Nel 1566 Pio V concesse ai Conservatori di Roma la facoltà di liberare e dare la cittadinanza romana agli schiavi battezzati che si fossero presentati di persona in Campidoglio. La concreta attuazione del provvedimento (documentata da centinaia di casi per il periodo 1516-1787) fece di Roma una meta privilegiata degli schiavi cristiani, per nascita o per conversione, in cerca di emancipazione. L’analisi di questo provvedimento, pur inserendosi principalmente nella storia complessa delle schiavitù mediterranee, si colora di nuovi significati alla luce delle posizioni sulla materia espresse negli stessi anni da Martin Lutero. La lettura intrecciata delle opere del riformatore tedesco dedicate all’emergenza turca in Germania negli anni del primo assedio di Vienna e del conflitto in Ungheria (1529-1547) offre prospettive di sicuro interesse proprio su questi temi. L’esame delle tre prediche (due del 1529 e una del 1541) e delle tre prefazioni alle edizioni a stampa di testi islamici (1530, 1542 e 1543, con l’introduzione al Corano latino di Thedore Bibliander) permette di ricostruire il filo conduttore di una riflessione teologica ampia sui fatti di quegli anni e sul destino del cristiano prigioniero del nemico infedele. La netta condanna della guerra santa e l’invito continuo ad accettare il disegno divino spingono il riformatore verso un approccio nuovo alla schiavitù, assai diverso da quello romano.
I “turchi”, la guerra e le conversioni. Per una riflessione su schiavitù e battesimo negli anni della Riforma / DI NEPI, Serena. - (2019), pp. 350-364. - QUADERNI DI SMSR.
I “turchi”, la guerra e le conversioni. Per una riflessione su schiavitù e battesimo negli anni della Riforma
Serena Di Nepi
2019
Abstract
Nel 1566 Pio V concesse ai Conservatori di Roma la facoltà di liberare e dare la cittadinanza romana agli schiavi battezzati che si fossero presentati di persona in Campidoglio. La concreta attuazione del provvedimento (documentata da centinaia di casi per il periodo 1516-1787) fece di Roma una meta privilegiata degli schiavi cristiani, per nascita o per conversione, in cerca di emancipazione. L’analisi di questo provvedimento, pur inserendosi principalmente nella storia complessa delle schiavitù mediterranee, si colora di nuovi significati alla luce delle posizioni sulla materia espresse negli stessi anni da Martin Lutero. La lettura intrecciata delle opere del riformatore tedesco dedicate all’emergenza turca in Germania negli anni del primo assedio di Vienna e del conflitto in Ungheria (1529-1547) offre prospettive di sicuro interesse proprio su questi temi. L’esame delle tre prediche (due del 1529 e una del 1541) e delle tre prefazioni alle edizioni a stampa di testi islamici (1530, 1542 e 1543, con l’introduzione al Corano latino di Thedore Bibliander) permette di ricostruire il filo conduttore di una riflessione teologica ampia sui fatti di quegli anni e sul destino del cristiano prigioniero del nemico infedele. La netta condanna della guerra santa e l’invito continuo ad accettare il disegno divino spingono il riformatore verso un approccio nuovo alla schiavitù, assai diverso da quello romano.File | Dimensione | Formato | |
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