Il saggio costituisce un focus di approfondimento della prospettiva di analisi della condizione degli afro-americani nel ‘900, alla quale la Sociologia statunitense, in tutto il corso del suo sviluppo, ha dedicato molteplici contributi teorici ed esperienze di ricerca empirica volte a dar conto delle dinamiche di pregiudizio, esclusione, segregazione che hanno generato per lunghi decenni una condizione di emarginazione degli afro-americani e, congiuntamente, uno stato di crisi sociale permanente nel contesto degli USA. Dalla pionieristica riflessione sul tema di Tocqueville (1835 (1848); tr.it., 1971), la Sociologia nord-americana, in particolare la Sociologia di Chicago, ha analizzato le caratteristiche e il significato della "linea del colore", barriera simbolica e potente che ha precluso agli afro-americani il pieno accesso ai diritti civili fino al 1965 (Park, 1913; 1918; 1928a; Johnson, 1930; E.F. Frazier, 1932; 1939; Drake, Clayton, 1945). Alla Sociologia istituzionalizzata impegnata nell’analisi degli effetti prodotti dalla "linea del colore" sulla condizione degli afro-americani e sull’intera società degli USA, si contrappone la riflessione del sociologo afro-americano Wililam Edward Burghardt Du Bois che, fin dalla fine dell’800, si affrancò dalle teorie evoluzioniste e social darwiniste che permeavano ancora le scienze sociali. Attraverso un esplicito riferimento al pensiero di Boas, egli indicò la necessità di superare la prospettiva evoluzionista nell’analisi della condizione degli afro-americani e, più in generale, di tutti i gruppi etnici considerati inferiori, per approdare ad una visione di piena uguaglianza umana e sociale (Du Bois, 1899; 1903; tr.it., 2007; 1909; 1940). La segregazione degli afro-mericani sulla base della "linea del colore" aveva nel tempo determinato la modificazione stessa del sistema sociale, resosi indipendente dagli ordinamenti istituzionali della Costituzione degli USA come nazione unitaria, dando luogo all’emergere di un "sistema di casta" in particolare negli Stati del Sud. Sulle caratteristiche del "sistema di casta" e sulla sua influenza nella condizione degli afro-americani si è focalizzata l’attenzione dei sociologi di Chicago attraverso la riflessione di Park (1937) e di Lloyd Warner (1936), cui fece seguito la realizzazione di una indagine ad ampio raggio condotta da John Dollard nel Sud degli USA (1937). Se l’analisi di Dollard rappresenta un contributo notevole alla conoscenza del sostrato storico e dei meccanismi socio-psicologici che sostenevano e riproducevano la segregazione e l’esclusione degli afro-americani determinando un’ antinomia tra sistema istituzionale e condizione di una parte della popolazione degli USA, emergeva una condizione di crisi sociale permanente che richiedeva un ulteriore approfondimento atto a fornire indicazioni su nuove strade da intraprendere. Il tema del dilemma americano fu consegnato nella mani di un sociologo ed economista “straniero”, Gunnar Myrdal, a cui fu affidato il compito di realizzare una ricerca ad ampio raggio sulle condizioni degli afro-americani e sui fattori influenti sulla persistenza del pregiudizio, della discriminazione, della segregazione alla base del sistema di casta. La pubblicazione di An American Dilemma (Myrdal, 1944) ha rappresentato un’occasione di sistematizzazione, attraverso le molteplici evidenze empiriche emerse dal percorso di ricerca, dei fattori che maggiormente incidevano sulla riproduzione incessante della segregazione della minoranza afro-americana. Nel contempo essa non ha mancato di suscitare molteplici riflessioni critiche all’interno della Sociologia istituzionalizzata (Merton, 1948) ma anche da parte di giovani studiosi afro-americani che hanno messo in discussione la debolezza dell’impianto teorico della ricerca ancorato ad una visione naturalistica e riduttiva del grande tema della segregazione della minoranza nera (Ellison, 1944). Con la fine della Seconda guerra mondiale, a cui avevano partecipato centinaia di migliaia di giovani afro-americani, a contatto con le drammatiche conseguenze della guerra per alcuni gruppi umani considerati nemici ed estranei alla nazione, si determinò un’intensificazione delle iniziative autonome della minoranza afro-americana. Questo nuovo impegno si tradusse in una molteplicità di movimenti sociali impegnati sul terreno della rivendicazione dei diritti civili e, congiuntamente, della riappropriazione e rielaborazione del tema del pregiudizio e della discriminazione verso il gruppo. Ricercatori afro-americani nelle diverse scienze sociali analizzarono il tema dall’”altra parte dello specchio” con un orientamento che si connetteva, in maniera più o meno esplicita, ai diversi movimenti per i diritti civili attivi in quegli anni (Clark, 1965; tr.it., 1969; Carmichael, Hamilton, 1967; tr.it.,1968; Malcom X, Haley, 1965; tr.it., 1992). La Blackness diviene, in questo contesto, la condizione e il prerequisito per la conoscenza realistica e "oggettiva" del problema sociale degli afro-americani, un orientamento oggetto di approfondimento da parte di Merton (1972; tr. it., 1986), impegnato a sostenere il ruolo complementare, e non alternativo, di insiders e outsiders nel percorso di conoscenza della realtà sociale.
La "linea del colore". Il dilemma americano / Cipollini, Roberta. - STAMPA. - (2018), pp. 159-233.
