L’Italia si propone come uno dei paesi dell’Unione europea e di altri Stati a economia avanzata con un contenuto tasso di proprietari di casa – il 73,2% nel 2017, il cui livello di protezione per il diritto a un’abitazione dignitosa, a un prezzo accettabile e in un ambiente sicuro per tutti i suoi cittadini risulta una sfida sempre più difficile da gestire. Questa condizione pone l’Italia fra i paesi europei che devono fronteggiare con maggior efficacia un crescente disagio abitativo, sia in termini di proprietà/disponibilità di un alloggio, che di qualità della vita che gli spazi abitativi consentono per non profilare una condizione di grave disagio abitativo. A ciò ha corrisposto un’azione politica non sufficiente a risolvere la questione abitativa, in fase né di interdizione dei progressivi dati negativi, né di innovazione programmatica in ambito alloggiativo.Nell’arcipelago delle espressioni varie e frammentate del social housing in Italia, ci si propone di soffermarsi sulle esperienze di cohousing, intendendo verificare in questa forma dell’abitare, inedita rispetto a quelle tradizionali per aspettative e forme di relazione, un profilo comunitario che recuperi i tratti dell’intenzionalità del vivere determinati spazi che nei modelli di società precedenti erano stati ridimensionati. Un breve excursus sulla sua evoluzione nei Paesi scandinavi della primogenitura e l’individuazione dei suoi tratti caratterizzanti in progetti e strutture nello specifico dell’esperienza italiana consentiranno di verificare se la tendenza di una comunità residenziale socialmente esclusiva non si possa interpretare come nuova domanda di intenzionalità alla base dell’azione abitativa. E il diritto all’abitare, quindi, possa riconoscersi come un diritto da tutelare nell’accesso equo da garantire nel senso tracciato da Amartya Sen con i concetti di functioning e capabilities.
Le “nuove” forme dell’abitare. Il cohousing come “comunità intenzionale” / Nocenzi, Mariella. - (2019), pp. 13-30.
Le “nuove” forme dell’abitare. Il cohousing come “comunità intenzionale”
NOCENZI Mariella
2019
Abstract
L’Italia si propone come uno dei paesi dell’Unione europea e di altri Stati a economia avanzata con un contenuto tasso di proprietari di casa – il 73,2% nel 2017, il cui livello di protezione per il diritto a un’abitazione dignitosa, a un prezzo accettabile e in un ambiente sicuro per tutti i suoi cittadini risulta una sfida sempre più difficile da gestire. Questa condizione pone l’Italia fra i paesi europei che devono fronteggiare con maggior efficacia un crescente disagio abitativo, sia in termini di proprietà/disponibilità di un alloggio, che di qualità della vita che gli spazi abitativi consentono per non profilare una condizione di grave disagio abitativo. A ciò ha corrisposto un’azione politica non sufficiente a risolvere la questione abitativa, in fase né di interdizione dei progressivi dati negativi, né di innovazione programmatica in ambito alloggiativo.Nell’arcipelago delle espressioni varie e frammentate del social housing in Italia, ci si propone di soffermarsi sulle esperienze di cohousing, intendendo verificare in questa forma dell’abitare, inedita rispetto a quelle tradizionali per aspettative e forme di relazione, un profilo comunitario che recuperi i tratti dell’intenzionalità del vivere determinati spazi che nei modelli di società precedenti erano stati ridimensionati. Un breve excursus sulla sua evoluzione nei Paesi scandinavi della primogenitura e l’individuazione dei suoi tratti caratterizzanti in progetti e strutture nello specifico dell’esperienza italiana consentiranno di verificare se la tendenza di una comunità residenziale socialmente esclusiva non si possa interpretare come nuova domanda di intenzionalità alla base dell’azione abitativa. E il diritto all’abitare, quindi, possa riconoscersi come un diritto da tutelare nell’accesso equo da garantire nel senso tracciato da Amartya Sen con i concetti di functioning e capabilities.File | Dimensione | Formato | |
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