Da molti anni ormai l’Italia soffre di un pesante gap infrastrutturale nei confronti delle nazioni più avanzate: un ritardo che si traduce in un costo più alto per l’energia, per i trasporti, per gli approvvigionamenti, per la sanità, per l’istruzione, per la ricerca e, più in generale, per la qualità della vita. Il partenariato pubblico privato e la finanza di progetto sono invocati da molti come la soluzione più semplice alla cronica scarsità di risorse pubbliche. Di fronte a tale orientamento, occorre sottolineare che essi non possono essere considerati dei semplici surrogati di risorse per ogni necessità infrastrutturale. Alla base delle operazioni di partenariato pubblico privato e di project financing c’è l’esigenza, per i privati coinvolti, di vedere ripagato l’investimento iniziale con i ricavi della gestione. Solo per le opere che offrono simili caratteri di redditività, è opportuno ricorrere a questa collaborazione. Purtroppo la notevole crescita del mercato del project financing in Italia, misurata dall’elevato numero di bandi pubblicati, nasconde una realtà sottostante un po’ diversa, fatta non soltanto di luci ma anche di ombre. Il project financing, infatti, è rimasto talvolta un elenco di buone intenzioni che però hanno stentato a decollare. Sovente le iniziative intraprese hanno incontrato grandi difficoltà nel trasformarsi in interventi concreti: di qui la distanza tra i buoni propositi e la realtà del mercato del project financing. L’analisi condotta dall’Osservatorio nazionale del partenariato pubblico privato sulle procedure avviate nel periodo 2002–2016 mostra che, a fronte di una innegabile vivacità nel numero di bandi pubblicati, non si osserva altrettanto dinamismo in termini di gare aggiudicate. Il project financing si trova oggi ad un punto di svolta in cui molto è dovuto all’evoluzione del quadro normativo europeo ed italiano, con naturali conseguenze anche a livello locale. Al punto in cui siamo occorre mettere in pista misure di policy capaci di facilitare e incentivare il ricorso al partenariato pubblico privato e al project financing per realizzare le infrastrutture, per promuovere la competitività e per dar vita a un modello di sviluppo sostenibile ed equilibrato. Occorrono anche nuovi strumenti finanziari di lungo periodo capaci di attirare capitali privati. Questi ultimi rappresentano la strada obbligata per rispondere alla forte domanda di infrastrutture senza addossare sulle finanze pubbliche e sulle generazioni future oneri insostenibili. Soprattutto, se si vuole usare lo strumento del project financing per modernizzare il Paese, occorre partire da una consapevolezza. Le politiche pubbliche richiedono tempi lunghi di attuazione e un contesto normativo – per quanto possibile – stabile e chiaro, non soggetto ai continui mutamenti di un legislatore spesso ondivago. Il loro esito non è scontato, come dimostra l’esperienza di tanti progetti infrastrutturali avviati negli ultimi anni ma con scarsi risultati. I migliori progetti restano sulla carta e finiscono nel dimenticatoio se non c’è una burocrazia in grado di attuarli. Viceversa, progetti mal formulati possono dare ugualmente buoni risultati se a realizzarli con intelligenza e flessibilità vi è una burocrazia competente ed esperta, capace di fare sul campo riforma vera e assicurando la continuità amministrativa nella loro gestione. I progetti, anche quelli infrastrutturali, camminano sulle gambe degli uomini, da cui in definitiva dipende il loro successo o il loro fallimento.
Il mercato del project financing in Italia / Racca, Pietro. - (2019), pp. 63-91.
Il mercato del project financing in Italia
Pietro Racca
Writing – Original Draft Preparation
2019
Abstract
Da molti anni ormai l’Italia soffre di un pesante gap infrastrutturale nei confronti delle nazioni più avanzate: un ritardo che si traduce in un costo più alto per l’energia, per i trasporti, per gli approvvigionamenti, per la sanità, per l’istruzione, per la ricerca e, più in generale, per la qualità della vita. Il partenariato pubblico privato e la finanza di progetto sono invocati da molti come la soluzione più semplice alla cronica scarsità di risorse pubbliche. Di fronte a tale orientamento, occorre sottolineare che essi non possono essere considerati dei semplici surrogati di risorse per ogni necessità infrastrutturale. Alla base delle operazioni di partenariato pubblico privato e di project financing c’è l’esigenza, per i privati coinvolti, di vedere ripagato l’investimento iniziale con i ricavi della gestione. Solo per le opere che offrono simili caratteri di redditività, è opportuno ricorrere a questa collaborazione. Purtroppo la notevole crescita del mercato del project financing in Italia, misurata dall’elevato numero di bandi pubblicati, nasconde una realtà sottostante un po’ diversa, fatta non soltanto di luci ma anche di ombre. Il project financing, infatti, è rimasto talvolta un elenco di buone intenzioni che però hanno stentato a decollare. Sovente le iniziative intraprese hanno incontrato grandi difficoltà nel trasformarsi in interventi concreti: di qui la distanza tra i buoni propositi e la realtà del mercato del project financing. L’analisi condotta dall’Osservatorio nazionale del partenariato pubblico privato sulle procedure avviate nel periodo 2002–2016 mostra che, a fronte di una innegabile vivacità nel numero di bandi pubblicati, non si osserva altrettanto dinamismo in termini di gare aggiudicate. Il project financing si trova oggi ad un punto di svolta in cui molto è dovuto all’evoluzione del quadro normativo europeo ed italiano, con naturali conseguenze anche a livello locale. Al punto in cui siamo occorre mettere in pista misure di policy capaci di facilitare e incentivare il ricorso al partenariato pubblico privato e al project financing per realizzare le infrastrutture, per promuovere la competitività e per dar vita a un modello di sviluppo sostenibile ed equilibrato. Occorrono anche nuovi strumenti finanziari di lungo periodo capaci di attirare capitali privati. Questi ultimi rappresentano la strada obbligata per rispondere alla forte domanda di infrastrutture senza addossare sulle finanze pubbliche e sulle generazioni future oneri insostenibili. Soprattutto, se si vuole usare lo strumento del project financing per modernizzare il Paese, occorre partire da una consapevolezza. Le politiche pubbliche richiedono tempi lunghi di attuazione e un contesto normativo – per quanto possibile – stabile e chiaro, non soggetto ai continui mutamenti di un legislatore spesso ondivago. Il loro esito non è scontato, come dimostra l’esperienza di tanti progetti infrastrutturali avviati negli ultimi anni ma con scarsi risultati. I migliori progetti restano sulla carta e finiscono nel dimenticatoio se non c’è una burocrazia in grado di attuarli. Viceversa, progetti mal formulati possono dare ugualmente buoni risultati se a realizzarli con intelligenza e flessibilità vi è una burocrazia competente ed esperta, capace di fare sul campo riforma vera e assicurando la continuità amministrativa nella loro gestione. I progetti, anche quelli infrastrutturali, camminano sulle gambe degli uomini, da cui in definitiva dipende il loro successo o il loro fallimento.File | Dimensione | Formato | |
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