Dal dopoguerra il ruolo della città è mutato notevolmente ed in modo vertiginoso; il passaggio dal modello “industriale” a quello “terziario” ha portato numerosi cambiamenti causando, tra i vari problemi, la perdita della consapevolezza del valore e del significato di “città”. Questa privazione del concetto è stata anche il frutto di una “attenzione”, in passato, rivolta solo verso il nuovo, negando od offuscando la città esistente, quale elemento di fastidio. Una “città ombrosa” da far rivivere, dandogli una nuova qualità, solo attraverso la sua trasformazione in una “città radiosa”, in cui l’esistente dovesse fare spazio indiscriminatamente al nuovo. In questo senso la stessa disciplina del restauro è riservata quasi esclusivamente ai monumenti, mentre l’interesse preminente verso la città “antica” è quello di adeguarla o trasformarla in città “moderna”, lasciando in vista solo alcuni “elementi eccezionali” quali opere della memoria. Talvolta, lentamente e limitatamente, il restauro si estende dal singolo monumento al contesto urbano, ma in prevalenza come operazione di “risanamento”. Quindi riprende la consapevolezza dell’esistente nella sua unitarietà, con una nuova considerazione del ruolo del centro storico, inizialmente con un po’ di debolezza, ma che acquista vigore anche grazie al Convegno di Gubbio che determina il passaggio dalla coscienza del passato alla necessità della sua salvaguardia, intesa non più come singolo episodio, ma come complessità di tutta la città consolidata. Si pone quindi una nuova attenzione verso il centro storico che ne è l’indiscusso protagonista, determinando i primi dibattiti su quale fossero i suoi confini, o quale il periodo a cui riferirsi per definirlo tale e per considerare conclusa la sua stratificazione. In molti casi si ritiene che elemento significativo sia il passaggio all’epoca industriale. Infatti fino a tale periodo le trasformazioni della città avevano una ridotta velocità, e solo dopo la seconda guerra mondiale le città hanno avuto la maggiore crescita. Da questo aspetto nasce la consapevolezza del centro storico non più come luogo di monumenti e di edilizia minore ma di un “unico monumento”, ricco di spessore e di identità culturale.
Riconversione e identità urbana / Giraldi, C; Iacomoni, A. - (2008), pp. 92-95.
Riconversione e identità urbana
Iacomoni A
2008
Abstract
Dal dopoguerra il ruolo della città è mutato notevolmente ed in modo vertiginoso; il passaggio dal modello “industriale” a quello “terziario” ha portato numerosi cambiamenti causando, tra i vari problemi, la perdita della consapevolezza del valore e del significato di “città”. Questa privazione del concetto è stata anche il frutto di una “attenzione”, in passato, rivolta solo verso il nuovo, negando od offuscando la città esistente, quale elemento di fastidio. Una “città ombrosa” da far rivivere, dandogli una nuova qualità, solo attraverso la sua trasformazione in una “città radiosa”, in cui l’esistente dovesse fare spazio indiscriminatamente al nuovo. In questo senso la stessa disciplina del restauro è riservata quasi esclusivamente ai monumenti, mentre l’interesse preminente verso la città “antica” è quello di adeguarla o trasformarla in città “moderna”, lasciando in vista solo alcuni “elementi eccezionali” quali opere della memoria. Talvolta, lentamente e limitatamente, il restauro si estende dal singolo monumento al contesto urbano, ma in prevalenza come operazione di “risanamento”. Quindi riprende la consapevolezza dell’esistente nella sua unitarietà, con una nuova considerazione del ruolo del centro storico, inizialmente con un po’ di debolezza, ma che acquista vigore anche grazie al Convegno di Gubbio che determina il passaggio dalla coscienza del passato alla necessità della sua salvaguardia, intesa non più come singolo episodio, ma come complessità di tutta la città consolidata. Si pone quindi una nuova attenzione verso il centro storico che ne è l’indiscusso protagonista, determinando i primi dibattiti su quale fossero i suoi confini, o quale il periodo a cui riferirsi per definirlo tale e per considerare conclusa la sua stratificazione. In molti casi si ritiene che elemento significativo sia il passaggio all’epoca industriale. Infatti fino a tale periodo le trasformazioni della città avevano una ridotta velocità, e solo dopo la seconda guerra mondiale le città hanno avuto la maggiore crescita. Da questo aspetto nasce la consapevolezza del centro storico non più come luogo di monumenti e di edilizia minore ma di un “unico monumento”, ricco di spessore e di identità culturale.File | Dimensione | Formato | |
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