Cambia la guerra in epoca globale. Sono mutate le forme, i metodi, l’idea stessa di guerra. Due date segnano questo passaggio: il 9 novembre 1989 e l’11 settembre 2001. La prima, con la caduta del muro di Berlino, ha posto fine ad ogni equilibrio e stabilità internazionale garantite sin lì dalla cosiddetta “costituzione di Yalta”, sostituita da pure ragioni di potenza di Stati neo-imperiali, mascherate dalla retorica strumentale dei diritti umani e della pretesa di poter “esportare” la democrazia. Entro quest’orizzonte si sono definiti i diversi conflitti armati, dalla guerra del Golfo del ‘90 alla guerra in Libia nel 2011. La seconda, con l’attacco alle torri gemelle, ha posto fine al collegamento tra guerra e territorio. Il terrorismo ha, infatti, sostanzialmente, de-territorializzato la guerra sia perché il terrore non ha nazione (tant’è che la guerra seguita all’11 settembre non fu ingaggiata tanto contro lo Stato dell’Afghanistan, quanto per combattere le organizzazioni terroristiche insediate o disseminate in alcuni territori nascosti), sia perché il terrorismo colpisce dappertutto e non ha cittadinanza (le stragi di Tolosa, Bruxelles, Parigi, Monaco, Rouen, Berlino, Londra, San Pietroburgo, Stoccolma, Manchester, Nizza Barcellona sono la dimostrazione tanto della capacità del terrore di colpire “ovunque”, quanto della perdita di ogni possibile configurazione nazionale del “nemico”, spesso autoctono).

La guerra globale e la pace come politica / Azzariti, Gaetano. - (2019), pp. 213-218.

La guerra globale e la pace come politica

Gaetano Azzariti
Primo
2019

Abstract

Cambia la guerra in epoca globale. Sono mutate le forme, i metodi, l’idea stessa di guerra. Due date segnano questo passaggio: il 9 novembre 1989 e l’11 settembre 2001. La prima, con la caduta del muro di Berlino, ha posto fine ad ogni equilibrio e stabilità internazionale garantite sin lì dalla cosiddetta “costituzione di Yalta”, sostituita da pure ragioni di potenza di Stati neo-imperiali, mascherate dalla retorica strumentale dei diritti umani e della pretesa di poter “esportare” la democrazia. Entro quest’orizzonte si sono definiti i diversi conflitti armati, dalla guerra del Golfo del ‘90 alla guerra in Libia nel 2011. La seconda, con l’attacco alle torri gemelle, ha posto fine al collegamento tra guerra e territorio. Il terrorismo ha, infatti, sostanzialmente, de-territorializzato la guerra sia perché il terrore non ha nazione (tant’è che la guerra seguita all’11 settembre non fu ingaggiata tanto contro lo Stato dell’Afghanistan, quanto per combattere le organizzazioni terroristiche insediate o disseminate in alcuni territori nascosti), sia perché il terrorismo colpisce dappertutto e non ha cittadinanza (le stragi di Tolosa, Bruxelles, Parigi, Monaco, Rouen, Berlino, Londra, San Pietroburgo, Stoccolma, Manchester, Nizza Barcellona sono la dimostrazione tanto della capacità del terrore di colpire “ovunque”, quanto della perdita di ogni possibile configurazione nazionale del “nemico”, spesso autoctono).
2019
I paradossi del diritto. Saggi in omaggio a Eligio Resta
978-88-32136-18-0
guerra; Libia; Nazioni Unite; Nato; art. 11; pacificazione; pace sociale; pace; stato di guerra
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
La guerra globale e la pace come politica / Azzariti, Gaetano. - (2019), pp. 213-218.
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