascritti dai setti di sostegno del solaio soprastante), i secondi per la fitta stratificazione d’interventi che segue una muratura sostanzialmente omogenea, con linguaggio formale dei dettagli molto diversificato e aperture spesso tamponate. Fra queste ultime emergono il vano d’accesso alla cappella del palazzo - ora non più esistente - con l’iscrizione Sacellum Magni ( ) e le aperture con cornici dedicate al cardinale Lomellino ( ).
2016
978-88-909212-2-3
Architettura civile medievale, Anagni, tecniche costruttive, restauro
03 Monografia::03a Saggio, Trattato Scientifico
Il palazzo comunale di Anagni / Acierno, Marta; Giammaria, Gioacchino; Cecilia, Tommaso. - (2016), pp. 11-76.
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