A San Paolo, lo spazio pubblico spesso passa attraverso gli edifici. Quel tipo di spazio urbano in cui ci si incontra e ci si ferma, e che per noi europei è la piazza, qui lo si trova dentro le pance degli edifici pubblici o in luoghi delimitati da recinzioni, reali (come al SESC-Pompeia) o virtuali (come al Masp). È infatti lo spazio passante a determinare i luoghi del “tempo rallentato” in cui si continua a respirare l’aria della città, senza però il rumore e il fastidio del traffico. In sostanza la megalopoli con il suo formicolio brulicante di genti che la abitano e la attraversano, non si ferma al portone, ma prosegue, tagliando e scavando i corpi degli edifici e realizzando degli esterni in interno, in cui l’abitare collettivo trova una sua specifica articolazione. Queste infiltrazioni che diventano strade interne, passaggi, portici, patii sono degli spazi urbani inediti per un europeo che obbliga a riflettere su cosa sia l’architettura della città nella megalopoli dell’altro occidente. Rispetto ai nostri modelli basati sulla separazione, e identificazione netta e distinta, tra spazio pubblico e spazio privato (strada, isolato, edificio), la città che entra nell’edificio crea una sorprendente ibridazione tra interno ed esterno che scompagina le gerarchie urbane, dando luogo a una gamma di “spazi grigi” e senza nome, in cui il rapporto tra luogo pubblico e abitante è ancora da scoprire.

Storie di esterni in interno / Criconia, Alessandra. - (2015), pp. 44-47.

Storie di esterni in interno

Criconia, Alessandra
2015

Abstract

A San Paolo, lo spazio pubblico spesso passa attraverso gli edifici. Quel tipo di spazio urbano in cui ci si incontra e ci si ferma, e che per noi europei è la piazza, qui lo si trova dentro le pance degli edifici pubblici o in luoghi delimitati da recinzioni, reali (come al SESC-Pompeia) o virtuali (come al Masp). È infatti lo spazio passante a determinare i luoghi del “tempo rallentato” in cui si continua a respirare l’aria della città, senza però il rumore e il fastidio del traffico. In sostanza la megalopoli con il suo formicolio brulicante di genti che la abitano e la attraversano, non si ferma al portone, ma prosegue, tagliando e scavando i corpi degli edifici e realizzando degli esterni in interno, in cui l’abitare collettivo trova una sua specifica articolazione. Queste infiltrazioni che diventano strade interne, passaggi, portici, patii sono degli spazi urbani inediti per un europeo che obbliga a riflettere su cosa sia l’architettura della città nella megalopoli dell’altro occidente. Rispetto ai nostri modelli basati sulla separazione, e identificazione netta e distinta, tra spazio pubblico e spazio privato (strada, isolato, edificio), la città che entra nell’edificio crea una sorprendente ibridazione tra interno ed esterno che scompagina le gerarchie urbane, dando luogo a una gamma di “spazi grigi” e senza nome, in cui il rapporto tra luogo pubblico e abitante è ancora da scoprire.
2015
Oficina Bo Bardi. Projeto de um SESC de terceira geracào em São Paulo e em Roma
978-85-64558-17-5
piazza; spazio pubblico; infiltrazioni; strade interne; altro occidente
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Storie di esterni in interno / Criconia, Alessandra. - (2015), pp. 44-47.
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