Cercare il senso della storia è una delle attività centrali dello spirito umano. Individualmente, ognuno di noi ripercorre il proprio passato cercando il filo rosso che lega gli eventi che ha attraversato e i sentimenti che lo hanno agito. Collettivamente, ogni comunità seleziona tappe dei propri trascorsi per legittimare, attraverso origini comuni ed eventi chiave, la propria identità attuale, e proiettarsi in un più o meno immediato futuro. Come se, nel caotico fluire degli avvenimenti, fosse umanamente insopportabile, e ontologicamente inammissibile, l’idea che la nostra storia, dunque la nostra vita, un senso non ce l’ha. Le memorie forti delle società a tempo ciclico, e le memorie deboli – costantemente ri-radicate in un passato remoto – delle società a tempo sagittale sono oggi lo strumento principale di gruppi che attraverso monumenti, narrazioni, commemorazioni, rievocazioni, valorizzazioni e patrimonializzazioni plasmano i propri confini identitari attingendo a piene mani da quella straordinaria risorsa che è il passato. In un simile quadro, vasto e variegato, questo volume indaga campi etnografici che vanno dall’Italia alla Norvegia, dalla Nuova Caledonia a Tahiti, dal Ghana all’Uganda concentrandosi su uno specifico tipo di “patrimonio”: la storia. E ci mostra come intere collettività, dal basso o dall’alto, individuano nella propria storia un patrimonio da condividere, da mettere in scena, da modellare giostrando abilmente sulle frontiere fra oralità e scrittura, fra passato e presente, fra memoria e oblio.
Il senso della storia. Saperi diffusi e patrimonializzazione del passato / Iuso, ANNA MARIA. - (2018), pp. 7-191.
Il senso della storia. Saperi diffusi e patrimonializzazione del passato
IUSO
2018
Abstract
Cercare il senso della storia è una delle attività centrali dello spirito umano. Individualmente, ognuno di noi ripercorre il proprio passato cercando il filo rosso che lega gli eventi che ha attraversato e i sentimenti che lo hanno agito. Collettivamente, ogni comunità seleziona tappe dei propri trascorsi per legittimare, attraverso origini comuni ed eventi chiave, la propria identità attuale, e proiettarsi in un più o meno immediato futuro. Come se, nel caotico fluire degli avvenimenti, fosse umanamente insopportabile, e ontologicamente inammissibile, l’idea che la nostra storia, dunque la nostra vita, un senso non ce l’ha. Le memorie forti delle società a tempo ciclico, e le memorie deboli – costantemente ri-radicate in un passato remoto – delle società a tempo sagittale sono oggi lo strumento principale di gruppi che attraverso monumenti, narrazioni, commemorazioni, rievocazioni, valorizzazioni e patrimonializzazioni plasmano i propri confini identitari attingendo a piene mani da quella straordinaria risorsa che è il passato. In un simile quadro, vasto e variegato, questo volume indaga campi etnografici che vanno dall’Italia alla Norvegia, dalla Nuova Caledonia a Tahiti, dal Ghana all’Uganda concentrandosi su uno specifico tipo di “patrimonio”: la storia. E ci mostra come intere collettività, dal basso o dall’alto, individuano nella propria storia un patrimonio da condividere, da mettere in scena, da modellare giostrando abilmente sulle frontiere fra oralità e scrittura, fra passato e presente, fra memoria e oblio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.