Un grande filosofo italiano del diritto e della politica, Norberto Bobbio (1909- 2004), ha scritto che «l’alfa e l’omega della teoria politica è il problema del potere: come lo si acquista, come lo si conserva e come lo si perde, come lo si esercita, come lo si difende e come ci si difende da esso. Ma lo stesso problema può essere considerato da due punti di vista diversi, o addirittura opposti: ex parte principis o ex parte populi. Machiavelli o Rousseau, per indicare due simboli» (N. Bobbio, Teoria generale della politica, Einaudi, Torino 1996, p. 432). Dal punto di vista “dei principi” (dei governanti) o da quello del “popolo” (dei governati), il problema centrale della teoria politica, quello del potere, si pone in due prospettive diverse o contrarie. Come simbolo di un pensatore che ha scritto per lo più dal punto di vista dei governanti Bobbio fa il nome di Machiavelli, mentre ricorda Rousseau come autore-simbolo del punto di vista dei governati. Bobbio ha buone ragioni per prendere come simboli delle due diverse prospettive l’autore del Principe e l’autore del Contratto sociale, rispettivamente. Non c’è dubbio, infatti, che il Principe è rivolto innanzitutto a chi deve governare; e, come abbiamo visto, Machiavelli, separando realisticamente la politica dalla morale, sa bene che il principe deve essere anche capace di «intrare nel male». Rousseau, d’altra parte, può essere considerato il primo teorico moderno della “democrazia”, vale a dire di una forma di governo che assegna il potere politico (in greco: kràtos) al popolo (dèmos). Torneremo tra poco su Rousseau. Prima, però, è bene ricordare che Machiavelli (come Rousseau) era un ammiratore dell’antica repubblica romana, e che se il Principe si preoccupa innanzitutto di esaminare come conquistare e mante- nere il potere, esso è occasionato dalla situazione drammatica in cui si trovava l’Italia all’inizio del Cinquecento («battuta, spogliata, lacera, corsa») e si conclude con una esortazione a liberarla dai «barbari». Tuttavia, non solo Machiavelli era ben consapevole che un principe senza il sostegno del popolo non può mantenere il proprio potere, ma nella sua opera filosoficamente più impegnativa, i Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, prende a modello l’antica repubblica romana ed esalta il ruolo che i governati devono svolgere nel controllo dei governanti.
Storia e filosofia. Governanti e governati: il problema del potere / Velotti, Stefano. - (2019), pp. 926-949.
Storia e filosofia. Governanti e governati: il problema del potere
STEFANO VELOTTI
2019
Abstract
Un grande filosofo italiano del diritto e della politica, Norberto Bobbio (1909- 2004), ha scritto che «l’alfa e l’omega della teoria politica è il problema del potere: come lo si acquista, come lo si conserva e come lo si perde, come lo si esercita, come lo si difende e come ci si difende da esso. Ma lo stesso problema può essere considerato da due punti di vista diversi, o addirittura opposti: ex parte principis o ex parte populi. Machiavelli o Rousseau, per indicare due simboli» (N. Bobbio, Teoria generale della politica, Einaudi, Torino 1996, p. 432). Dal punto di vista “dei principi” (dei governanti) o da quello del “popolo” (dei governati), il problema centrale della teoria politica, quello del potere, si pone in due prospettive diverse o contrarie. Come simbolo di un pensatore che ha scritto per lo più dal punto di vista dei governanti Bobbio fa il nome di Machiavelli, mentre ricorda Rousseau come autore-simbolo del punto di vista dei governati. Bobbio ha buone ragioni per prendere come simboli delle due diverse prospettive l’autore del Principe e l’autore del Contratto sociale, rispettivamente. Non c’è dubbio, infatti, che il Principe è rivolto innanzitutto a chi deve governare; e, come abbiamo visto, Machiavelli, separando realisticamente la politica dalla morale, sa bene che il principe deve essere anche capace di «intrare nel male». Rousseau, d’altra parte, può essere considerato il primo teorico moderno della “democrazia”, vale a dire di una forma di governo che assegna il potere politico (in greco: kràtos) al popolo (dèmos). Torneremo tra poco su Rousseau. Prima, però, è bene ricordare che Machiavelli (come Rousseau) era un ammiratore dell’antica repubblica romana, e che se il Principe si preoccupa innanzitutto di esaminare come conquistare e mante- nere il potere, esso è occasionato dalla situazione drammatica in cui si trovava l’Italia all’inizio del Cinquecento («battuta, spogliata, lacera, corsa») e si conclude con una esortazione a liberarla dai «barbari». Tuttavia, non solo Machiavelli era ben consapevole che un principe senza il sostegno del popolo non può mantenere il proprio potere, ma nella sua opera filosoficamente più impegnativa, i Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, prende a modello l’antica repubblica romana ed esalta il ruolo che i governati devono svolgere nel controllo dei governanti.File | Dimensione | Formato | |
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