La "linea del colore". Il dilemma americano
Roberta Cipollini
Primo
Conceptualization
2018
Abstract
Il saggio costituisce un focus di approfondimento della prospettiva di analisi della condizione degli afro-americani nel ‘900, alla quale la Sociologia statunitense, in tutto il corso del suo sviluppo, ha dedicato molteplici contributi teorici ed esperienze di ricerca empirica volte a dar conto delle dinamiche di pregiudizio, esclusione, segregazione che hanno generato per lunghi decenni una condizione di emarginazione degli afro-americani e, congiuntamente, uno stato di crisi sociale permanente nel contesto degli USA. Dalla pionieristica riflessione sul tema di Tocqueville (1835 (1848); tr.it., 1971), la Sociologia nord-americana, in particolare la Sociologia di Chicago, ha analizzato le caratteristiche e il significato della "linea del colore", barriera simbolica e potente che ha precluso agli afro-americani il pieno accesso ai diritti civili fino al 1965 (Park, 1913; 1918; 1928a; Johnson, 1930; E.F. Frazier, 1932; 1939; Drake, Clayton, 1945). Alla Sociologia istituzionalizzata impegnata nell’analisi degli effetti prodotti dalla "linea del colore" sulla condizione degli afro-americani e sull’intera società degli USA, si contrappone la riflessione del sociologo afro-americano Wililam Edward Burghardt Du Bois che, fin dalla fine dell’800, si affrancò dalle teorie evoluzioniste e social darwiniste che permeavano ancora le scienze sociali. Attraverso un esplicito riferimento al pensiero di Boas, egli indicò la necessità di superare la prospettiva evoluzionista nell’analisi della condizione degli afro-americani e, più in generale, di tutti i gruppi etnici considerati inferiori, per approdare ad una visione di piena uguaglianza umana e sociale (Du Bois, 1899; 1903; tr.it., 2007; 1909; 1940). La segregazione degli afro-mericani sulla base della "linea del colore" aveva nel tempo determinato la modificazione stessa del sistema sociale, resosi indipendente dagli ordinamenti istituzionali della Costituzione degli USA come nazione unitaria, dando luogo all’emergere di un "sistema di casta" in particolare negli Stati del Sud. Sulle caratteristiche del "sistema di casta" e sulla sua influenza nella condizione degli afro-americani si è focalizzata l’attenzione dei sociologi di Chicago attraverso la riflessione di Park (1937) e di Lloyd Warner (1936), cui fece seguito la realizzazione di una indagine ad ampio raggio condotta da John Dollard nel Sud degli USA (1937). Se l’analisi di Dollard rappresenta un contributo notevole alla conoscenza del sostrato storico e dei meccanismi socio-psicologici che sostenevano e riproducevano la segregazione e l’esclusione degli afro-americani determinando un’ antinomia tra sistema istituzionale e condizione di una parte della popolazione degli USA, emergeva una condizione di crisi sociale permanente che richiedeva un ulteriore approfondimento atto a fornire indicazioni su nuove strade da intraprendere. Il tema del dilemma americano fu consegnato nella mani di un sociologo ed economista “straniero”, Gunnar Myrdal, a cui fu affidato il compito di realizzare una ricerca ad ampio raggio sulle condizioni degli afro-americani e sui fattori influenti sulla persistenza del pregiudizio, della discriminazione, della segregazione alla base del sistema di casta. La pubblicazione di An American Dilemma (Myrdal, 1944) ha rappresentato un’occasione di sistematizzazione, attraverso le molteplici evidenze empiriche emerse dal percorso di ricerca, dei fattori che maggiormente incidevano sulla riproduzione incessante della segregazione della minoranza afro-americana. Nel contempo essa non ha mancato di suscitare molteplici riflessioni critiche all’interno della Sociologia istituzionalizzata (Merton, 1948) ma anche da parte di giovani studiosi afro-americani che hanno messo in discussione la debolezza dell’impianto teorico della ricerca ancorato ad una visione naturalistica e riduttiva del grande tema della segregazione della minoranza nera (Ellison, 1944). Con la fine della Seconda guerra mondiale, a cui avevano partecipato centinaia di migliaia di giovani afro-americani, a contatto con le drammatiche conseguenze della guerra per alcuni gruppi umani considerati nemici ed estranei alla nazione, si determinò un’intensificazione delle iniziative autonome della minoranza afro-americana. Questo nuovo impegno si tradusse in una molteplicità di movimenti sociali impegnati sul terreno della rivendicazione dei diritti civili e, congiuntamente, della riappropriazione e rielaborazione del tema del pregiudizio e della discriminazione verso il gruppo. Ricercatori afro-americani nelle diverse scienze sociali analizzarono il tema dall’”altra parte dello specchio” con un orientamento che si connetteva, in maniera più o meno esplicita, ai diversi movimenti per i diritti civili attivi in quegli anni (Clark, 1965; tr.it., 1969; Carmichael, Hamilton, 1967; tr.it.,1968; Malcom X, Haley, 1965; tr.it., 1992). La Blackness diviene, in questo contesto, la condizione e il prerequisito per la conoscenza realistica e "oggettiva" del problema sociale degli afro-americani, un orientamento oggetto di approfondimento da parte di Merton (1972; tr. it., 1986), impegnato a sostenere il ruolo complementare, e non alternativo, di insiders e outsiders nel percorso di conoscenza della realtà sociale.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Cipollini_linea-del-colore_2018.pdf
solo gestori archivio
Tipologia:
Versione editoriale (versione pubblicata con il layout dell'editore)
Licenza:
Tutti i diritti riservati (All rights reserved)
Dimensione
1.48 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.48 MB | Adobe PDF | Contatta l'autore |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.