Se la pianificazione del territorio scaturisce da «una volontà politica tecnicamente assistita» (Indovina, 2017), l’urbanistica è la disciplina tecnica che deve fornire le coordinate di necessità, opportunità, fattibilità e sostenibilità entro le quali la politica è chiamata ad effettuare le scelte di programmazione. Tuttavia, oggi appare insufficiente un processo di pianificazione territoriale, che soffre dell’angustia dei limiti amministrativi comunali, di scala troppo piccola e spesso contraddistinti da politiche di sviluppo del territorio che influiscono invece su un livello di risorse e di propagazione degli effetti molto più esteso di quello comunale. Pertanto, coerentemente con il ridisegno del sistema di pianificazione, si pone l’esigenza di affrontare con coraggio e lungimiranza i temi della riforma delle istituzioni di governo e della riorganizzazione della mappa amministrativa del Paese (Città metropolitane, Circondari, Unione dei comuni, Unificazione dei comuni). I sei comuni che compongono l’Area pisana, consapevoli delle contraddizioni emerse anche nella più recente pianificazione, parcellizzata sul territorio e nel tempo, condotta secondo norme, principi e procedimenti che sono variati, hanno convenuto sulla necessità di una lettura ed una programmazione comuni e condivise. Questa anche in conseguenza di un elevato grado di interdipendenza all’interno dell’area, sotto vari aspetti: funzionale, economico, infrastrutturale, demografico. L’Area pisana, con l’elevato numero di centri abitati e con un importante polo attrattore, assume l’aspetto in fieri di quella che viene definita “città diffusa” di cui già si manifestano gli aspetti negativi. Ma il concetto di “città diffusa” che cerca di perseguire il piano è più assimilabile al concetto di “città policentrica” declinato dal PIT (De Luca, 2011), ma che verrà affrontato nei paragrafi seguenti. Le ragioni che hanno portato i comuni dell’Area pisana alla decisione di procedere alla formazione di un unico Piano Strutturale Intercomunale, nascono dalla volontà di perseguire una strategia unitaria sui temi della mobilità, lavoro, turismo e residenza, già espressa con il Protocollo d’intesa dei comuni dell’area omonima, sottoscritto nel 1996. Successivamente nel 2005, in sede di costituzione dell’Ufficio di Piano Strategico della città di Pisa, è stato pienamente concepito il ruolo dell’Area pisana come un unico sistema urbano di 200.000 abitanti uniti da continuità geografica, omogeneità culturale, interdipendenza socioeconomica. Infine, in seguito all'entrata in vigore della Legge Regionale Toscana n.65/2014, questi comuni hanno indetto una conferenza dei sindaci per definire tempi, modi e strategie per la redazione del Piano Strutturale Intercomunale di Area Pisana.

Processi di intercomunalità in Italia: il caso di Pisa / Iacomoni, A. - (2018).

Processi di intercomunalità in Italia: il caso di Pisa

IACOMONI A
2018

Abstract

Se la pianificazione del territorio scaturisce da «una volontà politica tecnicamente assistita» (Indovina, 2017), l’urbanistica è la disciplina tecnica che deve fornire le coordinate di necessità, opportunità, fattibilità e sostenibilità entro le quali la politica è chiamata ad effettuare le scelte di programmazione. Tuttavia, oggi appare insufficiente un processo di pianificazione territoriale, che soffre dell’angustia dei limiti amministrativi comunali, di scala troppo piccola e spesso contraddistinti da politiche di sviluppo del territorio che influiscono invece su un livello di risorse e di propagazione degli effetti molto più esteso di quello comunale. Pertanto, coerentemente con il ridisegno del sistema di pianificazione, si pone l’esigenza di affrontare con coraggio e lungimiranza i temi della riforma delle istituzioni di governo e della riorganizzazione della mappa amministrativa del Paese (Città metropolitane, Circondari, Unione dei comuni, Unificazione dei comuni). I sei comuni che compongono l’Area pisana, consapevoli delle contraddizioni emerse anche nella più recente pianificazione, parcellizzata sul territorio e nel tempo, condotta secondo norme, principi e procedimenti che sono variati, hanno convenuto sulla necessità di una lettura ed una programmazione comuni e condivise. Questa anche in conseguenza di un elevato grado di interdipendenza all’interno dell’area, sotto vari aspetti: funzionale, economico, infrastrutturale, demografico. L’Area pisana, con l’elevato numero di centri abitati e con un importante polo attrattore, assume l’aspetto in fieri di quella che viene definita “città diffusa” di cui già si manifestano gli aspetti negativi. Ma il concetto di “città diffusa” che cerca di perseguire il piano è più assimilabile al concetto di “città policentrica” declinato dal PIT (De Luca, 2011), ma che verrà affrontato nei paragrafi seguenti. Le ragioni che hanno portato i comuni dell’Area pisana alla decisione di procedere alla formazione di un unico Piano Strutturale Intercomunale, nascono dalla volontà di perseguire una strategia unitaria sui temi della mobilità, lavoro, turismo e residenza, già espressa con il Protocollo d’intesa dei comuni dell’area omonima, sottoscritto nel 1996. Successivamente nel 2005, in sede di costituzione dell’Ufficio di Piano Strategico della città di Pisa, è stato pienamente concepito il ruolo dell’Area pisana come un unico sistema urbano di 200.000 abitanti uniti da continuità geografica, omogeneità culturale, interdipendenza socioeconomica. Infine, in seguito all'entrata in vigore della Legge Regionale Toscana n.65/2014, questi comuni hanno indetto una conferenza dei sindaci per definire tempi, modi e strategie per la redazione del Piano Strutturale Intercomunale di Area Pisana.
2018
Territori metropolitani e intercomunalità
9788891768353
piano intercomunale; pisa; policittà; toscana
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Processi di intercomunalità in Italia: il caso di Pisa / Iacomoni, A. - (2018).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1285698
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