L’idea di questo libro nasce a margine di una serie di incontri seminariali tenuti presso l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia nel 2013, il cui principale oggetto era la disamina di quanto accaduto nella vicenda del terremoto e del processo dell’Aquila - in considerazione della condanna in primo grado di sette tra scienziati e tecnici della cosiddetta Commissione Grandi Rischi - e delle sue possibili conseguenze sullo studio e la mitigazione dei rischi naturali. Il terremoto del 6 aprile 2009, infatti, oltre alle sue conseguenze più dirette e purtroppo luttuose, ha anche evidenziato delle criticità nel sistema della difesa dai terremoti in Italia e più in generale nella gestione dei rischi. Questo libro si rivolge a chiunque s’interessi ai problemi connessi alla gestione dei rischi e a chi svolge attività di ricerca per evitare che essi si trasformino in disastri. La pubblicazione delle motivazioni della sentenza di primo grado aveva alimentato in diversi settori della ricerca notevoli perplessità, già evidenziate al momento del rinvio a giudizio e durante il processo, che sono ampiamente trattate nella pluralità di voci e di interpretazioni proposte in questo volume. È infatti sembrato che il dibattito attorno alla vicenda giudiziaria abbia rischiato di spostare il baricentro della discussione da una doverosa analisi delle criticità emerse e dei rimedi possibili, verso la ricerca di responsabilità individuali, senza peraltro avviare una seria riflessione sulle condizioni di esposizione al rischio di una consistente parte della popolazione italiana. L’idea di pubblicare questo libro ha iniziato a precisarsi nel luglio 2014. Tuttavia, si è preferito attendere la fine del processo d’appello per evitare improprie “irruzioni” nel delicato dibattito processuale in corso . Ci è sembrato inoltre indispensabile tenere in considerazione il ribaltamento dell’esito del processo di primo grado e analizzare le valutazioni della Corte, che peraltro in molti casi appaiono largamente coerenti con le tesi sostenute da alcuni degli autori. Con la formula “in scienza e coscienza”, presa in prestito dalla versione contemporanea del giuramento di Ippocrate, si intende riassumere il nostro metodo per articolare un civile dissenso con l’impostazione della sentenza di primo grado. Si fa riferimento, con questa formula, alla necessità di rapportare i nostri rilievi alle migliori conoscenze tecniche, scientifiche e professionali disponibili, consapevoli che esse non costituiscano “verità” in senso ontologico, e avendone chiare le rilevanti implicazioni etiche. Ciascun autore ha liberamente deciso di analizzare i possibili vulnus introdotti dal processo in quest’ambito, argomentando le posizioni e tenendo conto degli orientamenti generali nel dibattito disciplinare e anche delle ipotesi alternative o contraddittorie. Complessivamente, gli autori hanno ravvisato numerose aporìe interpretative, soprattutto nel processo di primo grado, che non possono essere facilmente ricondotte a una singola categoria di mancate azioni o decisioni in esito di una riunione, ma che andavano forse collocate in un più ampio intervallo temporale, in riferimento agli anni e ai decenni precedenti al sisma del 2009. La “novità” dell’approccio qui proposto risiede nella presa d’atto che tali perplessità erano irriducibili ai saperi delle singole discipline scientifiche, rendendo necessaria un’analisi più articolata e dal carattere interdisciplinare, capace cioè di definire un campo di riflessioni in cui le conoscenze sismologiche, ingegneristiche, sociologiche, comunicative, psicologiche e del diritto potessero in qualche misura interagire.

In scienza e coscienza / Cerase, Andrea; Amato, Alesssandro; Galadini, Fabrizio. - (2015), pp. 13-33.

In scienza e coscienza

Cerase Andrea;
2015

Abstract

L’idea di questo libro nasce a margine di una serie di incontri seminariali tenuti presso l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia nel 2013, il cui principale oggetto era la disamina di quanto accaduto nella vicenda del terremoto e del processo dell’Aquila - in considerazione della condanna in primo grado di sette tra scienziati e tecnici della cosiddetta Commissione Grandi Rischi - e delle sue possibili conseguenze sullo studio e la mitigazione dei rischi naturali. Il terremoto del 6 aprile 2009, infatti, oltre alle sue conseguenze più dirette e purtroppo luttuose, ha anche evidenziato delle criticità nel sistema della difesa dai terremoti in Italia e più in generale nella gestione dei rischi. Questo libro si rivolge a chiunque s’interessi ai problemi connessi alla gestione dei rischi e a chi svolge attività di ricerca per evitare che essi si trasformino in disastri. La pubblicazione delle motivazioni della sentenza di primo grado aveva alimentato in diversi settori della ricerca notevoli perplessità, già evidenziate al momento del rinvio a giudizio e durante il processo, che sono ampiamente trattate nella pluralità di voci e di interpretazioni proposte in questo volume. È infatti sembrato che il dibattito attorno alla vicenda giudiziaria abbia rischiato di spostare il baricentro della discussione da una doverosa analisi delle criticità emerse e dei rimedi possibili, verso la ricerca di responsabilità individuali, senza peraltro avviare una seria riflessione sulle condizioni di esposizione al rischio di una consistente parte della popolazione italiana. L’idea di pubblicare questo libro ha iniziato a precisarsi nel luglio 2014. Tuttavia, si è preferito attendere la fine del processo d’appello per evitare improprie “irruzioni” nel delicato dibattito processuale in corso . Ci è sembrato inoltre indispensabile tenere in considerazione il ribaltamento dell’esito del processo di primo grado e analizzare le valutazioni della Corte, che peraltro in molti casi appaiono largamente coerenti con le tesi sostenute da alcuni degli autori. Con la formula “in scienza e coscienza”, presa in prestito dalla versione contemporanea del giuramento di Ippocrate, si intende riassumere il nostro metodo per articolare un civile dissenso con l’impostazione della sentenza di primo grado. Si fa riferimento, con questa formula, alla necessità di rapportare i nostri rilievi alle migliori conoscenze tecniche, scientifiche e professionali disponibili, consapevoli che esse non costituiscano “verità” in senso ontologico, e avendone chiare le rilevanti implicazioni etiche. Ciascun autore ha liberamente deciso di analizzare i possibili vulnus introdotti dal processo in quest’ambito, argomentando le posizioni e tenendo conto degli orientamenti generali nel dibattito disciplinare e anche delle ipotesi alternative o contraddittorie. Complessivamente, gli autori hanno ravvisato numerose aporìe interpretative, soprattutto nel processo di primo grado, che non possono essere facilmente ricondotte a una singola categoria di mancate azioni o decisioni in esito di una riunione, ma che andavano forse collocate in un più ampio intervallo temporale, in riferimento agli anni e ai decenni precedenti al sisma del 2009. La “novità” dell’approccio qui proposto risiede nella presa d’atto che tali perplessità erano irriducibili ai saperi delle singole discipline scientifiche, rendendo necessaria un’analisi più articolata e dal carattere interdisciplinare, capace cioè di definire un campo di riflessioni in cui le conoscenze sismologiche, ingegneristiche, sociologiche, comunicative, psicologiche e del diritto potessero in qualche misura interagire.
2015
Terremoti comunicazione, diritto. riflessioni sul processo alla “Commissione Grandi Rischi”
9788891722652
comunicazione del rischio; valutazione del rischio; gestione del rischio; rischio sismico; vulnerabilità
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
In scienza e coscienza / Cerase, Andrea; Amato, Alesssandro; Galadini, Fabrizio. - (2015), pp. 13-33.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1291471
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